Ucraina terra promessa: Russia ed Occidente allo scontro finale

di Antonino Papa-

L’Israele d’Occidente, la definizione più appropriata per una terra eternamente contesa e divisa al suo interno, dilaniata da conflitti civili tra filo-russi ed europeisti ed atavici interessi di opposte fazioni, dal 24 agosto 1991, data della dichiarazione d’indipendenza dell’Ucraina, è un avamposto per mantenere in equilibrio le relazioni tra Russia e mondo occidentale.

Vladimir Putin non ha mai gradito lo sgretolarsi dell’ex Unione Sovietica e la conseguente perdita delle Repubbliche Baltiche ed Euro-Asiatiche che nell’arco di un trentennio, da regioni russe sono diventate nazioni indipendenti.

Con molte di esse, la Russia ha perso enormi risorse e controllo diretto dei confini  con Europa ed Asia, a maggior ragione se si considera anche la fuga dal Patto di Varsavia di molti stati dell’Est Europeo.

Da molti anni è, di fatto, in attuazione una politica di recupero da parte della Russia di Putin al fine di riportare a casa coloro che vengono definiti i ribelli nemici della Russia.

Tutto ciò è concretizzato dal sempre più crescente impiego di truppe ai confini con molti stati ex sovietici e da una costante azione di destabilizzazione interna mirata ad impoverire tali aree ed inculcare nei popoli l’idea che tornare sotto il controllo Russo riporterebbe pace, benessere e sicurezza.

Non a caso questo tentativo di riappropriazione è palesemente in atto su vari fronti come Bielorussia, Armenia, la stessa Ucraina, Kazakistan ed altri e la strategia, non solo militare, è studiata a tavolino anch tramite eserciti digitali composti da hackers e trolls al fine di controllare l’informazione e portare dalla propria parte quanto più consenso possibile  per dividere i popoli fino ai limiti di una guerra civile a tal punto da giustificare un intervento militare perché richiesto dai Governi locali ai cui vertici spesso vi sono fantocci pro-Putin.

L’Ucraina non è avulsa da questi giochi di potere e riveste un ruolo strategico in quanto in una posizione ambita e la Russia preme per evitare che la UE, ma soprattutto la Nato, ponga basi stabili a Kiev e installi missili a poche centinaia di chilometri da Mosca.

Si prospetta una resa dei conti tra Russia ed Occidente mai fino ad ora giunta a livelli di tensione così elevati, neanche se torniamo all’annessione della Crimea di qualche anno addietro.

Ed anche il momento è frutto di strategia, infatti, alla luce di ciò che è accaduto in Afganistan, dei recenti accordi militari con la Cina, dei rapporti privilegiati con Erdogan e con i Paesi Arabi ed al controllo dell’erogazione del Gas, Putin è l’uomo più influente del pianeta in questo periodo storico e sa di poter provocare ed osare perché la UE e la Nato faranno di tutto per scongiurare un conflitto alle porte dell’Europa. Si tenteranno strade diplomatiche con minacce di sanzioni ma non saranno certamente utili alla causa, così come non hanno sortito alcun effetto gli ammonimenti dopo il tentato omicidio di Navalny ed il suo arresto e le minacce di ritorsioni all’epoca della Crimea … tutto già dimenticato dai governanti occidentali.

La Russia incute timore perché alle spalle ha la Cina ed è un particolare non di secondaria importanza. Gran parte del debito pubblico USA, ad esempio, è in mani cinesi (ma anche russe), molte aziende USA hanno basi stabili di produzione in Cina ed un errore diplomatico provocherebbe un a reazione a catena.

L’Ucraina è ora tra due fuochi ed è un agnello sacrificale che difficilmente può conservare l’indipendenza, al pari di Taiwan la cui esistenza è appesa ad un filo dopo le recenti dichiarazioni del presidente cinese che l’Occidente ha fatto finta di ignorare.

E soprattutto, sin dai tempi della Crimea e del Donbass, l’Ucraina è un Paese profondamente diviso al suo interno e pronto ad esplodere ma il punto è … chi avrà il compito di disinnescare la bomba ? Ed a che prezzo ?

La diplomazia non sempre arriva ad ottenere soluzioni prive di sacrifici, soprattutto se l’interlocutore è notoriamente a capo di un governo che considera la libertà di opinione un optional e la rivendicazione di diritti umani ed indipendenza un reato.

Alla fine prevarranno gli interessi che comporteranno meno sacrifici finanziari ed economici e ci si dimenticherà dell’indipendenza di un ennesimo stato sacrificato per evitare il peggio … come la storia ci ha insegnato dall’avvento della finanza globalizzata ad oggi.

 

 

 

Immagine a cura di Antonino Papa

 

 

 

 

Antonino Papa Antonino Papa

Antonino Papa

Ultimi articoli di Antonino Papa