Un volo azzurro tra le poesie di Marina Pratici

Marina Pratici (Viareggio 1961) è critico letterario, saggista e poeta. Fondatrice e Presidente di prestigiosi Premi Letterari Internazionali, è ideatrice e curatrice di “Costellazione Libri” Mostra del Libro e dell’Editoria. Ha tenuto conferenze in sede universitaria in Italia e all’estero, rappresentando il nostro Paese in importanti Festival internazionali. Ha ricevuto undici Premi alla Carriera, la distinzione di Ufficiale della Repubblica Italiana, la medaglia della Presidenza del Senato e la Laurea Honoris Causa in Scienze Umane. Pluriaccademica, è stata nominata Ambasciatrice della Cultura italiana nel mondo e Dama della Cultura europea.

È Presidente del Cenacolo Intercontinentale ‘Le Nove Muse’ e Presidente Onoraria dell’Union Mundial de Poetas por la Paz y por la Libertas. Dirige quattro Collane (narrativa, poesia, teatro, letteratura per l’infanzia) per la Casa editrice Helicon di Arezzo. Ha pubblicato diciotto raccolte di poesie, un romanzo e più saggi, ha inoltre all’attivo più di duecento pubblicazioni critico-letterarie.

Viviamo controvento,

edere che pietrificano

per non morire.

Siamo superfici abrase

materia di disordine

in attesa di travaso.

Eppure, portiamo nell’occhio

il volo azzurro di Maeterlinck

la speranza che il macigno

del vivere sia poggiato

sull’ala d’una fata.

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Il primo inganno fu di Telfusa.

Sottrasse all’usurpante, dio dell’effimero,

la liquidità del dire

la metamorfica migrazione dell’invisibile.

Negò la recinzione del metro

 – paradigma apollineo –

che tutto scandisce e tutto separa.

Sigillò a Sphragidion il dono divino

– porpora oracolare –

e il segreto di Eleusi si fece canto.

Da un inganno, nacque la poesia.

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Vivo in superficie orizzontale.

Coltivo sogni minimi, confinati

 in toni bassi, monocordi:

temo l’acuto verticale

che, potentemente, s’impone.

Ricerco l’ombra, simile al ragno

che, ottusamente, compone e disfa

la medesima, conosciuta, velatura.

Non perseguo codici di possesso:

applico la tecnica della piuma

che non lacera, non affonda

ma, impercettibilmente, sfiora.

 

 

 

Denata Ndreca