L’affaire Cuba: quando verità e fake news si mescolano
-di Pierre De Filippo-
Titoli da urlo, giornalisti scatenati, opinionisti indignati, voci fuori e dentro il coro: tutti a parlare dell’affaire Cuba che, a oltre cento anni dal celeberrimo Dreyfus, ne rispecchia l’ambiguità e le incertezze. A fare la parte di Zola e ad urlare il veemente j’accuse è stata tanta parte di carta stampata, di giornalismo di primo piano e di editorialisti di corriera.
Ma la situazione è meno chiara di quello che potrebbe apparire.
Andiamo con ordine e vediamo di capirne qualcosa in più.
23 marzo: viene votata una risoluzione presso il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU con la quale si chiede ai Paesi di astenersi dall’imporre misure economiche coercitive come “punizione” in caso di divergenze diplomatiche.
Facciamola più semplice: si chiedeva di non imporre sanzioni economiche – dazi, restrizioni alle esportazioni – verso Paesi nei confronti dei quali i rapporti non erano ottimali o che violavano i diritti umani. Il senso della proposta era: cerchiamo altri modi per combattere violazioni dello stato di diritto senza affamare le inermi popolazioni locali.
La risoluzione – promossa, non a caso, da Cina, Palestina e Azerbaijan, Paesi, per motivi diversi, interessati direttamente alla questione – avrebbe ricevuto un voto contrario da parte del governo italiano. D’altronde, va anche detto che non è semplice modificare regola diplomatiche sedimentate da anni e quella delle sanzioni economiche è sempre stata la strada più agevole e quella più percorsa.
Perché, allora, si è posto un problema specifico tra Italia e Cuba?
Il tutto rimonta all’anno scorso, quando il nostro Paese viveva in balia del covid e necessitava di aiuti, di materie prime e di capitale umano, ed aveva difficoltà a rintracciarlo.
Ricordiamo tutti l’arrivo dei medici cubani, esattamente un anno fa, il 22 marzo 2020, quando 53 medici altamente specializzati nella cura di malattie infettive sbarcarono in Lombardia per aiutare, gratuitamente.
Dopo cotanto atto di generosità e di fraterna amicizia, l’Italia che fa? Vota contro l’eliminazione delle sanzioni verso Cuba?
Posta così, la questione è totalmente fuorviante: innanzitutto perché, nel documento, mai, in nessun caso, veniva nominata Cuba; certo, facendo parte della schiera di Paesi con sulle spalle delle sanzioni è stato semplice riferirsi all’isola oceanica ma la realtà è diversa.
L’Italia non ha votato contro Cuba. L’Italia ha votato per non eliminare uno dei cardini delle tecniche diplomatiche, giusto o sbagliato che sia, su questo si può ragionare.
Votare a favore – questa la posizione del nostro governo – avrebbe significato escludere la possibilità di sanzionare economicamente la Cina e le violazioni dei diritti che avvengono sul suo territorio; avrebbe significato impedirsi di combattere la Russia, che non garantisce tutele ai propri dissidenti interni e così via.
Nulla di personale, dunque.
Alla fine, la mozione è comunque passata. Bollino verde.
Resta una questione di fondo: più che le fake news, le notizie totalmente inventate, prive di fondamento, false, preoccupano quelle manipolate, parziali, mistificate, acconciate.
Perché sono quelle rispetto alle quali il tarlo del sospetto si annida, sono quelle dietro le quali è più lecito leggerci la malafede e non la disattenzione.
Sono quelle che hanno trasformato il mondo della cronaca in quello del gossip e del trash.
Queste cose incidono in maniera determinante per la salute di una democrazia e verso le quali ciascuno di noi dovrebbe prestare molta attenzione.
Oggi a te, domani a me, verrebbe da dire.
