Apice vecchia : alla riscoperta di un mondo rurale perduto.

Non lontano dalla città di Benevento, in quel territorio della Campania conosciuto solo in parte, nel cuore del Sannio, si erge il paese completamente abbandonato di “Apice Vecchia”, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato a sessanta anni fa circa. Due terremoti, a distanza di diciotto anni l’uno dall’altro, l’hanno svuotata della sua popolazione: il sisma del 21 Agosto 1962 e quello del 23 Novembre 1980. Il primo colpì duramente il paese e i danni furono talmente ingenti che il Ministero dei Lavori Pubblici ordinò la totale evacuazione della popolazione, con un trasferimento di massa verso un nuovo sito non lontano da esso. Il secondo lo svuotò interamente dei pochi temerari abitanti che erano rimasti in loco. Ubicata a metà strada tra il Tirreno e l’Adriatico, il nome potrebbe derivare dal termine latino “apex” che vuol dire posto in cima a una collina, ma è più probabile, come afferma lo storico Alfonso Meomartini, che in realtà il suo nome derivi dal romano Marco Apicio, Console chiamato dal Senato a ripartire alcune terre del Sannio. La sua favorevole ubicazione è testimoniata anche dalla presenza di un ponte romano detto Ponte Rotto che era parte dell’antica Via Appia, strada di grande importanza che collegava Roma con la città di Brindisi. Allo stato attuale, percorrere le strette vie e i vicoletti del piccolo borgo sannita, vuol dire letteralmente proiettarsi in un passato non troppo lontano ma in rapido oblio. Le sue case tutte abbandonate, in parte visitabili, lasciano scorgere elementi di arredo e architetture del passato ovunque. Una sorta di moderna Pompei che ci descrive la società della metà dello scorso secolo, nei frammenti di vita ancora presenti in molte case, nei negozi con le scritte fatte ancora a mano, nei bar, nella sala biliardo e in tanti altri ambienti, tutti cristallizzati a quell’epoca. In alcuni di essi si scorgono ancora le vecchie cucine a legna rivestite con le classiche piastrelle bianche, i camini in pietra o in mattoni immancabili all’epoca per riscaldare le fredde notti apicesi. In talune case, poi, si possono trovare le prime cucine a gas e i primi frigoriferi dalla forma bombata agli angoli. Di particolare interesse storico- architettonico sono i portali posizionati lungo le vie più importanti del centro abitato, quelle che si dipartono dall’antico castello (Castello dell’Ettore) risalente all’XI secolo e appartenente a un sistema difensivo del territorio della media Valle del Calore. Essi risalgono al XVIII e XIX secolo, tutti in pietra in parte lavorata, e costituiscono, in linea generale, le porte dei fabbricati. Dalla loro fattura, dalla lavorazione della pietra e da tutti gli elementi modanarti che costituiscono i portali si può dedurre il tenore di vita delle famiglie che abitavano i fabbricati in questione. Si scorgono sulla sommità degli archi i conci chiave, alcuni dei quali, come di solito avveniva, riportano ancora la data di realizzazione del portale o lo stemma araldico della famiglia. Di particolare bellezza sono alcuni conci di spalla (elementi dai quali dipartono gli archi) che, assieme ai conci chiave, sono frutto del lavoro di abili scalpellini e raffigurano a volte animali (un leone) oppure sono semplici ed eleganti modanature. La piazza centrale, il cuore commerciale e vitale del paesino, è la parte più interessante. Su di essa si affacciano palazzine in stile liberty, d’inizio XX secolo, e vari negozi tra cui una grande macelleria con due entrate, una con una scritta più recente, con luce a neon retrostante, e un’altra invece molto più vecchia con la scritta “beccheria” fatta a mano. Nel loro interno si trovano ancora il vecchio frigorifero una serie di ganci dove si appendevano gli animali e un bancone dove si macellavano. A terra un vecchio calendario segna l’Ottobre 1978 e un foglio riporta la pubblicità di un supermercato di allora, risalente all’Aprile del 1980.Sempre sulla piazza sorge un alimentari e il bar, forse il più importante del paese, al cui interno troviamo ancora il bancone e sul retro un vecchio cucinone. La struttura si trova all’interno del palazzo del clinico illustre Orlando Cantelmo, ivi nato nel 1887.Proseguendo il cammino, si scorge un negozio di televisori, quelli grossi in bianco e nero, e non lontano la chiesa più importante del borgo: la parrocchia di Santa Maria Assunta di origine longobarda, chiesa che ha subito numerosi rimaneggiamenti nei secoli. Ovviamente non è visitabile, ma la sua porta socchiusa permette di osservare l’interno. E’ costituita da tre navate con un bell’altare costituito da marmi policromi nella sua parte absidale e sul retro un elemento architettonico di particolare bellezza: un ciborio con cupoletta sorretta da colonne di sostegno con capitelli in stile ionico. Il resto del paese è attualmente sommerso dalla fitta vegetazione per cui il percorso si conclude al castello normanno dell’Ettore. Recentemente recuperato, la struttura era dotata di 4 torri a pianta decagonale, di cui ne restano soltanto due, e ospita al suo interno un museo d’arte contemporanea in cui sono esposti alcuni reperti archeologici. Solo attorno a tale struttura si riscontra un parziale recupero del paese con alcuni ristoranti e un b&b, mentre nel periodo natalizio il borgo ospita un mercatino natalizio e l’evento “Betlemme al Borgo”. Tali manifestazioni risultano, in realtà, una minima iniziativa di rilancio del borgo che avrebbe bisogno di un concreto programma di recupero storico-architettonico, al di là delle numerose promesse degli Amministratori locali. La particolare atmosfera suggestiva del paese sannita è stata nel 2018 l’ambientazione di un film del regista Pippo Mezzapesa, “Il bene mio”, che narra la storia di un paese abbandonato in cui il protagonista, ultimo superstite, risulta essere la memoria del luogo stesso. Sempre tra le viuzze di Apice si svolge la trama di un corto, realizzato cinque anni fa, dal titolo “You Valentine” del regista Marco Sommella. E’ di questi giorni, ancora, il cortometraggio “Appena vedi il mare svegliami” con la regia di Luca Cuomo e un ulteriore film sulla seconda guerra mondiale di Johnny Lambiase e il produttore regista Bryan Basham. Il territorio, infine, beneficerà ulteriormente delle riprese della nuova stagione del programma di genere documentaristico condotto dall’attore Sandro Giordano “Ghost Town” di Rai 5 con ulteriori approfondimenti su Apice Vecchia.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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