A Salerno chiude il “Vicolo della neve”, il covid vince sulla tradizione secolare
-di Claudia Izzo-
E’ in questa estate assolatissima caratterizzata dalla Salernitana vittoriosa, i No Vax e i vaccini giunti quasi alla terza dose, che a Salerno si assiste alla chiusura di una ennesima attività. E’ il “Vicolo della neve” a sbarrare i suoi antichi portoni di legno. Un’altra attività che non regge ai tempi; si sa, senza posti all’aperto in questo momento storico si affoga.
A dare l’allarme è il noto collega Eduardo Scotti dalla sua pagina Facebook in cui sottolinea il silenzio e l’indifferenza che avvolge la chiusura del “più antico e celebre ristornante e pizzeria della città”.
Al disastro che vive l’imprenditoria italiana rispetto al Covid 19, si aggiunge il dolore per un luogo “sacro” per i salernitani e non solo.
Sorto nel 1870, il Vicolo della Neve è stato il locale salernitano per eccellenza che deve il suo nome al vicolo in cui si vendeva la neve per conservare gli alimenti nelle cantine. Fu il celebre pittore Clemente Tafuri a dipingerne le pareti con scene dell’Inferno, caratterizzandolo per sempre. Fu frequentato da intellettuali, giornalisti, scrittori, artisti del tempo tra cui ovviamente Alfonso Gatto che gli dedicò dei versi, politici quali Giovanni Amendola, Adolfo Cilento, Vittorio Emanuele Orlando, ricordando gli attori e artisti che vedevano ne Il Vicolo della Neve il locale cult da raggiungere nel dopo spettacolo del Verdi. Il rinomato locale ha saputo resistere ai tempi, alla modernità, alle trasformazioni a cui è andata incontro l’arte culinaria in nome della tradizione da cautelare, da tramandare.
Il forno era sempre acceso a cuocere le pietanze, i tegamini di rame bollenti con i piatti tipici della tradizione popolare: dalla milza, alla ciambotta, ai peperoni ripieni, carciofi arrostiti, pasta e fagioli, polpette al sugo, cotica di maiale, passando per i calzoni con la scarola, con ricotta e salame, dolci della tradizione napoletana.
Non chiude soltanto un locale, si sgretola un pezzo di cuore salernitano fatto di ricordi, di incontri, di persone che non ci sono più ma sembrava che fossero eternamente lì. Il covid, l’indifferenza delle istituzioni hanno davvero vinto su anni di passione e tradizione.
Non mi sconvolgerebbe più neanche vedervi sorgere, al suo posto, un ennesimo negozio con oggetti provenienti dall’Oriente in cui persino la neve sarebbe di plastica.
