“Denata Ndreca”: amore, dolore e mancanza nella poesia de “La ragazza del Ponte Vecchio”
-di Claudia Izzo-
“Quella ragazza che guardava le stelle” ha lasciato la sua Albania ed è giunta a Firenze venti anni fa, divenendo “La ragazza del Ponte Vecchio”. Qui i versi hanno infarcito le sue giornate italiane, i suoi scritti hanno conquistato la critica. Denata Ndreca, poeta dalla grande sensibilità, ci dedica proprio nel suo ultimo “La ragazza del Ponte Vecchio”, (Ensemble Edizioni, giugno 2020), tutta la bellezza dei suoi versi racchiusa in un girotondo di speranza.
Bisognerebbe seminare alberi./ Poi fiori./Poi bisognerebbe prendersi cura di loro./…E poi bisognerebbe dirlo alle stelle- che sono belle…/E baciarsi, e amarsi./
Ma lontani dalla propria Patria c’è dolore di mancanza./ Dolore che odora-di distanza…
E’ il 1997 quando Denata Ndreca perde la sua terra con la guerra civile, poi mano mano gli amici, i parenti vanno via. Si cerca una vita altrove. Lei sa che la stessa sorte forzata toccherà anche a lei. Il libro di poesie di Neruda nello zaino e lo sguardo è volto all’Italia, “Lamerica” dei primi anni ’90, la sua nuova terra da amare. La nuova terra da cui lasciarsi consolare le ferite.
Ed ecco che i ricordi della partenza ritornano prepotentemente nei versi della Ndreca, i ricordi di quella grande emigrazione causano ancora dolore perchè quel cordone reciso continua a far male. Così, in un giorno qualsiasi, ombre in bianco e nero affiorano, ombre grige, come grigio era il mare, come grigia era la giacca di quel padre che da bambina era sempre sembrato tanto forte. I ricordi riportano infatti ad un cielo ed un mare che avevano lo stesso nessun colore.
Al porto di Durazzo, container/e navi sembravano divini /trasportatori di vite, di cuori.
Denata Ndreca scava nella memoria di parole dure a venir fuori, in gola/ appese/ le partenze /… noi albanesi /emigranti senza le valige/
Dolore che odora -di distanza.
Albanese nell’anima, fiorentina nel cuore, Denata cerca in Firenze una madre accogliente, si perde tra corridoi e gallerie, la sua anima vibra in Piazza Santa Croce/ dove Dante canta ancora/ il suo amore senza fine.
A Firenze è tempo di attesa, attendendo chi non arriva mai/… in un piccolo muretto sul Ponte Vecchio,/ dove la gente stupidamente pensa/ di salvare l’amore chiudendolo -/ con un lucchetto…
E diventa struggente il canto di Denata Ndreca nel tratteggiare Firenze durante il lockdown dovuto al Covid 19 in questa primavera 2020. Nasce Cronaca di una Primavera che diventa una video poesia dal respiro internazionale. Denata Ndreca ama Firenze, la sua eleganza e la sua ineguagliabile bellezza, riuscendone costantemente a coglierne la sensuale nudità soprattutto nel periodo del Covid in cui si mostrava vuota e fragile. Non ci sono più amanti ad abbracciarsi in stazione. I sentimenti si perdono in un periodo di vuoto e paura.
Dio che silenzio-Firenze bella mia./ I bambini svuotano le strade,/ le svestono dai rumori…E le stazione dei treni/ registrano nella memoria/ delle assenze/ gli abbracci degli amanti/ le poesie perse/.
Se per la voce poetica di Denata Nndreca le labbra diventano screpolate per l’assenza di baci, l’anima è costretta ad affondare per rimanere viva e non resta che soffocare l’urlo e brindare per un debole battito di cuore.
Denata Ndreca finisce poi con il giocare con la maturità della donna che è diventata associata alla ingenuità della bambina che porta dentro, inventando poeticamente il gioco del “facciamo che”… E nascono così versi tra i più intensi ..
Facciamo che oggi nevica; /io divento terra, e tu ti sdrai su di me./ Facciamo che oggi le strade sono libere, io ti vengo in contro/ mentre tu corri verso di me/ Facciamo che poi/ le strade si bloccano/ e che non possiamo/ tornare indietro/…