La Costituzione apre alla tutela dell’ambiente
Una svolta storica verso l’ambientalismo in Italia-
Dopo un iter durato tre anni, il Parlamento ha dato il via libera al disegno di legge che inserisce nella Costituzione italiana la tutela dell’ambiente e della biodiversità. In particolare vengono modificati gli articoli 9 e 41.
Il primo ora recita così: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
L’art. 41 è a sua volta così modificato: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente.
Segna poi un passo avanti verso un maggiore rispetto degli esseri viventi il disegno di legge 1078 presentato in commissione al Senato lo scorso dicembre dai senatori pentastellati Gianluca Perrilli e Alessandra Maiorino conosciuto come “Proteggi animali”, orientato a introdurre maggiore severità per i reati e gli illeciti nei confronti degli animali, ma anche maggiore attenzione per la fauna come risorsa per l’ecosistema. Nella fattispecie, durante le discussioni in corso viene più volta ricordata la frase del Mahatma Gandhi “La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”.
Gli ambientalisti esprimono soddisfazione per la riforma che si spingono a classificare come epocale e non hanno tutti i torti se si considera che da decenni invocano interventi per la tutela della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali.
“Finalmente la tutela dell’ambiente diventa un principio fondamentale della Repubblica a cui la legislazione futura si dovrà ispirare”. E’ questo il commento di Donatella Bianchi presidente del WWF Italia, che aggiunge: “Questa modifica armonizza il nostro sistema con i principi formulati a livello europeo e internazionale. Ora è necessario definire un sistema normativo organico e innovativo a tutela della natura d’Italia”. Oggi infatti gli strumenti normativi a tutela di biodiversità, ecosistemi e animali non sembrano essere idonei a raggiungere gli obiettivi di conservazione fissati a livello comunitario.
Tutto bene, dunque? Non proprio se si pensa che nel nostro paese alle enunciazioni sulla carta spesso non seguono, almeno in tempi ragionevoli, i fatti. Il timore che l’articolo 9 possa essere disatteso scaturisce dalla considerazione che l’Italia fino ad oggi ha fatto collezione di procedure di infrazione alle direttive europee su ambiente e clima.
Anche la modifica in senso ambientalista dell’art. 41 deve fare i conti con una politica che finora non è sembrata disposta per esempio a dare lo stop a concessioni petrolifere e in generale resta incantata dalle sirene delle multinazionali lente ad adottare una conveniente conversione verso sistemi di produzione ecologici.
La stampa, i media e l’opinione pubblica in generale non hanno dato grande risalto a una notizia che pur sempre riguarda la Costituzione, aureo libretto che in forma cartacea o elettronica dovrebbe essere letto e approfondito con una certa continuità nelle scuole e dai cittadini, a mo’ del breviario che don Abbondio usava consultare giornalmente.
Si può comunque convenire con la soddisfazione espressa dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani: “Una giornata epocale, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi diventano un valore fondante della nostra Repubblica”. Aspettiamo che alle parole seguano i fatti.
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