Turismo in Campania: Montevergine e la “Madonna dei Femminielli”

-di Clelia Pistillo-

Secondo la tradizione sono sette le madonne venerate dal popolo campano, denominate anche le sette sorelle e ognuna di essa ha il proprio santuario meta di migliaia di pellegrini. Il 2 febbraio si celebra la Candelora ed è un giorno molto importante per i cristiani in quanto  simboleggia la presentazione di Gesù al tempio e ricorda il rito di purificazione di Maria dopo la nascita del Signore. In questo giorno si festeggia la prima delle sette madonne, quella di Montevergine. Detta anche Madonna dei Femminielli rappresenta tradizionalmente la protettrice degli omosessuali e sembra fosse bizantina, nera e quindi “diversa”.

Essa è la protettrice della comunità LGBT, poiché secondo quanto narra un’antica leggenda nel 1256 due persone di sesso maschile furono scoperte in atteggiamenti intimi e per questo condotte in un bosco sul monte Partenio, legate ad un albero e destinate a morire di freddo o sbranate dai lupi. A sottrarle a questo atroce destino, mantenendole in vita e liberandole, pare fosse intervenuta proprio la Madonna di Montevergine avvolgendole nel proprio manto e riscaldandole.

Da allora è diventata Mamma Schiavona, madre protettrice che accoglie e perdona tutti, indipendentemente dall’identità sessuale e senza distinzione di genere, simbolo delle rivendicazioni dei movimenti LGBT e dei diritti civili

Ogni anno si ripete il pellegrinaggio, detta la juta, una vera e propria processione lunga e in salita,  mantenendo così in vita un’ antica e molto partecipata tradizione. Dopo aver raggiunto il Santuario ed aver reso omaggio alla Madonna, i partecipanti si riversano sul vicino sagrato ed il tutto si svolge tra balli catartici, canti e tammurriate magistralmente guidate da Marcello Colasurdo, in nome dell’ amore e dell’accoglienza. Si balla, si canta, si prega, e si mangia, e ci si mescola in un meraviglioso clima di festa e di tolleranza.

Una partecipazione che non è solo spirituale ma anche corporea.

Sono tantissimi i pullman che arrivano da ogni angolo della Campania,  specialmente da Napoli dove questa Madonna è particolarmente venerata e dalla vicina Puglia, prendendovi parte anche tanti fedeli e curiosi provenienti da altre zone d’ Italia dall’ estero.

Tradizioni religiose che si intrecciano con riti pagani.

Il culto mariano incontra a Montevergine quello primitivo della Dea Madre, creando una connessione tra sacro e profano, una mescolanza tra terra e uomo, un ritorno ad elementi ancestrali. Il Santuario si trova nei pressi dei resti del tempio dedicato a Cibele, la Magna Mater e Virgilio ci racconta di come durante l’ equinozio di primavera i sacerdoti salissero su questo monte al ritmo dei tamburi e cantassero fino al raggiungimento dell’ estasi, infine evirandosi per rinnovare la propria identità.

Si può dire che questa giornata rappresenti un’occasione per celebrare la religiosità nelle sue varie sfaccettature, in modo non convenzionale.

Una tradizione plurisecolare che ha mantenuto il contenuto ed il significato originario pur riadattandolo al mutamento dei tempi.

Nel 2002 avvenne ad esempio, la cosiddetta “cacciata dei femminielli” da parte dell’ Abbate Tarcisio Nazzaro il quale affermò che le preghiere degli omosessuali non erano ben volute dalla Madonna. Un episodio sgradevole che ha aggiunto un valore in più a questa giornata, da allora diventata anche una sorta rivendicazione dei diritti negati, questione sempre attuale se si considera con quanta difficoltà i diritti dei gay stentino ad affermarsi. Potremmo asserire senza nessuna esitazione che giornate e manifestazioni come questa possano contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema molto divisivo, come dimostrano anche le recentissime polemiche sulla legge Zan.

Una manifestazione davvero di ampio respiro in nome di un’uguaglianza che ancora non c’è e sembra sorprendente che una tradizione così “ aperta” si svolga in un luogo, l’Irpinia,  così geograficamente ermetico a riprova del fatto che libertà ed ospitalità non hanno cittadinanza ed è proprio un comune irpino  a vantare il primo ed unico bagno no gender d’ Italia combattendo anche così la battaglia contro la omotransfobia e la violenza di genere.

Clelia Pistillo