Lotta ai cambiamenti climatici: il contibuto dell’UE
Azioni e accordi per il clima- di Vincenzo Iommazzo-
L’attenzione verso la pandemia in atto non deve farci perdere di vista gli altrettanto incombenti problemi ambientali. Lo raccomanda l’Unione Europea, sempre più preoccupata dei cambiamenti climatici in atto, da pochi giorni (ri)affiancata dagli USA secondo le dichiarazioni del nuovo presidente Joe Biden.
Nell’ultimo ventennio abbiamo vissuto 18 degli anni più caldi mai registrati, e gli eventi meteorologici estremi – quali incendi boschivi, ondate di calore e inondazioni – sono sempre più frequenti nel mondo.
Gli scienziati avvertono che, in mancanza di interventi urgenti, il riscaldamento globale rischia di superare di oltre 2°C i livelli preindustriali entro il 2060 e potrebbe persino spingersi fino a 5°C entro la fine del secolo. Se ciò avvenisse, gli ecosistemi subirebbero un impatto devastante e irreversibile con conseguente disastro per la biodiversità, per la capacità di approvvigionamento alimentare delle popolazioni e per l’economia del pianeta.
I paesi dell’UE hanno da tempo deliberato di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in linea con l’accordo di Parigi del 2015 che puntava a contenere l’aumento della temperatura media globale sotto i 2ºC e a guidare gli sforzi per mantenerlo entro 1,5°C, a partire dal 2020.
Uno degli strumenti adottati per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione è L’European Union- Emissions Trading Scheme (EU- ETS), il Sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra. Ad ogni operatore industriale/aereo rientrante tra quelli soggetti alla Direttiva viene assegnato un “cap” di emissioni di CO2eq e conseguentemente un numero massimo di quote a titolo gratuito. Ogni anno, entro il 30 aprile, devono essere restituite un numero di quote pari alle emissioni prodotte nell’anno precedente: se le emissioni non hanno superato il cap assegnato, l’impresa avrà disponibilità di quote da vendere (trade) sul mercato di riferimento. Viceversa, se l’azienda avrà emesso oltre il cap assegnato, dovrà reperire le quote mancanti acquistandole a sua volta.
Ogni gestore che non restituisca un numero di quote sufficienti a coprire le emissioni emesse durante l’anno precedente sarà obbligato a pagare un’ammenda per le emissioni in eccesso pari a 100 euro per tonnellata (in precedenza, nel triennio 2005-07 la somma era di 40 euro per tonnellata). Per favorire una progressiva riduzione delle emissioni, il quantitativo complessivo di quote disponibili per gli operatori ETS (cap) diminuirà nel tempo: in particolare, al 2030 il meccanismo garantirà un calo del 43% rispetto ai livelli del 2005.
Per l’anno 2020 da poco trascorso sono stati sostanzialmente raggiunti i traguardi che prevedevano la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 20% (rispetto al 1990), l’aumento al 20% della quota di energie rinnovabili, il miglioramento dell’efficienza energetica del 20%
Sono più ambiziosi gli impegni per il periodo 2021-2030, in virtù dei quali i leader dell’UE hanno concordato la riduzione interna netta delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 al fine di stimolare una crescita economica sostenibile, creare posti di lavoro e produrre benefici per l’ambiente e la salute dei cittadini. L’adozione mirata di tecnologie verdi innovative contribuirà fortemente alla competitività mondiale dell’economia dell’UE, resa più sicura e sostenibile.
La Commissione europea è invitata a valutare in che modo tutti i settori economici degli Stati membri, coinvolti a loro volta, possano contribuire all’obiettivo 2030 e a presentare le proposte necessarie, accompagnate da un esame approfondito dell’impatto ambientale, economico e sociale.
Molto resta da fare, ma recenti misure politiche dell’UE in materia di lotta ai cambiamenti climatici hanno portato alla ribalta importanti temi come economia circolare, in particolare norme che vietano l’utilizzo di prodotti in plastica usa e getta per i quali esistono alternative, norme per la gestione sostenibile dei rifiuti urbani. Nell’aprile 2019 sono stati stabiliti limiti di emissione più severi per i trasporti per far sì che, dal 2030, le autovetture e i furgoni nuovi generino in media, emissioni di CO2 inferiori del 35% rispetto ai livelli del 2021. Il Pacchetto “Energia pulita” contenente direttive sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, insieme al nuovo “Regolamento relativo a una migliore tutela e gestione di terreni e foreste” riportano anche per questi settori le emissioni entro il quadro 2030.
Alla luce di quanto sopra viene riconosciuto all’UE un ruolo guida nella lotta mondiale ai cambiamenti climatici, spingendo i dirigenti dei paesi membri a lavorare insieme per l’ambiente, con l’adozione di misure condivise per raggiungere le ambiziose mete “green” fissate in quasi tutti i principali comparti economici del vecchio continente.
E’ comunque una sfida epocale e una corsa contro il tempo che non dovrebbe essere frenata da disinteresse della società civile o da instabilità di governi. L’attuale situazione politica del nostro Paese potrebbe far temere che da quando l’Europa ha finalmente cominciato a comportarsi come abbiamo sempre desiderato, l’Italia (per la verità in compagnia di qualche altra nazione europea) ricominci a fare l’Italia come i nostri detrattori la descrivono da tempo.