28 gennaio 1908: Enrico Caruso e la nascita dell’industria discografica
-di Giuseppe Esposito-
Nella storia della musica e del modo di fruirne esistono due date che stabiliscono un discrimine tra il prima e il dopo.
La prima data è quella del 6 dicembre 1877. Quel giorno Thomas Edison mostrò ai suoi collaboratori il funzionamento della sua invenzione per la registrazione dei suoni cui aveva dato il nome di fonografo. Quel che Edison mostrò quel giorno era un cilindro di ottone lungo circa dieci centimetri e di un diametro all’incirca dello stesso valore. Sul cilindro era avvolta della carta stagnola. E su di essa un solco a spirale, largo circa 2,5 mm e la cui profondità variava in base alle oscillazioni di un braccio oscillante dotato di una puntina. Le oscillazioni al braccio erano trasmesse da una membrana che vibrava sotto la pressione sonora delle voci o dei suoni in genere da essa captati. Per la riproduzione dei suoni il processo era l’inverso. Cioè a seconda della profondità del solco la puntina che lo seguiva trasmetteva oscillazioni più o memo ampie al braccio che le ritrasmetteva alla membrana che vibrando restituiva i suoni registrati sul cilindro. Alla sua invenzione Edison aveva dato il nome di fonografo.
Come spesso avviene, però, lo stesso inventore aveva immaginato per la sua creatura un impiego molto più limitato di quello che avrebbe avuto in realtà. Edison infatti aveva pensato al fonografo come ad una sostituito dello stenografo. Un impiego limitato all’ambito degli uffici. Essendo però la macchina piuttosto costosa egli stesso, dopo un po’, se ne disinteressò, pensando che non potesse avere un successo commerciale.
Altri invece si applicarono a migliorare quel suo primo prototipo. Infatti, nel 1880 Summer Tainter e Chichester Bell, sostituirono al cilindro, ricoperto di carta stagnola, un cilindro su cui era stato spalmato uno strato di cera. In tal modo riuscirono ad ottenere che la punta oscillante lasciasse una traccia larga solo qualche millesimo di millimetro. In questo modo la durata della registrazione era molto più lunga e raggiunse i due minuti circa.
Ma un ingegnere tedesco, emigrato in America, Emile Berliner ebbe l’idea di sostituire al cilindro un disco ricoperto di cera ed al braccio oscillante in un piano verticale uno che oscillava in un piano orizzontale. Al suo apparecchio Berliner dette il nome di grammofono e ne ottenne il brevetto nel novembre 1887. Successivamente mise a unto un sistema che permetteva di ricavare copie dal disco matrice che potevano arrivare a cento, per ogni matrice. Nasceva il primo mercato discografico.
Nel 1895 Berliner fondò la sua prima società cui dette il nome di United States Gramophone Company. La sua invenzione ebbe un immediato successo, prima in America e poi in Europa.
La diffusione dei dischi permetteva alle persone di potere ascoltare la musica in casa senza più essere obbligati ad andare a teatro. La società di Berliner e le altre che cominciarono a nascere presero ad ingaggiare i vari divi del teatro e della lirica per incidere i loro dischi. Fu modificata la dimensione dei dischi che passò da un diametro di 18 cm a 25 prima e poi, nel 1903 a 30 cm, con la durata d’ascolto di circa cinque minuti.
Berliner aprì quindi una succursale a Londra, dove erano incisi i dischi destinati al mercato europeo e cominciò a penetrare anche nel mercato russo con l’apertura di un negozio a Mosca. Suoi incaricati giravano per i vari paesi alla ricerca di occasioni e di voci importanti da incidere. Il musicista Fred Gainsberg e suo fratello vennero in Italia per cercare di incidere la voce del papa Leone XIII, ma durante una tappa a Milano ebbero l’occasione di ascoltare Enrico Caruso alla Scala di Milano. Fred Gainsberg ne rimase affascinato e subito diede incarico di contattare il tenore napoletano per invitarlo ad incidere per loro. La risposta giunse attraverso il maestro Cottone, Caruso era disposto ad incidere, nel corso di un solo pomeriggio una decina di canzoni per un compenso di cento sterline. Quando Fred Gainsberg telegrafò a Londra per avere l’autorizzazione ad ingaggiare Caruso ne ebbe un netto rifiuto: “Cachet esagerato, vi proibiamo di incidere”.
Ma Gainsberg era convinto che l’occasione di incidere quella voce eccezionale non poteva andare perduta ed andò avanti, incurate del veto impostogli. Fissò col tenore un appuntamento all’Hotel Spatz, l’odierno Grand Hotel per la registrazione dei brani e il giorno 11 aprile 1902, avvenne l’incisione. Alla fine Caruso, bravo disegnatore lasciò ai fratelli Gainsberg una caricatura in cui riprendeva Fred accanto alla macchina per le incisioni.
I dischi di Caruso furono un successo eccezionale, nonostante fossero stati messi in vendita ad un prezzo di 10 scellini, non certo alla portata di tutte le tasche e permisero alla società di attrarre molte altre star della lirica. Invece Caruso, grazie ad esse, ottenne la conferma di un contratto col Metropolitan di New York, dopo che il suo direttore artistico ebbe ascoltato l’aria “E lucean le stelle”, dalla Tosca di Puccini.
Mentre l’azienda di Berliner mieteva successi, un’altra azienda, fondata a Camden da Elridge Johnson, impegnata nel miglioramento continuo del grammofono, si affermava sul mercato e raggiunse un successo di grande portata con una serie di dischi incisi dai migliori cantanti che si esibivano nei maggiori teatri del mondo, dal Covent Garden di Londra, all’Opera di Parigi, alla Scala di Milano.
Il 28 gennaio del 1908 anche Caruso firmò un contratto con l’azienda di Johnson che nel frattempo era stata ribattezzata Victor. Fu l’esplosione di un successo senza pari. Caruso divenne una star mondiale, era stato il primo dei grandi artisti a cimentarsi con la nuova tecnologia, nel 1902. Ma la data della firma con la Victor costituisce la seconda data di discrimine tra il prima ed il poi. Caruso, infatti, fu il primo artista in assoluto a raggiungere e a superare, con il disco “Vesti la giubba” dai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, il milione di copie vendute. Si pensi che ancora nel 1975 a quella incisione, riprodotta con l’etichetta Victrola, fu assegnato il Grammy Hall of Fame Awards.
Insomma si può affermare, senza tema di essere smentiti che il successo dell’industria discografica, che ancora perdura ai nostri giorni prese l’avvio in quel fatidico giorno 28 gennaio 1904 in cui la Victor scritturava il nostro tenore napoletano Enrico Caruso per incidere una serie di dischi. Fu l’esplosione di un successo che mai nessun altro artista aveva prima conosciuto e paragonabile a quello odierno di certe pop star.