Antonietta Gnerre e la sua poesia tra foglie e ricordi.

-di Denata Ndreca-

Sono in movimento nella nuova stagione

Tra le tante parti di me che ho seppellito

Sono nella vita, eppure nella vita muoio

trattenendo le foglie dei miei ricordi…

A parlarci e indurci verso una nuova stagione, sono i ricordi e i versi di Antonietta Gnerre, poetessa, scrittrice per ragazzi, critico letterario, saggista, giornalista e promotrice culturale. Autrice delle sillogi poetiche: Il Silenzio della Luna (Menna,1994), Anime di Foglie (Delta 3, 1996), Fiori di Vetro- Restauri di Solitudine (Fara, 2007), Preghiere di una Poetessa (Lo Spirito della Poesia, Fara, 2008), Pigmenti (Edizioni L’Arca Felice, 2010), I ricordi dovuti (Le Gemme, Edizione Progetto Cultura, 2015). I Saggi: Meditazione poetica e Teologica in Mario Luzi (Delta 3, 2008), Cristina Campo – Il viaggio silenzioso e spirituale (ESI, Napoli, 2013), Forme di pensieri (ESI, Napoli, 2015). Ha curato insieme a Rita Pacilio l’Antologia poetica “Una luce sorveglia l’infinito” (La Vita Felice 2016) e insieme alla famiglia Bellofatto, l’antologia “Abbracci” (D&P 2016). Consulenza e postfazione del libro di Andrea Fazioli “La beata analfabeta. Teresa Manganiello, la sapienza delle erbe (San Paolo, 2016). La favola “La storia di Pilli” (Scuderi Editrice, 2019). È Presidente del PREMIO Internazionale PRATA, la cultura nella Basilica, giunto alla XIV ed. e Direttore artistico della Festa dei Libri e dei Fumetti di Avella.

Sono i minuti a cambiare il suono delle cose,

quando cercano di sopravvivere piegati nei cassetti,

al caldo che coordina le ombre.

Quando baciano i morti

rimescolando l’energia del fieno,

il pietrisco vivo della terra.

 

Spiano le braccia che non possono volare,

quando vedono formare la bolla d’aria

che protegge una poesia dagli anni vissuti.

Quello che non so di me – raccolta inedita

Il tempo divide i miei anni in traiettorie.

Già sono in movimento nella nuova stagione.

Tra le tante parti di me che ho seppellito.

Chiamo dal mio stesso corpo la bambina che sono stata.

Per vedere quello che avrei valuto essere. Un’altra donna

uguale e diversa da tutte le donne che sono nate.

Diversa da me. Sono nella vita, eppure nella vita muoio

trattenendo le foglie dei miei ricordi.

Muoio guardando i morti nel sonno,

nel tempo prima dell’alta marea.

I ricordi dovuti – Edizione Progetto Cultura

Ricade su di me la scintilla della tua luce

sull’erba sui virgulti a piccole vele

e sulla tua pelle

scavata da un punteruolo

che modifica le foglie.

Irpinia, mia sventura e mia sopravvivenza

terra del mio sangue, verde e cosmica

infinita fino a schiacciarmi

lungo i fragili fiumi

quando il vento ricuce

sull’ultimo ramo / midollo del mio esistere

l’odore della malva.

Passano nel sereno le pallide pareti,

nell’infinita somiglianza del cristallo delle case.

E mi svegliano le tue statue di paglia balaustrate

nel colore, colore che racchiude il respiro /

scosceso delle valli.

La terra dei rami – Edizione L’Arca Felice

Redazione Salernonews24

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