Marisa Bellisario, la prima top manager italiana
-di Giuseppe Esposito-
L’esempio forse più eclatante e forse unico di donna italiana top manager fu, senza dubbio, Marisa Bellisario, frutto tardivo della grande fucina di talenti che fu l’utopica azienda di Camillo Olivetti.
Maria Isabella Bellisario, detta Marisa, nacque a Ceva, in provincia di Cuneo il 9 luglio 1935, da una famiglia della media borghesia; il padre era originario di Gioia del Colle, in provincia di Bari e la madre proveniva dal piccolo borgo ligure di Altari. Dopo il diploma di ragioneria si iscrisse alla Facoltà di Economia e Commercio, all’Università di Torino.
Appena conseguita la laurea presentò domanda di assunzione alla Olivetti e nel novembre del 1959 fu chiamata per un colloquio di selezione. Così, nella sua autobiografia, Marisa ricoda quel giorno:- Ho scelto un vestito di vigogna grigia, il meno appariscente possibile, ravvivato solo dalle pieghe della gonna, ma, forse, è ancora troppo squillante la mattina di fine autunno del ’59 quando entro alla Olivetti di Torino, dalle parti di piazza Solferino, per il colloquio di selezione.-
A capo del gruppo che curava la selezione del personale vi era Franco Tatò, un altro dei manager più famosi, usciti dalla fucina Olivetti di Ivrea. L’esito del colloquio fu positivo ed il lunedì successivo, Marisa iniziò il suo corso di formazione a Milano, presso la Divisione Elettronica della Olivetti. Era quello dell’informatica un mondo ancora sconosciuto e dominato esclusivamente dagli uomini. Accettare di entrare in quel mondo incognito era da temerari e per Marisa fu la prima delle tante sfide che dovette affrontare nel corso della sua brillante carriera. Nella Olivetti si distinse per l’energia che metteva nel proprio lavoro e per il talento che esprimeva per cui fu notata dai suoi capi, dirigenti del calibro di Ottorino Beltrami ed Elserino Piol, due tra i maggiori protagonisti dell’industria elettronica italiana.
I colleghi maschi la snobbavano ed uno di essi ebbe a dirle in giorno, scrive nel suo libro la Bellisario:- Tu non hai problemi. Perché? Perché sei donna e non diventerai mai dirigente e quindi nessuno vede in te una concorrente.-
Mai previsione fu più fallace. Marisa ottenne la dirigenza molto prima di quel collega.
Nel 1963 avviene la fusione Olivetti – Bull, ma sull’azienda già si addensavano le nuvole nere della crisi. Nel 1964 la divisione elettronica viene ceduta alla General Electric e Marisa si ritrova nel gruppo americano. Lì contribuisce a sviluppare il GE115, evoluzione dell’Elea 4001, primo computer realizzato dalla Olivetti.
Nelle riunioni di lavoro era l’unica donna e gli oratori presero l’abitudine di esordire, quando si rivolgevano all’uditorio, con la formula: –Marisa and gentlemen-.
Non mancavano, però, avances di colleghi e rimbrotti dei capi per l’abbigliamento estroso di Marisa, per il trucco, la tintura bionda dei capelli, le minigonne e gli hot paints, le acconciature ed i pantaloni, contravvenendo, insomma al dressing code aziendale, nel quale la presenza di una donna manager era previsto solo come accidente ed in quel caso prescriveva che lo si nascondesse il più possibile.
Nel 1972 la Bellisario lascia la GE e rientra in Italia, di nuovo alla Olivetti col ruolo di direttore della pianificazione strategica. A capo della Olivetti era nel frattempo pervenuto l’ingegner Carlo De Bendetti che la rispedisce in America con l’ incarico di raddrizzare le sorti della OCA, Olivetti Corporation of America. L’azienda accusa un pesante passivo e Marisa si accinge al difficile incarico. Chiude la lussuosa sede di Park Avenue, trasferisce l’azienda nella cittadina periferica di Tonystown, accanto alla direzione, pone il servizio di assistenza e ristruttura la rete di vendita. Tuttavia il risanamento richiede tempo ed i rapporti con i vertici aziendali troppo impazienti si raffreddano. Nel 1979 Marisa è richiamata in Italia.
Insoddisfatta nel 1980 lascia l’Olivetti ed accetta la nomina a condirettore della Italtel, gruppo statale che contava più di 30.000 addetti e circa 30 aziende elettromeccanica in gran parte obsolete ed in forte passivo.Ad agosto occupa il posto di amministratore delegato unico.
La Bellisario pone mano ad una profonda ristrutturazione che la porta allo scontro coi sindacati che non condividevano il suo piano industriale e subisce molte critiche anche dalla stampa. Ma Marisa va dritta per la sua strada. Cambia buona parte della dirigenza ed avvia una serie di progetti innovativi. La sua missione ottiene un successo pieno e l’Italtel diventa una moderna azienda elettronica coi bilanci in attivo. Oramai è una manager di fama internazionale. Riviste prestigiose come Fortune e Business Wick le chiedono interviste e qualcuna le dedica anche la copertina.
Nel 1980 vince un referendum indetto dalla rivista Capital, tra i suoi lettori, per eleggere il dirigente italiano più duro. Tra i candidati vi era anche Carlo De Benedetti.
Nel frattempo si era iscritta al PSI. Nel 1984 Craxi la pone a capo della “Commissione pari opportunità uomo donna” Nel 1986 le viene assegnato il titolo di “Manager dell’anno”. Sembrava la proiezione verso mete ancora più ambiziose, ma nell’agosto del 1988, Marisa è stroncata da un inarrestabile tumore alle ossa.
Negli anni Ottanta Marisa Bellisario sembra essere il battistrada di una nuova generazione di donne manager, ma quella stessa previsione era destinata ad essere smentita nei decenni successivi, durante i quali nessuna donna è più assurta ai vertici di una azienda nazionale, salvo ovviamente i casi di coloro che il ruolo lo hanno ricevuto in eredità dai padri o dai nonni. La Bellisario è stata dunque una meteora che ha fatto sperare nel cambiamento della società patriarcale italiana, che invece ancora oggi si trova alle prese con un gap tra uomo e donna in ogni campo, da quello del lavoro a quello politico.
Fotografia: Fondazione Marisa Bellisario
