Le immagini del Covid: i camion di Bergamo

Proviamo ad analizzare alcune fra le immagini che stanno caratterizzando questo periodo storico che nessuno di noi potrà dimenticare facilmente.

Credo che l’immagine dei camion militari che a Bergamo si occupano di “smaltire” le salme che le strutture non riescono a gestire per il sovraccarico di lavoro, sia una delle immagini più iconiche di questa pandemia.

E’ un immagine iconica, non solo perché tragica per quello che ci dice e per quello che racconta, ma anche perché ha in sé alcuni simboli che la imprimono e la fermeranno per sempre nella nostra memoria. Proviamo ad analizzarli.

1-La posizione diagonale dei camion. I camion non sono allineati in orizzontale o in verticale rispetto all’inquadratura. Sono posti in diagonale. Sembra un particolare irrilevante mentre è il principale motivo per cui l’immagine viene ricordata. I camion attraversano dall’estremità in alto sulla destra e scendono verso quella opposta in basso e attraverso in maniera obliqua l’inquadratura: sembrano entrarci dentro. Questa posizione, inconsciamente, attraversa anche il fruitore della foto che ne viene coinvolto.

Ricordiamo che si tratta di una foto fatta con il cellulare per cui non ci interessa l’aspetto tecnico della foto: i contenuti sono molto più aggressivi rispetto alla qualità dello scatto.

L’imperfezione dell’immagine, la sfocatura ed i colori imperfetti la rendono reale e sincera.

2-I colori militari. Oramai il verde militare e le chiazze mimetiche dei teli dei camion non siamo più abituati a vederli in nessun contesto. Il servizio militare è stato abolito da tempo e questi colori non appartengono più alla nostra quotidianità. Invece, rimandano inevitabilmente a scenari di guerra che siamo abituati a vedere nei film, in qualche serie televisiva. Da quando questa immagine ha cominciato a fare il giro del web e dei social network, i giornalisti hanno cominciato ad usare il termine GUERRA. All’inizio della pandemia non si è mai usata questa parola eppure sarebbe stato possibile. Invece questi colori che di prepotenza tutti i media mondiali hanno portato alla ribalta hanno dato una nuova dimensione a quello che stiamo vivendo.

3-La notte. Esistono altre foto riguardanti la tragedia di Bergamo e l’enorme numero di vittime che questo virus sta seminando in giro per il Nord del nostro paese, ma sono foto realizzate di giorno. La più potente, la più inquietante è stata realizzata al buio, di notte.

Richiama inevitabilmente le ancestrali paure che sono insite in ognuno di noi ed è per questo che la ricorderemo per sempre.

4-Il silenzio. Una grande fila di camion, che fanno naturalmente rumore se non fosse altro per i motori accesi. Eppure, questa immagine tutti ce la immaginiamo silenziosa, non pensiamo al rumore. Sentiamo solo il silenzio della notte e del buio, e questo ci inquieta ancora di più ed è un altro motivo per cui ce la fissa nella memoria di questo periodo terribile che siamo costretti a vivere.

Tutto questo per dirvi che, ancora una volta, un’immagine ha più potere di mille parole. In questa foto non c’è solo il dolore di cui siamo a conoscenza, ma è una foto che ci ferisce perché qualora noi non fossimo a conoscenza di quello che trasportano quei camion, è una foto che in ci ferma e ci costringe a riflettere indipendentemente dalle cose che sappiamo. Da sola ci scuote inevitabilmente pur essendo un’immagine tecnicamente piena di difetti, ma non ci interessa. E’ una foto inquietante nonostante tutto ed arriva dritta al cervello e al cuore e comunica più di tante parole.

Umberto Mancini

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