50 anni dalla morte di Coco Chanel

“La moda passa lo stile resta”-di Giuseppe Esposito-

Gabrielle Bonheur Chanel nacque a Saumur, il 19 agosto 1883. Sua madre Jeanne De Valle la mise al mondo in un ospizio per poveri. Suo padre, Henri Albert Chanel era un venditore ambulante che frequentava i mercati dell’Auvergne, nella Francia di sud est. Poco dopo la famiglia andò a vivere a Issoire. Dopo la morte prematura della madre Henri affidò i suoi cinque figli alla madre che viveva a Vichy. Ma cinque ragazzi erano troppi per l’anziana donna che non aveva i mezzi per mantenerli. Pertanto i due maschi, Lucie e Alphonse furono mandati a lavorare in un’azienda agricola, mentre le tre ragazze furono affidate all’orfanatrofio tenuto dalle suore del Sacro Cuore di Aubazine.

A diciotto anni Gabrielle dovette lasciare l’istituto delle suore e grazie ai rudimenti di cucito lì appresi trovò lavoro presso il negozio di maglieria e biancheria Maison Grampayre di Moulins. Gli anni con le suore, dirà poi Karen Karbo avevano lasciato tracce nel carattere e nei gusti della giovane Gabrielle e l’amore per il bianco e nero troverebbe in quell’esperienza la sua origine.

In quegli anni la giovane ebbe modo di fare anche un’esperienza come cantante di café concerto. Uno dei suoi motivi più apprezzati fu la canzone “Qui est qu’a vu Coco?”, da cui derivò il nome di Coco che le resterà appiccicato a vita.

Da quel momento la sua esistenza si pose sui binari più avventurosi. Conobbe Etienne Balsan, e si legò a lui in una relazione sentimentale, lei 21 anni e lui 24. Il giovane ufficiale di cavalleria era però figlio di un facoltoso imprenditore tessile. Dopo qualche tempo la convinse a trasferirsi nel suo castello di famiglia a Royallieu, nei pressi di Compiegne. Lì il menage si rivelò alquanto particolare in quanto Etienne ospitava in casa anche un’altra amante certa Emilienne D’Alenço che quale qualche tempo dopo abbandonò Etienne per un fantino.

Balsan era un appassionato di cavalli e di corse, per questo Coco fu costretta a passare  buona parte del suo tempo nelle scuderie e a contatto coi purosangue. Imparò però a cavalcare perfettamente suscitando l’ammirazione di Etienne e dei suoi amici. Quegli anni passati a contatto col mondo dell’ippica furono di sicuro la fonte d’ispirazione per i pantaloni alla cavallerizza e per le cravattine lavorate a maglia che produrrà più tardi. Coco aveva un carattere irrequieto e la vita di ozio non faceva per lei, convinse  pertanto Etienne a finanziare l’apertura di un atelier per la creazione di cappellini, presso il suo appartamento parigino in boulevard Malesherbes.

Il debutto nel mondo della moda avvenne, dunque per Coco, come creatrice di cappelli. La moda del tempo imponeva modelli monumentali, adorni di piume e tali che per indossarli avevano bisogno di una struttura di supporto che andava sotto il nome di Pompadour. Coco invece prese a produrre piccoli cappelli di paglia adorni di fiore di raso o di qualche piccola piuma, modelli che scioccarono le signore della Parigi bene. Una delle sue prime clienti fu l’ex amante di Etienne, quella Emilienne D’Alençon che indossò le creazioni di Coco all’ippodromo di Longchamps, frequentato dalla creme della società parigina. Fu l’inizio del successo e la prima clientela prese corpo grazie alle amicizie di Etienne e di Emilienne  nel mondo delle corse.

Ma la relazione con Balan volgeva alla fine, dopo nove anni. Coco ebbe modo di conoscere Boy Capel, tra gli amici di Balsan e tra i due nacque una nuova relazione sentimentale. Capel , a differenza di Balsan, incoraggiò l’intraprendenza di Coco e le finanziò l’apertura di una boutique in rue Cambon. Sebbene vivessero insieme, la differenza di ceto tra l’orfanella di incerte origini e l’esponente dell’alta borghesia londinese, impedì loro di giungere al matrimonio. Anzi quando Boy la pose di fronte alla scelta tra la vita con lui e il lavoro, Coco scelse il secondo.

Nel 1912 Coco cominciò a vendere ,oltre ai cappellini, anche capi di abbigliamento quali maglioni, gonne e qualche abito, rivendicando tuttavia sempre il fatto di non essere una sarta. Affermava infatti:

Io non sono una sarta, sono una creatrice di moda. Non disegno i modelli, li scolpisco. Prendo la stoffa, la taglio e l’appiccico  su un manichino, con degli spilli, le do una forma. Se va qualcun altro la cuce.

Nel 1913 si trasferì a Deauville, dove aprì una boutique tra il Grand Casinò ed il lussuoso  l’Hotel Normandie.

Il suo stile semplice cominciò a conquistare il pubblico e ne fece l’antagonista di Paul Poiret, il sarto più in voga del momento. Deauville fu il punto di partenza della sua carriera che decollò in maniera eccezionale. Entrò in moltissimi circoli artistici e intellettuali. Conobbe artisti come Picasso e Stravinsckj e divenne una mecenate. Ebbe storie sentimentali con personaggi d’alto rango quali il nipote dello zar di Russia, un membro della famiglia reale britannica e perfino con Winston Chrchill.

Nella sua attività di creatrice di moda vi era una sorta di femminismo inconsapevole. Coco liberò le donne da ogni retaggio ottocentesco, dai lunghi abiti che impacciavano, e dai corsetti che stringevano il busto fino a soffocare le malcapitate costrette ad indossarli. Accorciò le gonne ed i suoi modelli furono il simbolo delle signore emancipate, delle donne che si vestivano da sole, senza aver più bisogno della cameriera per indossare un abito. Quei modelli permisero alle donne di sentirsi libere. Fu in pratica la nascita della donna moderna. I modelli di Coco avviarono una vera e propria rivoluzione del costume.

Ancora oggi alcune delle sue creazioni sono considerate iconiche. Chi, infatti, non conosce la petire robe noire, i gioielli fantasia, i tailleurs dai bottoni dorati o la borsetta matelassée? O ancora chi può ignorare  lo Chanel N° 5? Un profumo che ha segnato un epoca e che ancora è considerato indispensabile da moltissime donne. Quello per il quale così si esprimeva Marilyn Monroe:

Cosa indosso per dormire? Solo due gocce di Chanel N°5.

Una frase rimasta scolpita nell’immaginario collettivo. La stessa Coco in proposito affermava:

Il profumo è l’invisibile, l’indimenticabile, l’ultimo accessorio della moda. Quello che preannuncia il tuo arrivo e che prolunga la tua partenza.

Una vita insomma, quella di Coco Chanel, memorabile. Nata nella miseria e rimasta nella storia come simbolo del gusto e del lusso, ma non di quello smodato, dell’eleganza discreta che è poi la vera eleganza, quella che non si mette in mostra ma che lascia il segno.

E nonostante siano trascorsi cinquant’anni da quel 10 gennaio 1971 la sua partenza non è ancora avvenuta del tutto. Ella è qui, sempre presente nel gusto e nel costume delle donne, anche quelle di oggi

 

 

Fotografie: “Coco Chanel, 1936” by thefoxling is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

Justine Picardie, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Giuseppe Esposito