Il grande poeta latino Virgilio e la Scuola Medica Salernitana in un’antica leggenda medievale
E’ questa un’antica leggenda salernitana, a molti sconosciuta, che vede protagonisti alcuni celebri personaggi legati alla famosa Scuola Medica del Capoluogo in una epoca di grande prosperità e sviluppo per tutto il territorio: il medioevo.

Ma ancor prima di raccontarvi la storia, facciamo un salto indietro, ai tempi in cui uno dei protagonisti operava: il mantovano Publio Virgilio Marone, vissuto dal 30 a.C. in poi a Napoli e morto a Brindisi nel 19 a.C. dopo un lungo viaggio in Grecia.

Il suo corpo fu sepolto nel quartiere di Piedigrotta all’interno di un tumulo ancora tutt’ora visibile. Il poeta, autore di importanti opere come le Bucoliche, le Georgiche o il grande poema epico l’Eneide, dimorava in prossimità della verdeggiante collina di Posillipo, dove acquisì una certa fama di studioso di arti magiche e mediche, e si dice, inoltre, che ebbe modo di analizzare le benefiche acque termali e minerali di Pozzuoli, descrivendone le proprietà salutari per tanti ammalati su di alcune tavole incise in pietra.

Diversi secoli più avanti i medici della non lontana Scuola Medica Salernitana, iniziarono a nutrire una certa invidia se non sgomento per le tavole del poeta lasciate ai posteri per potersi curare. Non tollerando più tale situazione che gettava ombra sulla famosa Scuola, tre medici salernitani decisero di dirigersi verso Pozzuoli con una barca. Giunti nella notte a destinazione, e una volta individuata la zona delle acque termali, i tre distrussero le famose iscrizioni virgiliane. Ma durante il loro ritorno, l’ombra di Virgilio, così impunemente oltraggiato dai tre medici, si vendicò facendo scoppiare un’improvvisa tempesta a largo del golfo di Pozzuoli. I tre sfortunati medici persero la vita e i loro corpi furono trasportati dalle onde di nuovo sul luogo del misfatto.

Dopo due secoli, durante il regno di Ladislao I di Napoli, figlio della regina Margherita di Durazzo e di Carlo III d’Angiò-Durazzo, nel 1408 fu ritrovato una vecchia lapide di marmo sulla quale erano stati incisi i nomi dei medici salernitani che per cattiveria e invidia avevano cancellato l’iscrizione virgiliana. Venuto a conoscenza di questo importante ritrovamento, un amico del Re, un certo Antonio di Gennaro, volle far luce sulla vicenda attraverso un atto pubblico, riportando dunque anche i nomi dei malvagi medici. Essi erano Phylippus Capograssus, Hector de Procitae Antonius Sulimelia. Alcune scritture della metà del XIII secolo attestano l’esistenza di un fisico dal nome Antonio Solimele e di un altro fisico dal nome Ettore di Procida probabilmente proprio il padre dell’autorevole Giovanni da Procida. Alla fine del XVII secolo, il Priore della Scuola Medica di Salerno, Antonio Mazza, della nobile famiglia iscritta al Seggio di Portanova, autore del famoso saggio “Historiarum epitome de rebus Salernitanis” affermava, inoltre, che i medici salernitani avevano seppellito i Bagni di Pozzuoli.
