Storie di campioni: Roberto Pruzzo, a volte non serve un Mondiale per essere un campione

di Emanuele Petrarca-

Viene in mente qualcosa se qualcuno dice “O Rey di Crocefieschi”, probabilmente se sei un tifoso di Genoa e Roma ti sarà già scesa una lacrima.

Quello è, infatti, il soprannome di Roberto Pruzzo, attaccante nato a Crocefieschi nel 1955 e che, negli anni 80’, ha ridefinito totalmente il concetto di bomber.

206 gol totali in carriera e quella sicurezza in area di rigore che ha solo chi è nato per fare questo mestiere, la qualità principale di Pruzzo era quella di fare gol sempre e comunque.

Con Genoa e Roma ha letteralmente spaccato le porte avversarie, eppure, questa storia, si incentra su un aspetto diverso della sua carriera, a tratti inspiegabile, ma che attesta quanto si può essere grandi anche con un destino avverso.

Negli ultimi anni, la Nazionale Italiana le sta provando veramente tutte per cercare di completare il proprio reparto offensivo, ma negli anni 80’ la storia era diversa e tantissimi erano i giocatori validi a poter conquistare la casacca azzurra.

Nel 1982, l’Italia di Enzo Bearzot si sta preparando per affrontare quella che verrà consegnata alla storia del calcio come una delle spedizioni Mondiali più incredibili e trionfali di tutte. Il Mondiale è alle porte e come al solito, giornali e tifosi pensano a chi potrà vestire la maglia dell’Italia in Spagna.

A prevedere le scelte di Bearzot ci prova la Panini, tramite il proprio album di figurine dedicato ai Mondiali, in cui nel reparto offensivo azzurro figurano i nomi di Paolo Rossi, che nonostante la squalifica per calcioscommesse e gli anni lontano dai campi è sicuro della sua convocazione visto che Bearzot ha in mente di averlo titolare in tutti i match e crede fermamente nelle qualità di quello che diventerà, proprio in quella spedizione, “Pablito”; Ciccio Graziani, anche lui sicuro del posto potendo anche agire dietro la punta, Roberto Bettega e Roberto Pruzzo.

Se Bettega può appellarsi alla sfortuna di un infortunio che non gli ha permesso di partecipare al “Mundial”, tutti sono convinti che Pruzzo a quel Mondiale ci sarà per forza.

Il mondo del calcio ha visto di cosa è capace: è un bomber puro, nato per il gol e che nelle stagioni 1981 e 1982 ha avuto l’onore di vincere la classifica dei capocannonieri di Serie A per due volte consecutive con la maglia della Roma.

Non ci sono motivi per non portare Pruzzo, eppure, “Il Vecio” deciderà che al Mondiale la seconda punta da convocare sarà il genoano Franco Selvaggi, escludendo clamorosamente la doppia scarpa d’oro italiana.

La sua esclusione, per molti, è da accomunare alla ferma voglia di Bearzot di avere sempre titolare Paolo Rossi, quindi la convocazione di Selvaggi avrebbe permesso una titolarità maggiore a “Pablito”, rispetto che Pruzzo che avrebbe reclamato il posto da titolare al primo errore del centravanti già designato.

Ironia della sorte, quella figurina Panini rimarrà l’unica testimonianza della sua possibile presenza nel Mondiale vinto dall’Italia e solo sfiorato dal bomber che, l’anno dopo, nel 1983, vincerà lo scudetto con la Roma che lo ripagherà ampiamente dei suoi sforzi.

Anche nel 1986, il destino gli tributa la stessa sorte: diventa capocannoniere di Serie A per la terza volta, ma non viene convocato.

Nonostante ciò, basta chiedere in giro a chi Pruzzo lo ha vissuto davvero per capire che, nonostante le sole 6 presenze in Nazionale, è sicuramente riconosciuto come uno dei più grandi attaccanti della storia italiana e neanche le sue poche apparizioni in Nazionale potranno cancellare ciò.

Emanuale Petrarca

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