L’indeco-rosa mascherina

di Clelia Pistillo-

Il segretario generale del SAP, Sindacato Autonomo di Polizia, ha scritto al capo della Polizia Lamberto Giannini esortandolo a garantire la sostituzione dei dispositivi di sicurezza Ffp2 di colore rosa appena ricevuti dai colleghi (delle questure di Varese, Siracusa, Venezia, Bologna, Pavia e Ferrara) con altri di un colore differente.
“Noi le mascherine rosa non le indossiamo. Non fanno onore alla divisa”.

Queste sarebbero state le parole usate. Momenti di sconcerto alla vista delle mascherine rosa e poi la decisione di appellarsi a quel giuramento in virtù del quale gli agenti si sono impegnati ad indossare l’uniforme con decoro e rispetto per l’Istituzione a cui appartengono. Poi si è fatto cenno alla crescente avversione nei confronti delle Forze dell’Ordine per giustificare la necessità di uno stile più sobrio. Si è ritenuto quindi inappropriato l’uso di accessori che non rappresentano l’Amministrazione.

Il rosa infatti non si abbinerebbe troppo alla divisa della Polizia in quanto darebbe un’espressione di poca autorevolezza e il sindacato di polizia ha chiesto a Giannini di intercedere per assicurare ai propri colleghi presidi bianchi, azzurri, blu o neri, di tutta la tavolozza tranne il rosa.

Senza discutere sulla appropriatezza della richiesta avanzata, mi preme fare una riflessione sul colore contestato. Quale colpa ha il rosa? La risposta é molto semplice: viene associata al femminile e quindi perde di autorevolezza.

Eppure questo colore nel passato veniva utilizzato in riferimento al maschile in quanto cromaticamente simile al rosso, espressione di virilità e passione, mentre alla donna veniva associato l’azzurro come evocazione del manto della Vergine Maria. Solo intorno alla metà del secolo scorso si cominciò ad associare il colore rosa alle bambine e l’azzurro ai bambini. Ma un colore è solo un colore e a dare ad esso un significato preciso associandolo ad un sesso è solo la cultura, in pratica, siamo noi a farlo.

La responsabilità è di tutti, anche dei futuri genitori che attendono con ansia di conoscere il sesso della prole in arrivo per poter riempire gli armadi con montagne di indumenti e corredini prevalentemente rosa o azzurri, partecipando anche in questo modo ad alimentare dannosi stereotipi.

Dunque lamentarsi per il colore di una mascherina evidenzia quanto ho appena scritto. Siamo tutti incardinati, nostro malgrado, in ruoli che ci stanno stretti, vittime di una cultura sessista che è urgente contrastare.

Clelia Pistillo