Abdulrazak Gurnah, Premio Nobel per la Letteratura 2021

L’annuncio dell’assegnazione del Premio Nobel per la Fisica al nostro Giorgio Parisi ci aveva inorgoglito e rinfocolato alquanto la nostra fiducia in questo nostro disastrato paese, ma il successivo annuncio, relativo all’assegnazione del Nobel allo scrittore Abdulrazak Gurnah, ci ha sorpresi. E la reazione di gran parte del pubblico è stata, quanto meno, di perplessità. Già mi immagino le bocche atteggiate in un “Oh!” meraviglia. La gran parte di noi si è sentita nei panni di don Abbondio, il curato manzoniano davanti al nome di Carneade: “Chi era costui?”. E noi tutti a chiederci oggi : “Abdulrazak Gurnah, chi è costui?”

La sorpresa è legittima poiché credo che l’autore nativo di Zanzibar, vissuto in Tanzania e poi emigrato in Inghilterra, è per la quasi totalità dei lettori, uno sconosciuto. La sua produzione assomma a non più di una decina di romanzi. Alcuni tradotti anche in italiano da Garzanti, ma ormai fuori catalogo, hanno tutti per argomento gli affetti del colonialismo e i problemi dei migranti.

La scelta dei membri dell’Accademia di Svezia è dunque sorprendente, ma tale attitudine non è nuova dalle parti di Stoccolma. L’altra assegnazione che credo sia stata sorprendente fu quella del Nobel per la Pace a Barack Obama, subito dopo la sua elezione alla Casa Bianca. Fu quello un premio alle intenzioni più che all’operato del premiato. Sebbene, successivamente, i fatti si incaricarono di smentire i motivi di quella assegnazione. Obama fu infatti un guerrafondaio almeno quanto i suoi predecessori nello Studio Ovale di Washington.

Nel caso del Nobel ad Abdulrazk Gurnah è stata: “per la sua intransigente e profonda analisi degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel divario tra culture e continenti.”

Pare che l’Accademia di Svezia si sia voluta far interprete di una sorta di cattiva coscienza dell’Europa e dell’Occidente, in genere, nei confronti del colonialismo e degli effetti che esso provoca segnatamente ai giorni nostri, con lo spostamento di enormi masse di migranti verso l’Europa.

Posizione che appare vagamente ipocrita, a fronte del fatto che la maggior parte dei paesi europei si disinteressa del fenomeno e lascia soli paesi come l’Italia a farvi fronte, col rischio di soccombere sotto il peso di un fenomeno di portata mondiale.

Si ha insomma l’impressione che il premio a Gurnah sia motivato più dalle tematiche affrontate dallo scrittore nella sua decina di romanzi che dalla qualità delle sue opere. Qualità che la stragrande maggioranza del pubblico difficilmente può giudicare essendo quelle opere di difficile reperimento. Almeno in Italia, ma forse anche altrove. Per tale motivo Abdulrazak Gurnah rimane per i più un perfetto sconosciuto.

Lo scrittore a quanto è dato sapere è stato egli stesso un migrante, ma la sua vicenda si è svolta in un’epoca diversa, essendo egli nato nel 1948. Egli si trovò ad emigrare negli anni Sessanta, un’epoca in cui il contesto storico ed economico dell’Europa era assai diverso ed era più facile accogliere e assicurare un futuro a coloro che venivano da fuori. Lo stesso Abdulrazak ebbe modo di studiare in Inghilterra e diventare professore universitario.

Oggi le condizioni sono notevolmente cambiate, la pressione dell’emigrazione è cresciuta a dismisura e l’Europa è stretta nella morsa di una decennale  crisi economica, aggravata oggi, ancor più, dalla pandemia.

Ai suoi tempi Abdulrazak ebbe la possibilità di integrarsi perfettamente nella società inglese e nelle sue opere, invece dello swahili, sua lingua natia usò sempre la lingua inglese.

Insomma la decisione dell’Accademia svedese sembra rispecchiare l’atteggiamento ormai diffuso in Occidente, cioè quello di guardare al suo passato per condannarsi e riservare il proprio presente all’espiazione di antiche colpe. Atteggiamento che non tiene conto del contesto storico e che ha contribuito al diffondersi della inaccettabile cultura del politicamente corretto che spinge gruppi di fanatici ad abbattere le statue del passato ed a considerare Colombo un colonialista. Una categoria del presente per la quale non ha alcun senso attribuirla a personaggi del passato.

Da tutto ciò emerge una domanda, come quella che si è posto Antonio Siberia in un suo articolo su Il Tempo e cioè: “Se i libri di Gurnah non avessero raccontato degli effetti del colonialismo, ma, ad esempio, dell’epica dello scopritore delle Americhe Colombo, lo avrebbero premiato lo stesso?”

E la risposta che si dà è lapidaria: “Ma figurati! Quel colonialista di Colombo!”

 

 

 

“Abulrazak Gurnah on Hebron Panel” by PalFest is licensed under CC BY 2.0

 

 

Giuseppe Esposito

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