“Ceci n’est pas un blasphème”: una provocazione da vedere
Qual è il ruolo dell’arte? Un artista quando produce un dipinto, una scultura o una fotografia cosa vuole che venga recepito attraverso il suo lavoro?
Interrogativi a cui non è facile dare una risposta, ma è fondamentale che chiunque osservi il lavoro creativo di un artista si ponga delle domande, o che abbia dei dubbi.
Questo, secondo il mio modesto parere, è il ruolo dell’arte, stimolare la curiosità per provare a capire meglio quello che ci circonda.
“Ceci n’est pas un blasphème” è la mostra in questi giorni al pan di Napoli di cui si sta molto parlando, soprattutto sui social, è già questo dovrebbe farci riflettere.
La mostra cerca, attraverso il lavoro di artisti che si sono espressi attraverso varie forme creative, di raccontare come la religione, ed in particolare la Chiesa, possa influire nella vita delle persone.
Premesso che non sono assolutamente in grado, e non voglio, esprimere un giudizio estetico sui lavori esposti, innanzitutto perché si tratta di gusti soggettivi, ma anche perché scopo dell’esposizione non è quello di mostrare opere d’arte più o meno belle. Quelle esposte al Pan sono un esempio su come un artista possa esprimere liberamente un suo pensiero, che piaccia o meno. È un esposizione che dovrebbe indurre riflessioni molto più profonde ed importanti, piuttosto che soffermarsi su aspetti provocatori legati alla bestemmia, gesto violento e che personalmente condanno, ma nell’osservare le parodie pubblicitarie in chiave blasfema che sono apparse in vari punti della città in questi giorni, forse sarebbe stato più interessante soffermarsi a capire perché un artista, o un gruppo di creativi abbia voluto dare vita al proprio punto di vista sull’argomento blasfemia ed esporlo pubblicamente affinché tutti ne fruissero. Questo credo confermi quanto la nostra società corra troppo velocemente e non siamo più abituati a pensare o a riflettere, ma questo è un argomento da affrontare in altra sede.
Non mi sono scandalizzato in alcun modo nel visitare la mostra di cui stiamo parlando e non mi sono scandalizzato, non perché sia di mentalità aperta, ma perché mi scandalizza molto di più sapere, ad esempio, che ci sono ragazze, con genitori consapevoli, pronte a sborsare cifre esorbitanti per una lezione di make up impartite da una nota “influencer”. Mi scandalizza, ma tanto di più, sapere che in molti cerchino di non accogliere persone che scappano dalle loro radici per non andare incontro a morte sicura. Queste sono le cose che mi indignano o mi scandalizzano.
I problemi della chiesa sono storici e non di certo dei nostri giorni: sarebbe interessante capire perché gli scandali della chiesa facciano meno rumore di un cartellone pubblicitario che fa la parodia ad un noto aperitivo. E questo succede da sempre.
Ho trovato le polemiche di questi giorni puerili e sterili, ma soprattutto fuori luogo anche perché molti di quelli che si sono fatti paladini in difesa della chiesa urlando allo scandalo per delle presunte “blasfemie” apparse sui muri della nostra città, non hanno voluto vedere cosa ci fosse oltre, e questo vuoto che alberga nelle menti delle persone, personalmente mi scandalizza ancora di più.
“Ceci n’est pas un blasphème” è un interessante spunto di riflessione che troverete al Pan fino al 30 settembre. Vi invito ad andarci: non so se troverete belle opere d’arte, ma sicuramente vi regalerà un momento di pausa, sarà un invito a guardarvi intorno, cosa a cui non siete più abituati e forse è giunto il momento di fermarvi a pensare.
Umberto Mancini