Storia del quartiere Carmine a Salerno, le emergenze architettoniche: i Palazzi INCIS, lo stadio Vestuti, il Liceo Torquato Tasso, la Villa di via Aversano
Nell’area nord-orientale di Piazza San Francesco scorgiamo le due Palazzine per i Postelegrafonici e, più a nord, le INCIS. Le prime, costruite all’inizio degli anni ’30 per gli impiegati delle Poste Italiane, sempre in linea con il piano di edilizia economica e popolare, furono realizzate con uguale tipologia, parallele e con corte interna. Costituite da un piano rialzato più ulteriori 3 piani, sono in muratura portante di blocchi di tufo giallo e tetto a falde.
Le INCIS, i cui lavori iniziarono nel 1933 per concludersi 2 anni dopo, furono, invece, realizzate su progetto di Camillo Guerra. Si tratta di due eleganti fabbricati di 5 livelli a forma di “C” con corte centrale e con due grossi portali d’ingresso simmetrici: uno prospiciente Piazza San Francesco e l’altro su Via Piave. Tipici dell’architettura razionalista sono i corpi scala vetrati e la forma tipologica classica dei due palazzi che viene riletta seguendo un’impostazione architettonica più moderna. Intanto al Piano Regolatore Donzelli-Cavaccini subentrava, in seguito, la proposta di Piano dell’Ingegnere napoletano Camillo Guerra, dal 1928 a capo dell’Ufficio Tecnico Comunale, disegno urbanistico mai approvato. Di Camilo Guerra è il progetto del Campo Sportivo, posto nell’area meridionale del Carmine.

Una prima soluzione progettuale del Littorio, come si definiva allora la struttura, rifletteva la tipica architettura Wagneriana con un portico d’ingresso legato alla tribuna e sormontato da statue equestri. Interessante il disegno ad inchiostro del Guerra della prima proposta in cui si nota, inoltre, la vecchia chiesa del Cimitero (mai recuperata e abbattuta definitivamente dopo qualche anno) a pianta quadrata, una scalinata sul prospetto d’ingresso con colonnato e frontone triangolare in stile neoclassico e cupola centrale a copertura. Guerra realizzò una seconda ipotesi di progetto più rispondente alla tipica architettura di Regime che vedeva al lato opposto delle tribune una parete concava posta tra due torri laterali, più corrispondenti al modello dei fasci littori. L’impianto sportivo fu inaugurato il 28 ottobre 1934, alla presenza del Ministro delle Comunicazioni Umberto Puppini, del progettista Camillo Guerra e del suo collaboratore Giuseppe Sabatini. Di particolare rilievo architettonico è il Liceo Classico “Torquato Tasso”.
Il cantiere fu sottoposto alla direzione dell’Impresa Angrisani per un costo complessivo di lire 3.215.00,00. La sua inaugurazione risale al 28 Ottobre 1932 con la presenza del Sottosegretario alle Comunicazioni On. Lojacono, del Preside Giuseppe Zito e dei Direttori dei lavori Luigi e Michele De Angelis. L’ingresso principale è caratterizzato da tre archi sui quali poggia una grande balconata accompagnata da colonne con capitelli in stile corinzio che racchiudono finestre trifore.
Agli inizi degli anni’30 dello scorso secolo, un ulteriore Piano dell’architetto romano Alberto Calza Bini (Archivio Storico del Comune di Salerno), approvato definitivamente il 17 novembre 1937, mostra un quartiere Carmine parzialmente antropizzato con la presenza di alcuni palazzi lungo via Carmine, lo stadio Littorio, il liceo Tasso, l’Ospedale su via Vernieri e una serie di palazzine accompagnate da giardini e scale pubbliche posizionate sulla collinetta su cui attualmente insistono i Salesiani. Anche in questo caso, però, la sopraggiunta Seconda Guerra Mondiale vanifica ogni speranza di realizzazione effettiva.
Della metà degli anni ’30 dello scorso secolo è una graziosa villetta su via Nicola Avesano, ben evidente in alcuni scatti fotografici del 1938, in occasione di alcuni saggi ginnici fascisti. Tra questi, uno in particolare dell’interno Campo Littorio, presentazione degli atleti appartenente all’ inventario n° 35630, anno 1938, Fondo Gallotta (proveniente all’Archivio Fotografico Digitale EBAD di Eboli) mostra chiaramente l’edificio in questione. Si evidenziano particolari importanti come il muro di confine della proprietà, una strada in salita, l’attuale via Paolo De Granita, il prospetto meridionale della bella villa, in stile tardo liberty, molto in uso ancora allora nel Capoluogo, e l’ampio giardino che la circonda. Caratterizzata da una serie di finestre e balconcini, presentava, inoltre, sul lato meridionale una piccola torretta. Il basamento era tutto in bugnato come gli angoli dell’immobile, mentre sul torrino al di sotto del cornicione vi era un delicato fregio decorativo ornamentale. Purtroppo la Villetta, posta nel cuore del quartiere Carmine, elemento di pregio storico-architettonico che ingentiliva tutta l’area intorno è stata recentemente abbattuta. Dal dopoguerra si assiste, purtroppo, a uno sviluppo urbano e a un’espansione indiscriminata della città fondato sul principio della rendita fondiaria in sinergia con il concetto della “grande città”.
Nel 1958 viene approvato il Piano Regolatore Generale redatto dagli Architetti Plinio Marconi, Alfredo Scalpelli e dall’Ingegnere Antonio Marano (Archivio Storico del Comune di Salerno). Da allora in poi, innumerevoli speculazioni edilizie trasformarono il quartiere Carmine, nel giro di poco più di un decennio, in qualcosa di completamente diverso, irriconoscibile e peggiorato soprattutto dal punto di vista della sua vivibilità! Come già detto in precedenza, il PUC (Piano Urbanistico Comunale) riconosce quasi tutta l’area del Carmine rientra, secondo la Tavola P2.04 (Zonizzazione), all’interno della Zona Omogenea B. Sulla Tavola P0, secondo la legenda riguardante la Trasformabilità Urbana, nelle Invarianti di natura Storico-Culturale, ritroviamo gli edifici di natura storico-testimoniale (categorie d’intervento previste C1-C2). Numerosi sono gli immobili, nel quartiere, che ricadono in queste categorie d’intervento come ad esempio: le palazzine per i Postelegrafonici e le INCIS in prossimità di Piazza San Francesco, il Liceo Classico “Torquato Tasso”, il Convento della Santissima Immacolata, il Santuario della Madonna del Carmine, o ancora la tribuna dello stadio Vestuti (ex Littorio). Dal RUEC (Regolamento Urbanistico Comunale) tali Categorie d’Intervento sono, poi, indicate negli articoli 76 e 77:
Nell’art. 76 Cat. C1 –Restauro– al punto al punto 76.02 si afferma: “Sono, dunque, compresi nella categoria del restauro gli interventi rivolti a garantire l’integrità materiale dell’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità, mediante un insieme sistematico, di opere che nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio”.
Nell’art. 77 Cat. C2 – Risanamento conservativo e ripristino– al punto 77.02 si legge: “Gli interventi di risanamento, dovranno, comunque, garantire la conservazione degli elementi esterni (facciate, partiture, androni, cortili, ecc) e delle caratteristiche tipologiche, strutturali e funzionali degli edifici. Sono consentite eventuali modifiche delle aperture sempre che le stesse non siano in contrasto con la morfologia e la struttura dell’edificio”.
