Romanzo Quirinale

di Pierre De Filippo-

In Italia tutto si può dire tranne che la politica non sia invasa dai famosi apostrofi rosa, quelli tanto cari al poeta Edmond Rostand.

Tutto – il dramma, la tragedia, l’avventura, la commedia – finisce per diventare un enorme romanzo rosa nel quale sesso, passione e soldi rappresentano i principali, immancabili parametri di riferimento.

E chiunque conosca la politica italiana sa quanto sesso, passione e soldi ne siano delle componenti fondamentali.

Un romanzo, dunque, quello che ci porterà all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, l’esimio inquilino del Quirinale. Si parla – tanto e caoticamente – di nomi e di cognomi, di ruoli, di spostamenti di pedine un po’ come negli scacchi, di orizzonti, di prospettive.

La realtà – a parer mio – appare molto più complessa e, al tempo stesso, molto più semplice di quanto si possa immaginare.

Andiamo con ordine e vediamo di capirci qualcosa.

La prima opzione è il Mattarella bis, che reputo più che inverosimile non solo perché il povero canuto siciliano, guida silente ma decisissima per la nazione nel suo settennato, l’ha detto in ogni modo ed in ogni circostanza che lì dove si trova non vuole proprio restare ma anche perché – ed è il motivo per il quale il paragone con Napolitano è più che campato in aria – il quadro politico è ben diverso rispetto al 2013. Nove anni fa, il risultato delle elezioni aveva visto un sostanziale pareggio tra il PD a guida Bersani ed il PDL di Silvio Berlusconi, con l’esplosione del Movimento 5 Stelle al 25%. Nessuno voleva parlare con nessun altro, in un macabro gioco del silenzio.

Oggi si parla, eccome se si parla. Tutti si sono compromessi con tutti, di vergini non ce ne sono più.

Dunque, no Mattarella bis.

La seconda opzione è quella che vorrebbe Mario Draghi al Quirinale. Semplice, logica, razionale, lineare. Sostenuto da una maggioranza imponente, non avrebbe fatica ad essere eletto addirittura al primo scrutinio, come successo per Cossiga e per Ciampi.

Una domanda, però, si impone: perché?

Perché Draghi al Quirinale? Perché è autorevole? Perché è una garanzia? Perché è riconosciuto a livello internazionale? Perché l’Italia non può perdere un uomo di cotale levatura? Tutto giusto ma, punto primo, Mattarella non godeva di nessuna di queste doti; punto secondo, Draghi è tale se rimane alla guida del governo, non se sloggia.

Da uomo d’azione, da manager conditio sine qua non è che rimanga ad occuparsi di dossier che devono trovare una loro esecuzione, non che si metta a fare l’arbitro in questo teatrino.

Da questo punto di vista, la conferenza di fine anno personalmente è sembrato più un chiaro messaggio al Parlamento in senso governista che non presidenzialista. “Se ho la fiducia, il governo va avanti”, e questo governo deve andare avanti.

La terza opzione è quella di Silvio Berlusconi, il grande vecchio. Ormai, però, i suoi ammiccamenti si sono fatti più sgraziati, meno suadenti: chi gli ha sentito parlar bene del Reddito di Cittadinanza avrà ricordato i tanti nonni che, girano girano, ma poi tornano sempre a parlare della guerra.

Sa fare di meglio.

Oltretutto, i due “compagni” – posto che non è certamente il termine che più gli si addice – di sventura vogliono evitare questa possibilità come la peste. E tra di loro hanno idee diverse: mentre la Meloni vorrebbe correre a votare, capitalizzando la crescita elettorale di questi mesi, Salvini – per il motivo inverso – vorrebbe portare la legislatura alla sua morte naturale.

C’è maretta.

Altre opzioni? Bruno Vespa parla del ministro Franco, si mormora di Marta Cartabia – ministro, ex Presidente della Corte costituzionale, donna, indipendente. Il profilo ideale sotto certi punti di vista – ma pare non godano, al momento, si sufficienti numeri.

E poi, i sempiterni Giuliano Amato e Pierferdy Casini, che non necessitano di presentazioni.

Più che chi, come dovrebbe essere il prossimo Presidente della Repubblica?

Dovrebbe essere, a mio parere, un politico. Nel vero senso della parola. Mattarella è stato così puntuale, così lucido, così comprensivo (dei bisogni del Paese) perché vantava decenni nelle istituzioni rappresentative, dal Parlamento al governo.

Abbiamo bisogno di un politico, non di un tecnico.

Abbiamo bisogno di un politico la cui età sia compatibile con un settennato, anche se siamo tutti sotto lo stesso cielo. Berlusconi e Amato, tra sette anni, avrebbero rispettivamente 93 e 91 anni. Vogliamo rischiare la sorte?

Abbiamo bisogno di un uomo o di una donna? Da acerrimo nemico delle quote rosa, in questo caso non mi convince molto la risposta, un po’ ipocrita, secondo la quale abbiamo bisogno di una persona competente.

Fare il Presidente della Repubblica è un po’ come fare il genitore, non esiste un manuale, ci sono solo interpretazioni personali. Quindi sì, sarebbe il momento di una donna anche se all’orizzonte non se ne vedono molte.

Gary Lineker, giornalista sportivo, diceva che “il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono il pallone per 90 minuti e alla fine vince la Germania”.

Credo che l’elezione di questo Presidente della Repubblica sarà un gioco semplice: si parlerà tanto ma poi il nome lo farà lui, il grande manovratore.

E sappiamo tutti a chi mi riferisco…

 

 

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