Sessualità, piacere, diritto e intersezionalità: intervista a Francesca Ceccarelli fondatrice e direttrice di Frisson

-di Stella Di Candido-

Nell’ambito della IX edizione del laboratorio di progettazione culturale 2021-2022 presso l’Università degli Studi di Salerno, grazie all’impegno e alla dedizione del Professore Alfonso Amendola,  da sempre particolarmente sensibile a queste tematiche, è stato organizzato un seminario sull’identità di genere, sessualità e femminismi.

Ne parliamo con Francesca Ceccarelli, relatrice dell’evento “Frisson, oltre il piacere”. Grafica e illustratrice, di comunicazione visiva, laureata in Grafica Editoriale e Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, oggi Francesca Ceccarelli è direttrice di FRISSON, primo magazine trimestrale indipendente che parla di sessualità, piacere, diritti e intersezionalità.

Partiamo proprio dal titolo che è stato dato a questo incontro, “Frisson, oltre il piacere”. Puoi parlarci del suo significato e dei contenuti che vuole esprimere?

Il titolo dell’incontro è stato dato in merito ai temi trattati dal magazine, che rientrano in queste tre definizioni: identità di genere, i femminismi e la sessualità.

Frisson nasce come magazine per raccontare tutti questi temi in un solo prodotto. Manca in questo momento un prodotto del genere, un prodotto editoriale periodico, che affronti questo tipo di tematiche in maniera inclusiva. Non c’è attualmente un focus completo sul tema ed è da qui che nasce l’idea di creare questa rivista.

Sessualità perché manca un po’un dialogo aperto su quella che è la cultura della sessualità, non semplicemente sessualità come riferimento a quello che può essere un rapporto sessuale, ma proprio tutto quello che può essere un certo tipo di cultura che esiste intorno a questo mondo.

Femminismi, perché manca un approccio femminista a tutto questo e il plurale è dato da una molteplicità di questo movimento di genere, nel senso che da quando ha preso piede in Italia dagli anni 50 in poi, chiaramente è cambiato molto, sono cambiate molte cose, gli attori e le attrici del movimento, ed è cambiato il periodo storico, nel frattempo si sono sviluppate diverse esigenze, che si stanno aprendo sempre di più, che sta inglobando sempre di più diverse soggettività che non sono soltanto le donne, intese come genere biologico femminile ma c’è sempre una volontà maggiore di aprirsi a tutte quelle che sono altre identità di genere e altri orientamenti sessuali anche quando questi non sono effettivamente definiti.  

Questo è il motivo per cui viene espresso al plurale e infine identità di genere perché è un qualcosa di cui c’è bisogno di parlare in questo momento, che è una riflessione di quella che è l’identità di genere e di quelle che sono anche le storie e le narrazioni di chi invece sta facendo delle transizioni, di chi sta mettendo in discussione la propria identità o semplicemente di chi sta vivendo delle difficoltà nell’affrontare dei cambiamenti di genere. Questi tre blocchi in qualche modo si vanno a fondere e trovano una concretezza in Frisson.

Qual è la struttura organizzativa della rivista trimestrale? Quali sono i settori, i ruoli e le figure che collaborano al suo interno? 

L’organizzazione della rivista è molto articolata, siccome siamo un prodotto trimestrale, più o meno iniziamo a lavorare al numero circa 3 mesi prima, procediamo generalmente per grandi macro temi, si individua per ogni numero un tema che può fare da file rouge a tutto il numero e si cerca di interpretare questo tema da più punti di vista, quindi magari con una prospettiva inclusiva, sempre molto ampia e a seconda delle tematiche trattate si cerca sempre di trovare per ogni articolo qualcosa da raccontare, facciamo riferimento sempre a delle personalità che possono darci un parere autorevole e più professionale su alcuni temi.

Quello che facciamo solitamente è fare delle riunioni di redazione, noi come organizzazione siamo sparsi per tutti Italia, alcuni a Roma altri a Reggio Calabria, altri in Sardegna e altri a Bologna ecco perché la piattaforma digitale è la migliore.

