Vincenzo Mirra e la sua poesia quantistica

Ci fermiamo oggi, tra cielo e oceani, tra meridiani che passano sulla nostra terra, con il dito che tocca proprio lì, sul mappamondo di un uomo che si divide tra lo spazio e le leggi della natura, nel vero senso della parola. Sono le poesie di Vincenzo Mirra.

Laureato in Scienza e Ingegneria dello Spazio, lavora nel settore delle certificazioni aerospaziali e dirige la Collana Scienze Carmignani Editrice. Uno scienziato che, ama la poesia e l’arte della parola. Poeta e scrittore di narrativa per ragazzi. Ha pubblicato le raccolte di Poesia: Isole Augh!Edizioni; Sursum corda. Ad ovest dei versi Augh!Edizioni; Moleskine. Poesie a matita Edizioni Ensemble. Libri di Narrativa “Il sogno di Bruce. Un viaggio tra le stelle”, racconto poetico-fantastico per Carmignani Editrice. “Viaggio ai confini dell’Universo (e oltre)”, romanzo scientifico. “Dei buchi neri e di altre stelle o quasi stelle dell’Universo”, rubrica di divulgazione scientifica in otto puntante per il webmagazine “Gli Scrittori della porta accanto” (2017-2018).

E’ tra i promotori del progetto di lettura ad alta voce dei libri della collana per bambini “A Marianeve” (Pacini Editore) ed ha partecipato all’ideazione, all’organizzazione ed alla promozione del concorso artistico per le scuole Il sorriso di Marianeve alla Stazione Leopolda di Pisa (2018) per il progetto di solidarietà di GMA onlus per la promozione di progetti educativi scolastici in Africa.

 

Mappamondo

 

Nell’infinita vastità del mare,

isole galleggiano sulle rotondità del globo

e dell’infinita Terra sferica,

ogni punto può essere il centro.

Poeti, esploratori, naufraghi, ammutinati, schiavi, galeotti,

solitari studiosi di scienze naturali,

folli guardiani di sperdute stazioni di mare

e di fari.

Di tutti, l’isolitudine è il mappamondo.

 

 

Paleogeografia

 

Piccolo pianeta azzurro,

primigenio di vita, dal buio cosmico

quattro-virgola-cinque miliardi di anni fa

di roccia e silicati

hai raffreddato la tua scorza granitica

e dei vulcani e dei vapori del fuoco

hai messo un cappello d’atmosfera

e condensato nel cielo tutti gli oceani

versati, per miliardi di anni a pioggia,

e dentro il ribollire sulfureo di questi

nel loro ventre acqueo,

la vita,

fino al cuore di Pangea.

 

 (bozzetto poetico continentale datato 180 milioni di anni fa)

 

Terra

 

Abitiamo un pianeta che si chiama Terra,

d’acqua in tutti e tre gli stati

e di superficie salata di oceani

e di mari, per tre quarti distesa

 

perché Tu dunque Terra

non hai nome d’Acqua?

D’azoto e d’ossigeno avvolta

nel campo magnetico meridiano

e di maree, influenzate dalla Luna

 

perché Tu dunque Terra

non hai pure nome di Cielo?

 

E Tu Terra,

Tu che ruoti il tuo ventre equatoriale

di giorno in notte

e per rivoluzioni d’anni

di stagione in stagione

t’incurvi d’orbite

a miliardi,

tra l’afelio e il perielio

nell’ellisse di una Nana Gialla

di Stella in stelle,

sul braccio a spirale di un guerriero, Orione,

perché Tu, Terra,

non hai nome d’una Rivoluzione?

Abitiamo un pianeta che si chiama Terra,

stranezza cosmica.

 

 

Quattro versi cardinali

 

Mi oriento – quando il Sole sale

sopra l’orizzonte, nel cielo zenitale

che l’ombra è appena un piccolo

puntino – con questi quattro versi cardinali:

 

che l’alba è già stata – e ad Est c’è il passato,

che il tramonto verrà – e ad Ovest c’è il futuro,

e so – nel tronco di tutti i miei giorni,

che il Sud è nei piedi, nudi passanti

come nude radici nella terra

e il Nord lo abbiamo negli occhi – che scrutano le stelle,

come s’alzano nel cielo i sogni

e i rami d’un albero secolare

e scorre la sua linfa gravitazionale

il suo umore

che tiene giù l’ombre per terra

e i sogni, nel cielo, fa orbitare.

 

 

Denata Ndreca