Per Francesco G. Forte. Il confidente, il maestro
di Alfonso Amendola*
Francesco G. Forte è un magico alchimista: riannoda le passioni perdute, coglie l’essenziale, sottolinea in maniera imperativa ma sempre soave le cose da fare e ti invita a condividere con lui(in parte o totalmente) la sua personale costruzione del mondo. Perché nulla mai lo scalfisce.
Francesco è la passione che diventa azione. È la capacità sensibile di dare forma e forza a qualsiasi progettualità. È “il pioniere, l’innovatore” (come lo chiama Simona Tortora). È l’entusiasmo della conoscenza. Il suo nome è legato ad importantissimi capitoli della ricerca: Trademarkteatro, il Teatro Tenda, lo “Spazio dell’Agro”, la rassegna “Nuove Tendenze”, gli Incontri internazionali, il magistrale dialogo con Giuseppe Bartolucci, Achille Mango e su tutti Ciccio Coda senza dimenticare una infinità di tanti altri nomi…
Da un punto di vista strettamente personale Francesco per me è Milano metà anni Novanta, il conoscere direttamente il teatro sperimentale, la scoperta della nuova drammaturgia e poi Outis, EticoEstetico, la nascita di Oèdipus e ancora il suo straordinario lavoro dedicato a Tadeusz Kantor e più di recente il suo omaggiare Giuseppe Bartolucci nella sua opera di formazione giovanile (ossia prima di diventare l’assoluto teorico di riferimento della seconda avanguardia teatrale).
Francesco è la sua adorata Lucania. È il dialogo con centinaia di autori, poeti, performer, musicisti e uomini e donne d’arte. È una magnifica radice campana che va da Leo de Berardinis aDomenico Rea da Annibale Ruccello a Peppe Lanzetta, da Angelo Petrella a Mariano Bàino. È il “miglior fabbro” scopritore di talenti che questa nostra terra abbia mai conosciuto.
È la sua amata poesia: “una gravissima perdita” (ha scritto Marcello Frixione), il mondo della poesia, infatti, deve tantissimoal suo impegno di editore e scopritore “sono molti gli scrittori che per scelta o per destino non hanno mai praticato una scrittura commerciale e hanno trovato asilo presso di lui” (ci ricorda Guido Caserza).
Ma soprattutto Francesco è la miriade di ragazze e ragazzi che ha sempre accolto (con la complicità di Nella, Clelia e Saul) nella sua casa-studio-laboratorio d’idee.
E poi ci sono le riviste. La sua “Lo Stato delle Cose” e quel trionfo di magnifica progettualità racchiusa in5 numeri di “Frontiera immaginifica”. Un periodico di culture metropolitane che a partire dal 1998 coinvolse una nuvola di giovani intellettuali tra i 20 e i 30 anni voracemente impegnati a raccontare la scena underground, creativae socio-politica della nostra fine Novecento(con HoseaScelza, Alfredo De Sia, Fortunato M. Cacciatore, Francesco Uliano Scelza, Giancarlo Punzi, Fabrizio Demma, Mariano Salvio e tanti altri). “Frontiera immaginifica” si chiuse con Genova 2001 (con uno speciale emblematicamente intitolato “Emergenza democratica”).
Ma il dialogo con Francesco è sempre continuato. È sempre stato mio “partner in crime” nel girovagare intellettuale nei capitoli più preziosi di questa nostra provincia (alle volte densa di bellezza e tante volte arida d’umanità). Ed eccoci assieme con gli incontri promossi dal “Marte” (guidato da Giovanni De Michele), con il “Terzo Tempo Village” (nella sezione curata da Luca Lanzetta), con gli appuntamenti di “Tempi Moderni” (diretti da Marco Russo), con i talk-reading di“Corpo900” (a cura di Pasquale De Cristofaro). Sempre un dialogo vivo. Sempre con la sua presenza discreta ma rigorosa, elegante, ironica, di vera e concreta sapienza.E per questo Francesco sarà sempre con noi! Sempre lì ad aspettarci dall’altra parte del sogno per donarci, ancora una volta, il suo potente “si può fare”.
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Alfonso Amendola è professore di Sociologia dei processi culturali all’Università di Salerno.
