9 marzo 1955: nasce a Ginevra l’icona del boom economico italiano, la FIAT 600

-di Giuseppe Esposito-

Nel secondo dopoguerra il professor Vittorio Valletta, dopo essere stato estromesso dalla guida dell’azienda poiché accusato dal CNL di collaborazionismo coi tedeschi, tornò poi in sella. Infatti nella FIAT commissariata, cominciarono ad emergere problemi di gestione e di approvvigionamento delle materie prime, cui solo la lunga esperienza di Valletta poteva sopperire.

Il professore era infatti entrato in azienda nel 1921 ed era poi giunto fino al vertice, andando ad occupare negli anni 30 la posizione di amministratore delegato. Sotto la spinta delle potenze alleate, che sollecitavano il ritorno alla normalità anche per la maggiore delle aziende italiane, si tennero alcune riunioni tra gli esponenti del CNLAI ed esponenti del governo, tra cui anche il futuro presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e si decise di accantonare le accuse a carico di Vittorio Valletta e di reintegrarlo nel ruolo di amministratore della FIAT.

La missione affidatagli era quella di motorizzare l’Italia del miracolo economico ed il professore si mise all’opera. Anche negli anni Trenta, sotto il regime fascista si era tentato un esperimento del genere, ma la cosa non aveva avuto il successo sperato, poiché la Topolino, su cui si era puntato non era un prodotto molto innovativo e quindi ebbe uno scarso successo di vendita. A maggior ragione a guerra finita quel modello, ancora in produzione appariva oramai obsoleto.

Il professore dette allora l’incarico all’ingegner Vittorio Ghidella di studiare un nuovo modello che potesse portare al successo la nuova missione.

Ghidella che era un progettista geniale e  che aveva già lavorato alla Cisitalia, mise a punto il nuovo modello denominato FIAT 600. La nuova vettura fu presentata ufficialmente al Salone dell’Automobile di Ginevra il 9 marzo del 1955. Essa era dotata di due porte, incernierate, fino al 1964, sul lato posteriore. Aveva una discreta abitabilità per quattro persone ed era equipaggiata con un motore da 633 cmc, montato posteriormente, raffreddato ad acqua e con una potenza di 21,5 CV (15,8 kW). Faceva 4600 giri/min ed era in grado di spingere la vettura ad una velocità massima di 95 Km/ora. Il prezzo di vendita era stato fissato a 590.000 Lire. Si pensi che lo stipendio mensile di un operaio del tempo si aggirava intorno alle 40.000 lire/mese. Occorrevano pertanto 15 mensilità per acquistare la nuova vettura.

La 600 era nata come vettura popolare ma era certo una superutilitaria. Il successo di vendite fu clamoroso e per la consegna occorreva attendere più di un anno.

I motivi del successo vanno ricercati nel prezzo competitivo, anche se non proprio stracciato, nelle dotazioni e nell’ottimo rapporto qualità/prezzo. La vettura aveva un ottimo comportamento su strada e dava una buona sensazione di guida sebbene il suo motore avesse una potenza limitata. Era inoltre un propulsore abbastanza parco che permetteva di coprire 14 chilometri con un litro di benzina. Era immatricolata per soli 9 Cavalli fiscali e pertanto la tassa di circolazione era abbastanza contenuta, essendo di sole 10.000 lire all’anno.

In occasione della presnetazione al Slone di Ginevra, la RAI che non trasmetteva allora pubblicità mandò in onda un cortometraggio sul nuovo modello FIAT, girato dalla Cinefiat. Uno dei primissimi esempi di pubblicità redazionale.

La scelta fatta da Ghidella del tutto indietro era una scelata comune alla gran parte dei produttori europei. Infatti sul mercato vi erano il Maggiolino della Volkswagen e la 4 CV della Renault che avevano adottato la medesima soluzione.

Nel 1951 lo stile della nuova vettura era già stato definito, mancava tuttavia il propulsore con cui equipaggiarla. Ghidella aveva sperimentato diversi tipi di motore, tra cui anche un semiautomatico già montato su un modello della Cisitalia, ma le modifiche necessarie per adattarlo alla nascente vettura FIAT avrebbero richiesto troppo tempo. Allora Valletta impose al progettista di chiudersi in una stanza con tutti i suoi collaboratori e di uscirne solo quando il problema fosse stato risolto.

Dopo diversi mesi Ghidella e i suoi misero a punto un motore a quattro cilindri in linea, raffreddato ad acqua di tipo piuttosto tradizionale ma che rivelò poi notevoli doti. Nel frattempo si era giunti ai primi mesi del 1953 e l’azienda premeva poiché aveva necessità di sostituire il vecchio modello della Topolino, oramai inadeguato al nuovo mercato. Il motore che uscì dopo la necessaria sperimentazione risultò uno dei migliori mai progettati per le sue doti di robustezza, affidabilità e parsimonia dei consumi. Infatti fu adottato, con le dovute modifiche, anche su una serie di modelli posteriori dell’azienda, quali la 850, la 127, la Uno 903  la UNO 45, la Panda 35 a la 45 oltre che sulla Autobianchi A112 e sulle SEAT Ibiza e Marbella.

 

Giuseppe Esposito

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