In parole povere, Gianni Berengo Gardin
Attraverso questo spazio più volte cerco di stimolare tutti quelli che, attraverso l’uso del digitale, si sono avvicinati alla fotografia ed hanno voglia di capire e conoscere di più di questo mondo.
Segnalo a chi voglia imparare e conoscere di più, l’uscita in libreria delle biografia di Gianni Berengo Gardin, uno dei fotografi più conosciuti del nostro paese che a 90 anni ancora si guarda intorno con il giusto stupore che deve avere un fotografo curioso di conosce la realtà in cui vive.
Il titolo è IN PAROLE POVERE (edizioni Contrasto). Trovo che il titolo sia perfetto ed efficace perché una fotografia non ha bisogno di mille parole, è uno scatto che racconta IN PAROLE POVERE quello che c’è da dire.
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Cresce e studia a Venezia, la sua vera città d’origine (è nato in Liguria perché i suoi genitori si trovavano in vacanza lì).
Inizia a dedicarsi alla fotografia all’inizio degli anni cinquanta del Novecento. Da quel momento non smette mai di fotografare, accumulando un archivio fotografico monumentale capace di raccontare l’evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra ad oggi. Fin dall’inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche che vanno dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all’architettura ed al paesaggio.
Molto apprezzato a livello internazionale, spesso è stato accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia e per la ricerca dell’attimo che rende la fotografia un’arte unica.
“Se si è veramente fotografi si scatta sempre, anche senza rullino, anche senza macchina”
Questa una delle affermazioni del fotografo ligure che ci fa capire in modo preciso il suo modo di pensare e di usare l’apparecchiatura fotografica.
Potrei stare qui a raccontarvi molto di questo autore e per quel che riguarda la biografia, attraverso il web potrete avere tutte le informazioni che lo riguardano. Ma se volete conoscere di più e se volte davvero imparare a capire come si usa la macchina fotografica, guardate i suoi scatti
Capite cosa racconta, dove si sofferma il suo sguardo, perché sceglie un’inquadratura piuttosto che un’altra. Guardate ed imparate.
Ricordo perfettamente che quando andavo a scuola e bisognava fare un tema in italiano, la professoressa diceva che l’unico modo per imparare a scrivere è quello di leggere molto. Con la fotografia vale lo stesso concetto: guardate ed imparate e capite quello che state guardando. Senza fretta e con calma: vi si aprirà un mondo sconosciuto e bellissimo.
Umberto Mancini