Liridon Mulaj ed i suoi versi – “figli della solitudine”.
C’è dolore nei versi del giovane poeta albanese Liridon Mulaj, c’è solitudine e ricordi d’infanzia svanita dietro alle quali, si nasconde la voce di un ragazzo di grida.
Di fronte a me stesso
Per le strade del mio paese
vagando solitario
ho visto me stesso bambino,
da qualche parte, lontano.
Non gli ho parlato, né gli ho fiatato,
senza spezzargli le speranze
l’ho lasciato sognare
qualcuno diverso da me.
Figli della solitudine
Noi, figli della solitudine madre.
Noi, che vediamo la vita oscura
e siamo nati morti
e morti andiamo verso la nascita,
sperando in una risurrezione
anche se non ci sentiamo vivi.
Noi che dalla luce siamo accecati,
non vediamo la fine del mondo e
il mondo non determina la nostra fine …
Noi che ci rallegriamo con una parola
detta a cuor aperto, se mai qualcuno
ce l’avrà detto …
Noi, figli del padre, senza madre!
Orfani di noi stessi,
sacrificati dagli altri …
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Muoio ogni giorno
Muoio un po’ ogni giorno,
nelle nostalgie di cuori spezzati,
nelle barre senza coperchi
privo d’anima ogni volta sono entrato.
Ogni giorno di Dio, perdo dignità.
Le gambe mi portano all’assenza
che come un fiume nel mare si perde.
Il mio corpo senza nascere, muore.
L’ansia amico, mi uccide ogni giorno,
due – tre volte all’ora.
Un demone mi attende
insieme agli angeli mano nella mano,
come il mattino mi aspetta con dolore.
Oggi all’alba non sentivo più.
E mi sono ricordato, che ieri notte,
ero morto, e non sapevo niente.
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Liridon Mulaj (1987 Fushë Arrës), è una nuova voce delle lettere albanesi. Debutta nel 2017 con la raccolta poetica “Il non compreso”. È già autore del romanzo sperimentale “Si cerca un assassino”, e “Non dimenticare di ricordarti di me” edito da Onufri.
Vive e studia Giurisprudenza a Tirana, dove collabora come critico e organizzatore di eventi letterari e sociali per i giovani.