15 Aprile 1912, affonda il transatlantico inglese Titanic

Il naufragio più tragico di tutti i tempi- di Giuseppe Esposito-

Credo che al mondo siano pochissime le persone che non hanno mai assistito alla proiezione del film “Titanic”. Il film uscito nel 1997 e che agli Oscar del 1998 fece incetta di premi, occupando il terzo posto nella graduatoria dei film che hanno realizzato i maggiori incassi in tutta la storia del cinema.

A chi non è rimasta impressa la scena del primo bacio tra i protagonisti Rose e Jack, scambiato sulla prua della nave? Nel film i ruolo dei due protagonisti fu interpretato da Kate Winslet e Leonardo Di Caprio. La storia e quella di un amore che sarebbe stato impossibile altrove e che potè nascere solo in quel luogo circoscritto e particolare quale era il transatlantico durante la traversata da Southampton a New York, cioè in un tempo sospeso quale sempre ci appare quelle del viaggio. Altrove un amore tra una nobildonna ed un artista squattrinato sarebbe sbocciato difficilmente. Ma quell’amore così unico durerà solo per un tempo brevissimo e morirà nel naufragio della nave. Secondo la narrazione Rose riuscirà a sopravvivere mentre Jack morirà nelle gelide acqua dell’oceano. Non sappiamo se questo amore, così romantico, sia mai veramente sbocciato, ma sappiamo che purtroppo il naufragio del transatlantico è una realtà ed è una delle storie più terribili nella marineria di tutti i tempi.

Il Titanic, il cui nome deriva dai Titani della mitologia greca, era un transatlantico inglese della classe Olympic ed apparteneva, come gli altri due il Britannic e l’Olympic, alla compagnia di navigazione White Star Line, la quale si era impegnata a garantire un viaggio settimanale tra l’Inghilterra e New York, per battere la concorrenza della compagnia rivale, la Cunard Line che possedeva due transatlantici delle stessa serie il Lusitania ed il Mauretania. Erano quelle le navi più lussuose impegnate nelle traversate atlantiche e tutte si fregiavano, davanti al nome della siglia RMS, ossia Royal Mail Ship, poiché svolgevano il servizio postale tra le due sponde dell’Atlantico, in un tempo in cui gli aerei erano ancora allo stato di prototipi.

Il Titanic era stato progettato dal presidente dei cantieri Harland and Wolf, in persona, William Pirrie, dall’architetto navale Thomas Andrew. A capo del progetto vi era stato l’altro famoso progettista Alexander Carlisle. L’armatore era lo statunitense Jhon Pierpoint Morgan titolare della International Marine Co. Il progetto era tra i più ambiziosi del tempo ed era nato da un accordo stabilito, nel 1907, tra Joseph Bruce Issay, a capo della compagnia di navigazione White Star Line e il presidente dei cantieri Harland and Wolf, William Pirrie.

La neve che si era deciso di costruire doveva avere una lunghezza di 268,83 metri per una larghezza di 28,40 metri. Sarebbe stata alta 53,30 metri con un pescaggio di 18 metri.

Lo scafo fu impostato nei cantieri di Belfast il 31 marzo del 1909 e fu varato il 31 maggio del 1911. Per il completamento e gli arredi ci fu bisogno di lavorare fino al 31 marzo del 1912.

Le condizioni di lavoro in cantiere, a quei tempi, erano molto dure ed anche assai pericolose poiché gli operai non avevano nessun dispositivo di protezione, nemmeno dei guanti o un elmetto. Infatti, nel periodo di allestimento della nave, si ebbero ben 246 incidenti di cui molti assai gravi che portarono ad amputazione di braccia o a schiacciamento degli arti inferiori. Si contarono alla fine 6 morti e l’ultima vittima la sia ebbe poco prima del varo, quando un operaio morì schiacciato da un blocco di legno caduto dall’alto.

Le prove in mare furono tenute nel corso della giornata del 2 aprile 1912 ed essa fu sottoposta a tutti i test di velocità e manovrabilità, con a bordo 78 uomini tra piloti e fuochisti oltre a 41 uomini del futuro equipaggio.  Alla fine fu firmato il certificato di navigabilità recante il numero 131428 e la nave fu iscritta al registro navale di Liverpool con la siglia MAY ed il numero 131428.

Una volta finito il Titanic risultò essere il transatlantico più lussuoso mai allestito. Era dotato di ogni comodità e perfino la sua terza classe era la più confortevole tra quelle mai viste. Aveva dieci ponti. I due più in alto erano destinati agli alloggi degli ufficiali e i rimanenti alle cabine dei passeggeri. Disponeva anche di 34 suites con salone di soggiorno, sala di lettura e sala da fumo. Ognuna era arredata in uno stile diverso. Vi erano a bordo una piscina coperta, un bagno turco ed un campo da squash.

