Le mani delle mafie sui porti d’Italia
I porti più sfruttati dalle mafie
La frequenza dei riferimenti a ciascun porto nel corso del tempo mostra come alcuni scali sembrano essere stati costantemente sfruttati dalle organizzazioni criminali: Ancona, Cagliari, Genova e Gioia Tauro sono presenti in tutte le relazioni analizzate. Anche i porti di Salerno e Taranto compaiono quasi sempre (in 11 relazioni), così come Livorno, Napoli, Olbia e Trieste, presenti in 10 report. La mappa che ne deriva conferma che le proiezioni della criminalità organizzata all’interno dei porti sono diffuse in tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud del Paese, nelle coste tirreniche e adriatiche, a prescindere dalla regione in cui il porto è insediato.
Se si guarda a quanto avvenuto negli ultimi quattro anni, però, si possono riscontrare alcune variazioni. Infatti, mentre la parte alta della classifica resta invariata, alcuni porti non vengono più menzionati, mentre, come Vado Ligure e Savona, mai citati fino a quel momento, iniziano a comparire con una certa costanza. Questo può far ipotizzare un processo di diversificazione ed espansione delle attività della criminalità organizzata anche in differenti scali. Una tendenza che può avvenire per diversi motivi, sicuramente legati al funzionamento stesso del porto: la dimensione economica, il contesto politico e istituzionale, le opportunità criminali create dagli attori operanti all’interno dell’area. Non è solo l’elemento geografico a fare la differenza, ma il contesto portuale.
Il ruolo egemone della ‘ndrangheta
Se guardiamo ai gruppi criminali coinvolti, la Dnaa ne identifica 15, talvolta anche attivi contemporaneamente o federati in cartelli. Tra questi, la ‘ndrangheta è l’unica mafia presente in tutti i report, seguita dalla criminalità organizzata di origine cinese (presente in 11) e dalla camorra (presente in 10). Questo dato conferma che alcune organizzazioni possiedono peculiari capacità e competenze che consentono loro di persistere nel tempo in ambito portuale, mentre la comparsa di altre è talvolta dovuta a singoli episodi. Allo stesso tempo, non tutte le organizzazioni sono coinvolte in tutti i tipi di affari legali e illegali che avvengono in ambito portuale.
Secondo i risultati, sembrerebbe che la maggior parte delle attività illecite che coinvolgono la criminalità organizzata negli scali siano legate ai traffici: stupefacenti, rifiuti e contrabbando di sigarette compaiono in tutte le relazioni analizzate. Anche il traffico di prodotti contraffatti e di esseri umani ricorrono spesso nel tempo, mentre altre attività sembrano essere più sporadiche . Lo studio dei porti conferma che alcune organizzazioni criminali hanno maggiori capacità di diversificare le proprie proiezioni sul territorio italiano, trovando spazi per portare avanti i propri affari.
Tra queste spicca la ‘ndrangheta, che è stata in grado di operare sia nei piccoli porti della Calabria – oltre che nel più importante scalo regionale, Gioia Tauro – sia proiettarsi in a Napoli, Livorno, Venezia, Trieste, nonché in tutti i principali porti commerciali della Liguria, soprattutto nel mercato del traffico di stupefacenti.
“In conclusione- si legge nella ricerca su lavialibera.it– i porti sembrano essere uno snodo strategico e di fondamentale importanza per la criminalità organizzata, che può sfruttare l’infrastruttura e i collegamenti per svariati scopi. Un tema su cui, però, il dibattito sembra ancora timido.”