Nero come la pece
-di Pierre De Filippo-
A seguito delle recenti inchieste giornalistiche, lunghe e approfondite, che hanno riguardato infiltrazioni fasciste o neofasciste nei principali partiti di destra, la Lega e Fratelli d’Italia, non ci si può esimere dal fare tre o quattro considerazioni di merito.
Perché è tanta roba e perché scotta.
Primo, si è parlato di giornalismo ad orologeria perché dopo oltre tre anni e cento ore di diretta, questo scoop scandalistico è stato reso pubblico a pochi giorni dalle elezioni amministrative in città grandi ed importanti.
Occorre ricordare una cosa: a differenza della cosiddetta giustizia ad orologeria, che è uno dei grandi mali del nostro Paese e, checché se ne pensi e se ne dica, esiste davvero ed è un diffuso malcostume italico, il giornalismo ad orologeria non esiste.
Mi spiego: quante volte ci siamo trovati ad assistere ad inchieste giudiziarie che, nell’espace d’un matin – vale a dire subito dopo che avevano colpito chi dovevano colpire – hanno perso di senso e di consistenza? Tante, troppe. Col giornalismo è diverso: se si pubblica un saluto romano, il saluto romano resta; se si informa l’opinione pubblica di determinate frequentazioni che un politico ha, quelle frequentazioni restano; se si resocontano discorsi di matrice nera, inneggianti il Duce e i suoi successi, questi restano. Al netto delle tempistiche.
Secondo, l’inchiesta non ha e non deve avere il senso di voler far passare l’immagine, surrettizia, che Lega e Fratelli d’Italia, che Salvini e Meloni siano fascisti o neofascisti. Personalmente non lo credo, così come non credo rappresentino un pericolo per la democrazia. Un uomo in mutande al Papeete che chiede pieni poteri fa tenerezza, non paura.
Su questo è bene essere chiari perché il rischio è che, polarizzando la contesa – come piace fare ad una certa sinistra massimalista – si perde il senso della politica, che è quello di competere sui programmi, non su chi sia meno peggio.
Terzo, è errato confondere fascismo e comunismo, come pure qualcuno vuole fare, per due semplici ragioni. In Italia abbiamo conosciuto il regime fascista – lo abbiamo inventato a dire il vero – e se c’è da essere nostalgici di qualcosa, certamente questo qualcosa è il fascismo, non il comunismo. Secondo, perché per sua stessa conformazione, il fascismo si presta maggiormente ad essere attualizzato: la messa in comune dei mezzi di produzione è un pericolo, io credo, scongiurato da quel dì, i manganelli e l’olio di ricino, anche metaforici, no.
Quarto, in Italia vi è un nucleo sempre crescente di nostalgici del fascismo. Nucleo che non è solo quello ufficiale, formale, di elettori di Forza Nuova o di Casa Pound, ma di persone che, per ignoranza o per spavalderia, aprirebbero tranquillamente le braccia all’uomo solo al comando, alle pene draconiane ma solo per i nemici, alle limitazioni di liberta ma solo per le minoranze.
Di inni al Duce se ne sentono tanti, silenziosi, non organizzati ma presenti. È bene tenerne conto, non per fare terrorismo ma per sapere, che è ciò che vogliamo.
Quinto, questi partiti, Lega e Fratelli d’Italia, non hanno mai preso una posizione chiara rispetto al non voler avere nulla a che fare con queste frange, più o meno organizzate. A domanda, la risposta è sempre: “lo abbiamo già detto in altre occasioni”, “vi pare che noi, cioè, secondo voi… noi… potremmo mai… siete pazzi”.
Più simili ad una telefonata notturna di Verdone che ad una chiara presa di posizione, che è ciò di cui si avverte la necessità. Questa voluta ambiguità è tanto comprensibile quanto deleteria. Perché per ogni voto in più provenienti da questi ambienti, questi partiti sviliscono innanzitutto loro stessi ed i loro successi elettorali e poi un Paese che ha detto chiaramente – e lo ha scritto in Costituzione – che indietro non vuole tornare. Che ha capito la lezione.
In definitiva, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non devo abbozzare, non devono glissare, non devo fare spallucce. Perché su certi temi, fondamentali, non si abbozza, non si glissa, non si fanno spallucce.
Il regime fascista è responsabile della morte di tanti oppositori politici, è responsabile dei rastrellamenti nei ghetti, in nome di una ideologia, quella antisemita, dei cui rigurgiti oggi siamo ancora pieno, responsabile di una guerra fratricida che ci ha messo gli uni contro gli altri, fratelli, figli, amici.
Il fascismo è stato, come pure era stato definito coraggiosamente da Gianfranco Fini, il “male assoluto” e come tale deve essere trattato.
Su questo, facciamo il punto e andiamo avanti.
“Plenary debate on the latest tragedies in the Mediterranean and EU migration and asylum policies with Matteo SALVINI (NI)” by European Parliament is licensed under CC BY-NC-ND 2.0