La capacità della nave era di 3547 persone tra passeggeri ed equipaggio. Era ritenuta la nave più sicura mai varata poiché la chiglia disponeva di un doppio fondo cellulare ed era suddivisa in 16 compartimenti stagni, le cui porte erano azionate elettricamente dalla plancia di comando ed in caso di mancanza di elettricità si chiudevano grazie alla gravità. I compartimenti percorrevano tutto lo scafo fino al ponte e per i progettisti la nave poteva rimanere a galla anche con due compartimenti centrali allagati oppure con quattro di quelli di prua allagati completamente. Era considerata un gioiello della tecnologia navale. Si pensi che la sala radio era la più moderna mai realizzata ed era dotata di due antenne montate sugli alberi maestri della nave ad un’altezza di 60 metri e ad un a distanza di 180 metri. Gli impianti avevano una portata di circa 640 chilometri. Il servizio era assicurato da personale che non dipendeva dalla compagnia di navigazione, ma direttamente dalla Marconi International Communication Company. I due marconisti Jack Phillips e Harold Bride assicuravano l’operatività della sala 24 ore su 24.

Per quanto riguarda la sicurezza la nave era equipaggiata con 16 gru tipo Welin capaci di sostenere 4 scialuppe di salvataggio ognuna. La nave era predisposta per portare 64 scialuppe con una capacità di ben 4000 persone, un numero cioè superiore a quello delle persone trasportate. All’ultimo momento però, la compagnia di navigazione, sicura della inaffondabilità della nave, decise di imbarcare solo 16 scialuppe, più quattro lance pieghevoli. C’era posto cioè solo per 1178 persone da portare in salvo in caso di pericolo. Cosa tuttavia tollerata dal Board of Trade. Ma se gli armatori erano così fiduciosi della sicurezza della nave, il destino aveva disposto diversamente.

Il primo viaggio della nave iniziò il 31 marzo 1912, con la partenza da Belfast alla volta di Saothampton, dove giunse il 2 aprile. Lì la nave imbarcò i passeggeri e ripartì il giorno 10 aprile alle 10 del mattino. In serata giunse a Cherburg, imbarcò altri passeggeri e ripartì in serata alla volta di New York. Prima di partire da Southampton il comandante Edward John Smith, che aveva alle spalle quaranta anni di carriera disse che a sua parere, grazie ala livello raggiunto dalla tecnologia navale, navi come il Titanic erano da ritenersi inaffondabili. Inoltre pretese che il suo secondo fosse sostituito da un ufficiale con una maggiore anzianità di servizio. Per questo motivo uno degli ufficiali alle sue dipendenze, certo Blair, che fu destinato ad altro imbarco, andò via portando con sé i suoi binocoli personali. A bordo non ne rimaneva nessuno, erano stati dimenticati nell’allestimento della nave. E Blair apparve sollevato di sbarcare dal Titanic, poiché aveva confidato alla sorella: –Questa nave continua a non piacermi, mi dà una strana sensazione.-

Tra i passeggeri di quel viaggio inaugurale vi erano alcune tra le persone più in vista dell’epoca, quali, ad esempio, John Jacob Astor IV detentore di un patrimonio di 150 milioni di dollari e proprietario della famosa catena di alberghi. Vi era il magnate dell’acciaio Arthur Ryesen, il figlio del costruttore del ponte di Brooklin Washington Roebling, l’industriale Benjamin Guggenheim e molti altri.

All’avvio del transatlantico dalla banchina del porto di Southampton si creò un tale risucchio che la piccola nave New York ruppe gli ormeggi e rischiò di finire contro lo scafo del Titanic. L’incidente causò un’ora di ritardo nella partenza.  Il Titanic nella serata del 10 aprile 1912, fece uno scalo a Qeenstown in Irlanda e da lì ripartì alle 13.30 dell’11 aprile. La sera di quello stesso giorno cominciarono ad arrivare in sala radio segnalazioni di presenza iceberg nella zona davanti a Terranova. Ma il marconigramma non giunse mai al comandante. Altri avvisi arrivarono tra il 12 ed il 13 aprile, ma neppure questi furono recapitati al comandante. Sembra che i marconisti fossero assai impegnati nel traffico di messaggi per conto dei passeggeri. Alle 13.030 del 14 aprile giunse un’altra segnalazione da parte della nave Baltic della presenza di ghiaccio sulla rotta del Titanic a circa 400 chilometri a nord ovest rispetto alla posizione del transatlantico.