Argomentiamo un po’ le proposte che vengono fuori una volta scelto il tema, poi dialoghiamo insieme e troviamo un qualcosa che abbraccia tutti e interessa tutti, cerchiamo di essere più orizzontali possibili, non ci sono gerarchie.

A me piace indirizzare e dare un senso ad un certo tipo di idea ma senza troncare o vincolare alcuni spunti o stimoli della persona che sta scrivendo l’articolo.

Io sono la curatrice della rivista e mi occupo di tanti aspetti come per esempio la direzione editoriale, nel senso di decidere la linea da seguire, questo è un ruolo che condivido anche con Angela Gennaro, che è la direttrice effettiva del magazine, nonché importante giornalista, poi mi occupo anche della direzione creativa, così come della parte dei social e delle spedizioni ecc; poi c’è Francesco Mazzenga che si occupa di alcune rubriche fisse sul design ma anche di quello che noi chiamiamo “Designer Consultant”, anche lui si occupa di gestire la parte del design della rivista ma anche ha una supervisione su quelli che sono i contenuti e poi ci sono le varie collaboratrici e collaboratori che scrivono i vari articoli, ognuno ha dei temi preferenziali ma cerchiamo di concordare sulla stessa cosa, di essere molto universali. Tutti cerchiamo di incastrarci ed essere compatibili su ciò che dobbiamo pubblicare. Questo è il lavoro che facciamo, anche nella revisione dei pezzi si cerca sempre di essere orizzontali anche quando montiamo i pezzi, spesso noi che impaginiamo abbiamo una visione delle cose che chi scrive non ha o magari c’è l’ha ma solo in parte, perché scrivono più per il web che per l’editoria cartacea, quindi c’è sempre questo doppio passaggio nel creare dei contenuti che siano giusti sia per il cartaceo che per il web, scambio tra design e contenuti e queste due competenze si incastrano sempre di più nell’editoria cartacea e meno in quella web, semplicemente perché questa non prevede un elaborazione grafica di un certo tipo.

Quello che noi cerchiamo di fare quindi è mettere in connessione le due parti entrambi importanti per noi. Infatti, a seconda dei pezzi valutiamo anche le foto e le illustrazioni per gli articoli, chi si occupa delle illustrazioni fa un ulteriore lavoro che è quello della compressione del testo e estrapolazione del testo, di quello che può essere rappresentato o meno.

Esattamente qual è il messaggio che la rivista vuole imprimere ai suoi lettori? Su quali tematiche cercate principalmente di fare leva

Sicuramente quello che vogliamo fare è raccontare la cultura della sessualità, non c’è la volontà di rispondere ai lettori o di consigliare qualcosa ma semplicemente suscitare delle domande, far spuntare degli interrogativi, dare una lettura a delle istanze, a dei problemi, ma mai in maniera universale, infatti all’interno della rivista sono presenti punti di vista diversi, provenienti da femminismi diversi, in questo senso c’è complessità all’interno del nostro magazine e soprattutto nella nostra linea editoriale cartacea.

Come e quando nasce il suo desiderio di operare, coordinare e gestire una rivista sui generis come Frisson?

Nasce durante il mio periodo di formazione presso l’Accademia di Belle Arti, è quando frequentavo alcuni corsi che ho scoperto il panorama dell’editoria indipendente che in Italia non è particolarmente conosciuto e ho scoperto nello specifico molte esperienze affini ai miei interessi. In particolar modo mi piaceva molto che all’interno di questi prodotti stranieri ci fosse questo dialogo tra la parte visiva del visual design e quello del contenuto testuale, una grande sinergia tra questi due aspetti e avevo scoperto anche l’esperienza di una rivista di cinema illustrata, anche essa fondata da uno studente di graphic design, appassionato di cinema, lui come tesi di laurea aveva realizzato un n numero 0 di un prodotto editoriale, lavoro di cinema illustrato che qualche anno dopo ha reso reale, oggi infatti questa rivista in Inghilterra è molto famosa.

