A Roma, “Le lacrime di Kabul” in onore di Gino Strada e del popolo afghano

-di Sergio Del Vecchio

La forza delle immagini va oltre ogni confine e ci conduce nel dolore stesso. Nelle ore in cui l’Afghanistan è ripiombata nell’incubo di un governo nelle mani  dei Talebani, un’opera diviene un omaggio a Gino Strada ed un urlo di dolore per il popolo afghano. La street artist Laika ha infatti realizzato “Le lacrime di Kabul”, opera apparsa la notte del 15 agosto in via Andrea Provana, all’angolo con via Biancamano, nel quartiere Appio a Roma.

Un’immagine, quella presente sul muro di Roma, che riassume tutto il dolore ed il terrore che l’ Afghanistan sta vivendo in queste ore.”Le lacrime di Kabul”, questo il nome dell’opera, sono racchiuse nell’immagine di un bambino afghano con una benda sul capo e sull’occhio destro che piange lacrime del colore della bandiera del suo paese e che dice “Gino, ho paura”. Il rimando a Gino Strada, il medico attivista scomparso appena lo scorso 13 agosto a 73 anni, è immediato. Il medico, infatti, nella sua vita ha vissuto in questo territorio martoriato per ben sette anni, operando con la sua ONG Emergency, in difesa dei più deboli.

Sulle bende del bambino si leggono inoltre parole di Gino Strada “ Spero si rafforzi la convinzione che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall’altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio“.

Un’immagine con delle parole dette da un bambino che vuole essere l’urlo disperato di un popolo che cerca pace e che sprofonda, ancora una volta nel terrore, mentre il mondo continua a girare.

 

 

Sergio Del Vecchio Sergio Del Vecchio

Sergio Del Vecchio

Dottore commercialista, giornalista pubblicista, appassionato d’arte, di musica e di fumetto. Ama leggere, disegnare e dipingere. Nel suo percorso professionale si è occupato di formazione e terzo settore. Ha costituito l’Associazione Salerno Attiva – Activa Civitas con cui ha organizzato a Salerno 10 edizioni di VinArte, un format di successo che univa il mondo del wine all’arte nelle sue declinazioni. Nel 2017 è tra i fondatori dell’Associazione culturale Contaminazioni, con cui ha curato diversi eventi e l’edizione del libro “La primavera fuori, 31 scritti al tempo del coronavirus” di cui è anche coautore. Colleziona biciclette e tra i fornelli finge di essere un grande chef.

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