Storie di campioni: Nandor Hidegkuti, il bomber della Grande Ungheria di Puskas
di Emanuele Petrarca-
La Grande Ungheria di Ferenc Puskas è forse l’unica Nazionale della storia del calcio a poter essere paragonata all’Olanda degli anni ’70, sia per bellezza di gioco e importanza nel far progredire il movimento calcistico mondiale, che per lo sfortunato esito di “splendida ma non vincente”.
20 anni prima dell’Olanda, infatti, era l’Ungheria a fare scuola nel Mondo con un modo di giocare del tutto sconosciuto ai tanti, ma di pregevolissima fattura. Un calcio enormemente offensivo che aveva nei propri interpreti veri e propri gioielli del calcio mondiale.
Inutile tergiversare su Ferenc Puskas, punta di diamante del rivoluzionario modulo a “WM” di Gusztav Sebes, che giocava in compagnia del fortissimo Sandor Kocsis (uno andrà al Real Madrid, l’altro al Barcellona), coadiuvati dal centrocampista Zoltan Czibor e dall’attaccante Nandor Hidegkuti.
Proprio quest’ultimo, era la punta della squadra. Spesso si parla solo di Puskas, ma la realtà dei fatti è che erano tutti grandissimi campioni, specie, appunto Hidegkuti che con la sua classe e il suo talento ha compiuto una “rivoluzione nella rivoluzione”.
Nandor era il centravanti di quell’Ungheria ed ha due grandi motivi per essere sempre citato nel contesto storico del calcio: uno puramente tattico e l’altro legato ad un’impresa.
Sotto il profilo tattico, lo schema ideato da Sebes incastrava perfettamente Hidegkuti nel ruolo di punta centrale con dei movimenti sopraffini che hanno anticipato il concetto vero e proprio di centravanti, nonché quello di “falso nueve”, ovvero di punta arretrata.
La capacità di essere un calciatore totalmente completo sotto ogni aspetto, gli permetteva di essere bomber e rifinitore anche nell’arco di soli 90 minuti e Sebes apprezzava lo spirito di sacrificio e la duttilità di questo interprete.
Nel 1954, Hidegkuti fu devastante in occasione dei Mondiali, tranne in finale dove la squadra (e qui entriamo nella più grande similitudine con l’Olanda del ’74) si dimenticò di vincere la finale. La punta, dunque, segnava tanto, ma proponeva altrettanto, mettendosi a disposizione dei compagni come suggeritore, di fatto, prevedendo due ruoli riconosciuti dal calcio moderno.
Il secondo episodio che vale la pena raccontare è del 1953: l’Inghilterra, fiera di aver battuto tutte le proprie rivali nello stadio di casa, invita l’Ungheria all’Imperial Stadium di Wembley con la netta convinzione di poter battere anche gli estrosi ungheresi.
Il risultato finale, impallidì i centomila accorsi allo stadio perché l’Ungheria aveva battuto i beniamini di casa per ben 6 reti a 3. Il mattatore del match, fu Nandor Hidegkuti che segnò una tripletta demolendo le certezze inglesi.
Da allenatore, fu anche al comando della Fiorentina per due anni, dal 1960 al 1962, vincendo 3 Coppe dimostrando che, anche fuori dal campo, sapeva essere un grande conoscitore del gioco.
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