Nobel per la Letteratura 2020 alla poetessa e saggista americana Louise Gluck
Insegna poesia all’Università Yale di New Haven, Connecticut è stata insignita del Premio Pulitzer per la poesia, del National Book Award per la poesia, del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti. Adesso è suo il Premio Nobel per la Letteratura “per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”.
Parliamo di Louise Glück, nata in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi; il padre, un uomo d’affari, la madre, laureata in francese al Wellesley College, in un’epoca in cui era raro che le donne frequentassero l’università. E’ lei che avvicina la figlia al mondo classico, alla mitologia greca, che l’accompagna nel mondo della poesia.
Louise Glück ha scritto sul rifiuto, sul desiderio, sulla morte, sulla perdita, fallimento delle relazioni, tentativi di guarigione e ripresa ma è questo tutto ciò che conduce alla vita realmente vissuta.
“Ho capito che a un certo punto sarei morta. Quello che sapevo in modo più vivido, più viscerale, era che non volevo morire”, scrive del periodo adolescenziale in cui ha sofferto di anoressia nervosa ed inizia il trattamento psicoanalitico che l’aiuterà a superare la malattia e le insegnerà a pensare, come ella stessa ha affermato.
La poesia entra definitivamente nella sua vita: un corso di poesia al Sarah Lawrence College e dal 1963 al 1965, seminari di poesia alla School of General Education della Columbia University dove conoscerà i poeti Léonie Adams e Stanley Kunitz, da lei successivamente riconosciuti come mentori significativi nel suo sviluppo come poeta. Mentre lavora come segretaria sposa Hertz Jr, da cui divorzierà poco dopo.
La sua prima raccolta di poesie è Firstborn, pubblicata nel 1968 a cui segue un blocco creativo. Insegna al Goddard College nel Vermont e scrive poesie raccolte in The House on Marshland (1975), che molti critici ritengono la sua opera più rivoluzionaria, quella in cui viene rivelata la “scoperta di una voce distintiva”.
E’ la poetessa della natura: in The Wild Iris le poesie si svolgono in un giardino in cui i fiori hanno voce, tra bellezza ed emotività; in Ararat invece,”i fiori diventano un linguaggio del lutto”.
Con la sua poesia si va oltre ” la politica dell’identità come criterio per la valutazione letteraria”, scrive poesie che saranno poi raccolte nel pluripremiato libro Il trionfo di Achille (1985). Di questa raccolta, il poema Mock Orange è paragonato a un inno femminista. Il critico Dwight Garner lo definirà “il libro di poesia americana più brutale e più colmo di dolore pubblicato negli ultimi 25 anni”.
Adesso, il Nobel per la Letteratura 2020.
