Storie di campioni: Bjorn Borg, un computer fatto per il tennis

di Emanuele Petrarca-

Un computer umano, perfetto e preciso in ogni sua componente. E’ questo Bjorn Borg, uno dei più forti giocatori di tutti i tempi. Nel suo bagaglio non ci sono colpi particolarmente appariscenti, nulla che possa suscitare entusiasmo.

Dal suo gioco non si sprigionano esecuzioni spettacolari, nel suo comportamento in campo, caratterizzato da una freddezza glaciale, è impossibile scovare un punto debole ma è palpabile ed evidente l’incredibile capacità di applicazione che gli consente di comandare la palla, di farle attraversare il campo sempre alla medesima velocità e sempre a non più di dieci centimetri sopra la rete.

Borg è il prototipo dei tennisti con il rovescio a due mani: prima di lui ci sono stati altri giocatori con questo tipo d’impostazione ma nessuno è mai stato capace d’imporla spontaneamente al mondo intero come invece è riuscito allo svedese.

Nel suo palmarès c’è di tutto come 109 settimane da n.1 del world ranking, i quattro titoli a seguire nel Roland Garros e i 5 (con 41 vittorie consecutive) di Wimbledon ma è assente un’affermazione agli U.S. Open dove per quattro volte è sconfitto in finale, due volte da Jimmy Connors e due volte da John McEnroe.

Vince gli Internazionali del ’74 un mese prima di compiere 18 anni (è allora il più giovane vincitore della manifestazione) strapazzando Ilie Nastase in finale. Bissa nel ’78 quando agli avversari non lascia che briciole. Solo il Panatta dei giorni migliori lo contrasta in finale ma anche il romano dovrà arrendersi dopo cinque set all’uomo di ghiaccio che nemmeno il caldo sole di quei giorni è riuscito a sciogliere.

Unica pecca una vita privata davvero travagliata dopo il ritiro prematuro dal tennis. Un corollario di episodi che contrastano con quel computer di ghiaccio che appariva sul rettangolo di gioco.

Droga, continue crisi nervose, un contrastato rapporto con la moglie (Loredana Bertè) fino al tentativo di suicidio. Oggi l’ex campione vive una vita più tranquilla e non disdegna di scendere ancora in campo per partite a scopo benefico.

 

 

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Emanuale Petrarca

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