“Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”

 “La rosa primigenia esiste nel nome, possediamo soltanto nudi nomi” (I ,952 De Contemptu mundi, Bernardo di Cluny)- di Clotilde Baccari-

La rosa è un fiore che nella sua bellezza e perfezione esce dall’essere significante per trasmettere nel processo comunicativo significati che vanno oltre la sua essenza mediante lessici allegorici, significati simbolici, contenuti mistici, estetici, esistenziali.

Umberto Eco ha dedicato molta attenzione alla ricchezza di significati insiti in una rosa, individuandone –tali e tanti da rendere quasi impossibile definirla nel suo essere in maniera esaustiva.-

Nessuno è mai riuscito a dire cos’è, nell’essenza, una rosa, secondo Giorgio Caproni. L’aneddoto relativo al poeta Rilke riproposto in questo conteso dimostra quanto il valore e il significato di una rosa travalichi il suo essere.

-Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi. Per andare all’università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata. Un angolo di questa via era permanentemente occupato da una mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti. La donna sedeva sempre allo stesso posto come una statua, con una mano tesa e gli occhi fissi al suolo. Rilke non le dava mai nulla, mentre la sua compagna le donava spesso qualche moneta. Un giorno la giovane francese, meravigliata domandò al poeta: “Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta?”. “Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani”, rispose il poeta. Il giorno dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene. Allora accadde qualcosa d’inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell’uomo e la baciò. Poi se ne andò stringendo la rosa al seno. Per una intera settimana nessuno la vide più. Ma otto giorni dopo, la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della via. Silenziosa e immobile come sempre. “Di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla?”, chiese la giovane francese. “Della rosa”, rispose il poeta”. La rosa, non è solo un fiore, ma acquisisce qui un valore taumaturgico, caricandosi di energia esistenziale, nutrimento spirituale, speranza, salvezza.-

E quali e quanti significati assumeva il famoso “Ritratto di Maria Antonietta con la rosa” del 1783, oggi alla Reggia di Versailles, opera di Elisabeth Vigèe Le Brun, raffinata artista di corte del ‘700 francese? Tra le dita della regina, leggermente adagiata ,c’è una rosa, forse simbolo di eleganza, perfezione, nobiltà; forse allusione all’amore nutrito segretamente dalla sovrana per il conte e diplomatico svedese, Hans Axel Von Fersen; forse una sottesa  denuncia della frivolezza di corte, o  potremmo definire la rosa un raffinato particolare  regale fortemente in contraddizione con l’urgenza della tormentata quotidianità del popolo francese in grandi difficoltà. La rosa perde ancora una volta l’esclusivo riferimento botanico per caricarsi di significati storico-sociali.

Ogni rosa, al di là della tipologia, si fa portatrice di contenuti ideologici che travalicano la valenza esclusivamente vegetale. Dal dipinto “Autoritratto con rosa” di De Chirico alla “Penelope” di Alberto Savino …alle rose delle donne di Giovanni Boldini, da “La piccola giardiniera” di Francois Baucher …alle “Rose Ardenti” di Giacomo Balla o a “La rosa nella bottiglia “di De Pisis, le rose diventano messaggi e contenuti che vanno oltre la loro immagine.

William Shakespeare utilizza spesso la rosa come opportunità per una riflessione sull’essenza delle cose; egli si interroga sul significato di un nome al di là del suo essere significante. In Romeo e Giulietta, il drammaturgo inglese così fa esprimere la protagonista “Cosa vi è in un nome? Quella che chiamiamo rosa non cesserebbe d’avere il suo profumo dolce se la chiamassimo con un altro nome”. (Giulietta: atto II scena, II.)

Non a caso il rosaista britannico David Austin dedicò a William Shakespeare, attribuendo al fiore il nome del poeta, una tra le più belle delle sue English Roses;” è la più bella rosa inglese di color rosso, creata fino ad oggi” diceva l’ibridatore d’oltremanica nel 2000.

La rosa William Shakespeare diventa metafora di raffinatezza, austerità, eleganza. Questo esemplare dal profumo caldo, intenso e persistente è la rosa più profumata tra quelle inglesi. Regale nel portamento dei suoi grandi fiori, di un intenso cremisi vellutato, tendente con il passare dei giorni al color porpora, si presenta con un fogliame verde scuro e lucido. Il rosaista nel dare il nome dell’illustre poeta alla sua rosa, nella forza della corolla, nella resistenza del profumo, nella bellezza dei petali voleva alludere alla forza, alla bellezza, all’incisività, all’universalità della poesia.

Rosa, oh, contraddizione pura, voglia di essere il sonno di nessuno sotto così tante palpebre- è questo l’epitaffio che compare sul sepolcro di Rilke a Raron nel Vallese.

Rose come suprema contraddizione per noi uomini angosciati dalla consapevolezza della nostra finitezza rispetto all’eterno rinnovarsi della natura con il rifiorire di quelle rose che tanto ammiriamo.

Rifioriranno, però, senza di noi, senza essere osservate dai nostri occhi avidi di vita.

La rosa assume una connotazione ambivalente in quanto metafora del divenire, del rifiorire, della   rinascita e, nel contempo, di morte, di assenza, di fine, in quella analogia tra le palpebre abbassate e i petali rigogliosamente aperti, nel suo essere fonte di significato sia dentro che oltre la materia. A supporto di questa riflessione, basta  ammirare la Nuits de Young, una varietà di rosa muscosa, intitolata al poeta inglese Edward Young , dal rosaista francese Laffay, trovatosi a vivere tra due rivoluzioni, quella francese e quella scientifico-botanica  di fine ‘700.

La rosa, muscosa famosissima, emana un profumo dolce e fruttato, delicatamente coperta di muschio, con rami dolcemente ricadenti che portano piccole foglie di un verde intenso, equilibrato sostegno a fiori altrettanto piccoli, di colore porpora intenso, lievemente vellutati. La corolla è quasi un gioiello per la ricercatezza dei suoi petali, per le striature di un delicato marrone e per la luminosità improvvisa del caldo giallo degli stami.

La “Nuits de Young”, nella sua malinconica bellezza porta in sé la caducità della vita, il senso del tenebroso, la triste consapevolezza della fatica del vivere, caricandosi di significati pregnanti di un’epoca provata da rivoluzioni e guerre in cui vita e morte, rispetto all’esperienza esistenziale dell’uomo,  non sono che   una  ” pura contraddizione”.

Rosa William Shekespeare T.Kiya from Japan, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

Rosa Nuits de Young :Nadiatalent, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

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Clotilde Baccari

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