Fra Diavolo, denunciato alla gendarmeria da un farmacista di Baronissi
-di Giuseppe Esposito-
Accadono spesso nella storia vicende paradossali di cui non possiamo incolpare altri che il destino. E quello che accadde tra Michele Pezza, meglio conosciuto come Fra Diavolo è una di esse. Fra Diavolo che la vulgata comune, quella, ovviamente dei vincitori, ha da sempre tentato di tramandarci come un brigante, era in realtà assai diverso dai vari Mammone, Pronio, Curci o Sciarpa, questi sì dei veri banditi che taglieggiavano, derubavano ed ammazzavano gli abitanti delle contrade da essi attraversate, al solo scopo della preda.
Fra Diavolo ebbe anch’egli a sottrarre dei beni alle popolazioni di vari paesi, ma egli teneva una precisa contabilità di tutto quanto sottratto ed alla fine, pretese dal re Ferdinando IV di Borbone di risarcire i derubati considerando, la cosa come un vero e proprio debito di guerra. Guerra condotta contro l’invasore francese che fu per lui il principale nemico da combattere. Molti furono i danni inflitti dalla sua azione contro l’esercito invasore contro cui egli mosse una vera e propria guerrilla ante litteram.
Prima di affrontare, successivamente, il nemico in vere e proprie battaglie, come accadde a Gaeta, prima ed in Calabria dopo, guadagnandosi i gradi di colonnello dell’esercito delle Due Sicilie. Per la sua lotta senza tregua contro di loro, egli divenne il bersaglio numero uno da colpire, al punto che essi mandarono espressamente da Napoli della truppe al comando del colonnello Sigismond Hugo la cui missione era quella di catturare Fra Diavolo. Questi si battè ancora una volta valorosamente contro le forze preponderanti e meglio armate di Hugo ed infine, avendo perso la maggior parte dei suoi uomini, fu costretto a fuggire.
Sfruttando la sua abilità nel camuffarsi, acquisita in anni di guerra irregolare, riuscì ancora a sfuggire alla cattura. Il 1 novembre 1806, stanco ed esausto giunse in una farmacia a Baronissi per potersi curare le ferite riportate negli scontri. Per sua sfortuna il farmacista, Matteo Barone, lo riconobbe e lo denunciò alla gendarmeria, per incassare la taglia che i francesi avevano messo sul suo capo.
I suoi nemici non ebbero alcuna indulgenza. Persino gli inglesi chiesero di considerarlo un prigioniero di guerra, ma i francesi rimasero sordi ad ogni richiesta. Il ministro Saliceti gli offrì di passare nelle fila dell’esercito francese col grado di generale con i relativi e sostanziosi emolumenti, ma Fra Diavolo rifiutò di tradire il suo re. Allora fu allestito in tutta fretta un tribunale militare in Castel Capuano dove il processo fu celebrato, alle 10 del mattino del 10 novembre.
A difendere l’imputato fu uno dei migliori avvocati napoletani del tempo, Michele Lauria, vero principe del foro e di simpatie francesi. Ma il risultato fu la condanna a morte per impiccagione. Il giorno successivo il condannato fu portato in Piazza Mercato, spogliato della su uniforme, fu lasciato con la sola camicia e con appeso al collo il decreto con cui Ferdinando IV lo aveva nominato duca di Cassano. Il boia chiamato ad eseguire la condanna era poco esperto e non riuscì ad eseguire l’impiccagione. Preso allora da eccesso d’ira cominciò a prendere il condannato a calci e a pugni, e lo finì strangolandolo a mani nude. Fu rigettata la richiesta inglese di rendergli gli onori militari ed Il corpo fu sepolto in tutta fretta, in una fossa comune, con un cartello al collo. La salma fu recupera nel 1836 e traslata nella chiesa dell’Ospedale degli Incurabili e fu rigettata la richiesta inglese di rendergli gli onori militari.
Il fiero combattente si era guadagnato la stima dello stesso colonnello Hugo che gli aveva dato la caccia e che si recò a fargli visita in prigione. Tale stima dovette esser trasmessa anche al figlio, lo scrittore Victor Hugo che paragonò Fra Diavolo a i più conosciuti patrioti europei quali l’Empacinado spagnolo, Il Canaris greco e l’Abd-el Kader africano.
Più tardi a diffondere in tutta Europa la fama di Fra Diavolo fu l’opera scritta da un altro francese, il commediografo Daniel Auber. Di quell’opera faceva parte la canzone di Fra Diavolo:
Quell’uom dal fiero aspetto
Guardate sul cammino
Lo stocco ed il moschetto
Ha sempre a lui vicin.
Guardate, un fiocco rosso
Ei porta sul cappello
E di velluto indosso
Ricchissimo mantel.
Tremate?
Fin dal sentier del tuono
Dall’eco viene il suono:
“Diavolo, Diavolo, Diavolo”
Insomma il riconoscimento al suo patriottismo gli giunse anche postumo e proprio dalle fila di quelli che erano stati i suoi più acerrimi nemici.
Così spesso la storia o il caso si prende gioco degli umani.
Fonti: Wikipedia e Alta Terra di Lavoro: La biografia di fra Diavolo.
