Open Class con Alfonso Amendola presentazione di Anasyrma, Disvelare Edizioni
ANASYRMA. MISCELLANEA ARTEQUIVOCA
“Non vogliamo appellarci alla grande storia tutta primo novecentesca e fortemente italica del magistrale capitolo delle riviste (veri e propri laboratori di pensiero, elaborazione culturale spazio d’innovazione, identità sociale) e neppure allo straordinario momento degli anni Cinquanta/Sessanta/Settanta (dove le parole d’ordine furono sperimentazione e politica) e neppure all’epopea post-modern e cyber punk degli anni Ottanta/Novanta. Ma vogliamo rimandare al trionfo della linea evolutiva del digitale e soprattutto al superamento della retorica che per le riviste spazio necessario non ci sia più. Invece noi pensiamo che lo spazio dinamico del “progetto rivista” sia sempre vivo e pulsante. E nel pugno di questi ultimi anni, il “progetto rivista” sembra aver ritrovato un pensarsi “necessario” identificando un rinnovato vigore laboratoriale ed intellettuale. Con questi primi 3 incontri vogliamo cominciare a raccontarle le riviste nella voce piena dei loro direttori, redattori e collaboratori.” Con questa riflessione del professore Alfonso Amendola, si apre il primo appuntamento di open class.
Open class è uno spazio di riflessione, nato all’interno della logica accademica, aperto, nato per raccontare, nel vivo corpo delle cose, tutto ciò che viene studiato da un punto di vista teorico, culturale e metodologico.
Nel corso del primo appuntamento si è parlato di un progetto editoriale, ancor più che di una rivista: Anasyrma, di Disvelare edizioni. È intervenuto Vincenzo Notaro, art director ed editore: “La rivista, a differenza del libro, è anche segno grafico, iconografia, è qualcosa che riesce ad arrivare più in profondità rispetto ad un libro. Sulla rivista ci si può permettere di essere liberi e allo stesso tempo deve offrire contenuti forti, irruenti.”
La rivista oggi non ha come caratteristica soltanto l’aspetto fascinoso della carta, ma è l’insieme di tanti elementi che si intrecciano a questa fascinazione come la dimensione dei social network e quella del digitale. Al di là dei contributi e dei contenuti, dietro il progetto di una rivista, c’è sempre un obiettivo molto forte: quello della coralità e del lavoro collettivo.
Successivamente è intervenuto Pasquale Napolitano, regista teatrale e autore di un saggio sul teatro nguattato, sul primo numero della rivista Anasyrma. Questo termine significa “nascosto” e sembra aver dato origine al teatro delle guarattelle tradotte a volte come cose di poca importanza. Durante l’intervenuto si è parlato del teatro tra tradizione e innovazione, partendo dalla solitudine dell’attore per poi arrivare alla diade cioè il dubbio, l’infinito e il dialogo fondamentale sia nel teatro che in una rivista.
Infine è intervenuta Cristina Tafuri, critica d’arte e poetessa. “La rivista deve avere un’estetica per poter diventare anche un vero e proprio oggetto, un segno di una deriva che ci sta prendendo.” – commenta Cristina- “La rivista ci da l’opportunità di poter esprimere ciò che vogliamo, anche se non sappiamo quanto durerà. Una rivista come Anasyrma mi da la possibilità di trovare, come un naufrago, un approdo alle mie tempeste di emozioni.”
«[…] la Rivista è prima di tutto segno, iconografia, qualcosa che può arrivare molto più in profondità di un libro e che ha la potenza – «rapida, violenta, terrifica» – di un incantesimo.
Su una Rivista – a differenza di un libro – ci si può permettere di essere radicali, estremi, liberi.
[…] La rivista è una sorta di scuola pitagorica, dove si trasmettono saperi attivi. E, in questo, c’è un altro dato connotante della Rivista, fulcro di socialità e dimensione corale». (Vincenzo Notaro)