Coronavirus negli USA: intervista al salernitano Ciro Pirone
di Nicola Carrano
Mentre l’Italia ad inizio marzo affrontava la sua battaglia contro il Covid-19, negli Stati Uniti la gravità della situazione ancora non era stata percepita. Donald Trump ad inizio febbraio con la spavalderia che lo contraddistingue, all’indomani del primo caso affermava: “La situazione è decisamente sotto controllo; lo abbiamo praticamente sconfitto, arrivava dalla Cina”.
Per l’amministrazione americana la situazione italiana non è stata da esempio, magari etichettando la stessa con i soliti luoghi comuni e non è stato preso in considerazione che il virus avrebbe potuto avere effetti devastanti anche negli USA. Ad oggi gli Stati Uniti sono il primo paese al mondo per contagi con 307.318 casi e 8.358 morti, una falla nel sistema americano che ha portato al blocco della potenza economica e di conseguenza al rallentamento dell’economia.
Ne abbiamo discusso con Ciro Pirone, direttore dei vini italiani per la Horizon Beverage, una delle più grandi aziende americane di distribuzione alcolici, vini e birre. Ciro, originario di Salerno centro, dopo aver concluso gli studi all’ Istituto Alberghiero, dal 1999 vive a Boston, dove ha perfezionato i suoi studi sul vino alla Boston University e all’International Sommelier Guild e al Wine & Spirits Educational Trust (WSET). Dal 2011 è direttore dei vini italiani con l’obiettivo di supportare la loro presenza in espansione nel mercato della regione del New England. Nel 2017, Ciro ha frequentato il primo corso di certificazione della Vinitaly International Academy negli Stati Uniti presso l’Astor Center, nel cuore di New York City. In seguito a questa certificazione Ciro è stato nominato ambasciatore del vino italiano (Italian Wine Ambassadors – IWAs)
Come state affrontando questa pandemia?
Siamo in casa da 3 settimane con lo stato di quarantena in vigore fino al 4 maggio. Fortunatamente Boston è una città con meno popolazione di New York quindi il rischio contagio è più basso. Si può uscire per necessità ma è meglio restare in casa.
Lavorativamente come si sta affrontando il problema?
Le prime attività che hanno risentito del problema sono state quelle della ristorazione e aggregazione come pub e bar. Non è stata obbligata la chiusura, ma molte attività, vista la carenza di clientela e i costi di gestione alti, sono state costrette a chiudere. A chi è rimasto aperto è stato permesso di vendere alcolici anche al dettaglio (negli Stati Uniti possono vendere alcolici al dettaglio solo i negozi con licenza). La nostra compagnia sta avvertendo la mancata distribuzione di alcolici e vini d’eccellenza come quelli italiani perché ora in questo momento di austerity molti americani hanno riversato gli interessi su alcolici di fascia bassa con costi minimi.
Cosa si sta facendo per tutelare le attività economiche?
La situazione è molto nebulosa e molte aziende stanno utilizzando il metodo “Go fund me”, un sistema di crowdfunding a scopo di lucro che consente alle persone di raccogliere fondi per non fallire. Molte aziende, visto l’assiduo turn over, hanno personale non dichiarato e quindi uno dei problemi maggiori sarà quello di tutelarli. Per chi è in regola, invece, ci sarà l’assegno da 1.200 dollari per tutti i contribuenti con un reddito inferiore ai 75 mila dollari, qui non esiste la cassa integrazione.
E tu come ti sei organizzato?
La pandemia ha fatto annullare tantissimi eventi sul vino, questo era il periodo con un’altissima frequenza di eventi. Per tornare alla normalità, se tutto va bene, ci vorranno non meno di 6 mesi. Per questo ho diversificato il mio lavoro creando webinar per il training degli agenti e organizzando eventi online con i clienti che acquistano i biglietti online tramite piattaforma per le videoconferenze. Un modo alternativo per gustare e imparare nozioni sul vino insieme anche se solo virtualmente.
Nostalgia dell’Italia?
Dovevo tornare ad aprile in Italia per lavoro e partecipare al Vinitaly, ma purtroppo è stato tutto annullato. Il viaggio in Italia mi avrebbe consentito di tornare a salutare i miei genitori a Salerno. E’ solo rimandato, cerchiamo di essere ottimisti.