Se l’Orso polare non trova più il Polo

27 Febbraio, Giornata Mondiale dell’Orso polare- di Vincenzo Iommazzo-

La parola Artico discende dal greco “arktos” che significa “orso” ed è proprio in questa regione dell’emisfero boreale che vive e domina l’orso polare, il più grande e conosciuto carnivoro di terraferma esistente sul nostro pianeta.

Nonostante questo, i cambiamenti climatici e l’inquinamento provocati dalle attività umane stanno rendendo sempre più fragile il suo habitat e la sopravvivenza di questa maestosa specie è seriamente minacciata.

Il 27 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Orso polare -International Polar bear Day-  e in questa occasione il WWF Italia lancia l’allarme sul rischio di perdere questo gigante dell’Artico, già classificato fra le specie vulnerabili nelle Liste Rosse della Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Gli orsi polari hanno bisogno del ghiaccio marino per potersi muovere in vasti territori e andare in cerca di cibo, ma se i trend di fusione delle calotte polari e la scomparsa di habitat idonei proseguiranno come negli ultimi decenni, da oggi al 2050 potremmo perdere fino al 30% della loro popolazione. A conferma di questa terribile prospettiva, secondo l’organizzazione Polar Bear International, la popolazione di orsi nella baia di Hudson, vicino alla costa nord orientale del Canada, ha già subito una riduzione del 30% in trent’anni, fra il 1987 e il 2017.

Per assicurare un futuro all’orso polare è necessario prima di tutto lottare contro il climate change, agendo direttamente sulle cause che stanno provocando il riscaldamento globale, principale causa della scomparsa dell’habitat dell’orso polare. Occorre per questo fare pressioni su governi e aziende, puntando sempre più su energie da fonti rinnovabili e tagliando drasticamente le emissioni di CO2 provocate dai combustibili fossili, responsabili dell’effetto serra e dell’innalzamento delle temperature.

In occasione dell’edizione 2020 della Giornata mondiale, il Wwf Italia ha pubblicato diverse curiosità che riguardano questa specie. In primo luogo, gli orsi polari sono considerati mammiferi marini in quanto trascorrono la maggior parte della propria vita ui ghiacci dell’Oceano Artico al  pari di altri cetacei (balene, orche, delfini) e delle foche. In realtà sono neri, ma appaiono bianchi perchè la loro pelliccia è traslucida e riflette il colore della luce; gli esemplari maschi possono arrivare a pesare come circa dieci uomini, fino a 800 chili, per una lunghezza massima di tre metri.Sono nuotatori provetti riuscendo a nuotare ininterrottamente per ore ad una velocità che può raggiungere anche dieci km. orari. Si nutrono prevalentemente di foche di cui sono il terrore, ma anche di carcasse di cetacei, di piccoli mammiferi, uccelli ed uova, ma non sono grandi cacciatori( la proverbiale pigrizia dell’orso sembra fare la sua parte) in quanto meno del 2% della loro caccia ha successo, anche se possono sentire l’odore delle prede fino a diversi chilometri di distanza.

La popolazione mondiale di orso polare distribuita tra Canada, Alaska, Russia, Groenlandia e isole della Norvegia, conta tra i 22.000 ed i 31.000 individui catalogati in 19 specie . Di queste solo una subpopolazione è in aumento, 5 sono stabili, mentre 4 sono in declino. Sulle restanti 9 lo status di conservazione resta sconosciuto, a causa della mancanza di dati scientifici attendibili.

Il WWF lavora da anni per combattere le minacce che stanno affrontando gli orsi polari e per garantire loro un futuro. Il progetto del WWF “Last Ice Area” si riferisce a una delle zone meglio conservate dell’Artico a cavallo tra Canada e Groenlandia e ha l’obiettivo di gestire e tutelare l’area per il benessere e la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche, offrendo loro un rifugio sicuro.

Ognuno può decidere di sostenere i progetti di ricerca, monitoraggio e conservazione sul campo realizzati dal WWF che, come quello citato, sono cruciali per la sopravvivenza di questo grande carnivoro. Per farlo basta adottare un orso polare al link wwf.it/adottaunorso.

Vincenzo Iommazzo

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