Tuttavia il comandante Smith, in accordo con Bruce Ismay direttore della White star Line decise di non ridurre la velocità che era stata portata al massimo, nell’intento di guadagnare il nastro azzurro. Altre segnalazioni si susseguirono ma la velocità e la rotta della nave non cambiò. Alle 21 del 14 la temperatura era scesa intorno alla zero e fu avvisato il mastro d’ascia poiché la riserva d’acqua potabile rischiava di gelare.  Il comandante si ritirò in cabina ordinando di avvisarlo se si fosse verificato qualche fatto anomalo e di ridurre la velocità in caso di foschia. Furono messe delle vedette a sorvegliare la presenza eventuale di ghiaccio.

Alle 22.00 il piroscafo Rappahannock avvertì, tramite segnali luminosi, di essere uscito da una banchisa circondata da iceberg. Ma la segnalazione rimase inascoltata e la velocità fu mantenuta al massimo. Alle 23.00 fu la volta del mercantile California a segnalare di essere bloccato in un campo di ghiaccio a poche miglia dal Titanic e della presenza di iceberg in prossimità della rotta del transatlantico., che continuò la sua corsa senza apportare alcuna correzione né di rotta, né di velocità. Infine alle 23.40 le vedette poterono osservare un grosso iceberg davanti alla prua della nave. Privi di binocoli, l’avvistamento fu fatto a occhio nudo e la distanza dell’iceberg non era superiore ai 450 metri.  Era oramai troppo tardi, la nave viaggiava alla velocità di 21 nodi, mentre per correggere la rotta ed evitare la collisione avrebbe dovuto viaggiare a non più di 9 nodi.

Il comandante in seconda ordinò di virare a sinistra e porre le macchine indietro tutta. Ma non fu possibile evitare l’impatto. La parte emersa sfiorò la fiancata della nave a dritta, ma la parte sommersa dell’iceberg portò via i pannelli d’acciaio dello scafo aprendo sei falle di un metro quadrato ognuna, al di sotto della linea di galleggiamento.

La nave cominciò ad imbracare acqua. Successivamente si appurò che se la nave non avesse virato avrebbe impattato il ghiaccio di prua causando l’allagamento dei quattro compartimenti stagni anteriori, ma in quelle condizioni avrebbe forse potuto continuare il viaggio e raggiungere New York. Invece in quelle condizioni non restava che un’ora e mezza prima di colare a picco. Fu ordinata l’evacuazione ed i passeggeri furono guidati al ponte delle scialuppe. Alle 00.45 fu lanciato il segnale di SOS che fu raccolto da molte navi che erano, però troppo lontane per intervenire.

Per mantenere alto il morale dei passeggeri l’orchestra di bordo continuò a suonare fino alle 1.40.

Per i passeggeri di prima e seconda classe fu più agevole raggiungere le scialuppe, per quelli di terza la cosa si rivelò molto più difficile. Infatti solo un quarto di essi riuscì a salvarsi, gli altri colarono a picco con la nave.

Alla 1.30 la prua del Titanic era completamente sommersa e la poppa tutta fuori dall’acqua. A quell’ora fu calata in mare l’ultima lancia disponibile, mentre sul ponte un centinaio di passeggeri si radunavano in preghiera intorno a due sacerdoti. Ad essi si unirono i macchinisti che, fino a quel momento erano rimasti ad azionare le pompe per rallentare l’affondamento. Morirono tutti inghiottiti dal mare. Infatti alle 2.10 il Titanic si spezzò in due tronconi ed in breve scomparve sotto la superficie delle onde. Alle 2.20 la tragedia era compiuta. Vi furono quasi 1500 vittime mentre si salvarono solo 706 persone.

La fine del Titanic rappresentò in pratica la fine di quel periodo che era stato denominato Belle Epoque durante il quale il modo aveva vissuto all’interno di una favola inebriante in cui erano presenti la ricchezza ed il progresso tecnologico, il romanticismo ed il materialismo.

L’episodio è rimasto scolpito nella memoria collettiva e ad esso sono stati dedicati film libri e brani musicali. Si trattò forse del più terribile naufragio di tutta la storia della marineria mondiale.

Immagine di copertina: David Liao (David Liao on Wikipedia and Magneticcarpet on Wikimedia Commons)Based on photograph by Frank William Beken (Beken of Cowes) (the photograph itself belongs to the public domain), CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons

Giuseppe Esposito

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