Per me questa esperienza è stata  di grande ispirazione e quando mi sono avvicinata ad alcuni temi femministi, ho iniziato a sentirli miei e ho capito che avrei potuto fare lo stesso, cioè parlare di queste tematiche, e da qui nasce l’idea di creare Frisson. Creare un prodotto così qui in Italia però non è per niente facile, questo perché il panorama editoriale è abbastanza maschilista, questa quindi è stata una sfida con me stessa e con gli altri; infatti, ho incontrato anche tanti problemi burocratici e non che non mi aspettavo, ma, ciò nonostante, ho superato tutti gli ostacoli e sempre più stimolata ho portato avanti questo mio sogno.

Sappiamo anche che la rivista ha una tiratura di 1000 copie ma allo stesso tempo ha un suo sito web ed è anche molto presente sui social, qual è secondo la tua personale esperienza il modo più giusto per entrare nel cuore dei lettori?

Facciamo una tiratura di mille copie che non è né tropo ampia ma neanche troppo bassa, poi abbiamo deciso di appoggiarci anche alle piattaforme digitali e ai social per entrare in contatto con i nostri lettori e lettrici.

Noi abbiamo individuato come business la rivista cartacee mentre la piattaforma social servono solo a promuovere il prodotto e questa è una scelta ben consapevole, nel senso che questo prodotto che ho creato con Frisson volevo che creare l’esperienza di lettura su cartaceo, che ad oggi non è così facile come sembra poiché tutto viene vincolato ai social, ma io come dico sempre mi rifaccio ad una frase ascoltata durante un intervista, e cioè il prodotto cartaceo, curato nei minimi dettagli, ha senso perché è cartaceo, nel momento in cui si va a scindere il luogo in cui si vanno a posizionare i contenuti, questo non ha più la stessa valenza. Io in questo momento ho fatto delle scelte che sono funzionali al cartaceo, preferisco dare una copia piuttosto che mandare qualcosa online, che magari non rimarrà comunque alla persona.

Questa è la nostra politica, il social quindi ci consente di entrare molto a contatto con tutti i nostri lettori e lettrici, perché accorcia le distanze evitando una struttura piramidale e in questi modi possiamo avere anche dei feedback diversi, possiamo dialogare in maniera diretta.È un grande punto a favore, perché ci fa sviluppare una grande empatia con il pubblico, noi diamo degli stimoli e degli input per tutti, e poi ci consente di conoscere meglio le persone che ci leggono.

Avere un nostro sito web ci consente di distribuirci in maniera autonoma, questo perché una rivista come la nostra non può stare in edicola questo per vari motivi: perché logicamente con una tiratura di mille copie non copriamo tutte le zone del territorio nazionale. Diciamo anche che l’edicola è un circuito molto particolare, si riesce ad accedere a tale circuito solo attraverso dei distributori, che sono degli agenti terzi che si prendono comunque una percentuale dal proprio guadagno, e questa per noi non è una filiera sostenibile, motivo per cui noi non siamo distribuiti neanche da altri distributori online come per esempio Amazon o simili e quindi, la presenza sul web ci consente di essere autonomi nella distribuzione. Noi abbiamo un lavoro in più, quello della parte logistica, ma in questo modo controlliamo maggiormente le cose. Ci sono anche dei punti vendita in cui veniamo venduti, ma sono delle librerie indipendenti o realtà amiche con la nostra.C’è un e-commerce dove poter acquistare la rivista.

Com’è nata la collaborazione con l’Università di Salerno e soprattutto quella con il docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi, Alfonso Amendola?

Nasce perché nel numero appena uscito il 9 numero, abbiamo appena abbiamo affrontato il tema della pubblicistica con una nostra collaboratrice Angela Rita Laganà, o più nello specifico ha affrontato il tema di come vengono presentati i corpi nelle pubblicità e all’interno del suo articolo ha intervistato proprio il professore Alfonso Amendola che rimanendo molto affascinato da questo mondo ci ha chiesto di raccontarlo all’interno del conteso universitario.

In conclusione, ci piacerebbe conoscere quali sono i tuoi prossimi obiettivi, hai già qualche altro progetto in fase di sviluppo?

Si, ci sono un bel po’ di progetti, due eventi, uno a Roma e uno a Vignola e in realtà stiamo anche lavorando per essere ancora più presenti sul territorio di Roma, stiamo cercando di organizzare qualche evento organizzato da noi per la prossima primavera.

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