“Certo. Alla formazione del personale dovrebbe seguire l’accertamento della qualificazione delle ditte appaltatrici per i lavori sul verde. Oggigiorno si vincono le gare ancora sulla base del massimo ribasso e sulle dichiarazioni apportate dalle ditte, senza alcun obbligo di certificazione.
Ecco quindi che, pur se “sulle carte”, tutto risulta conforme all’ efficienza ed alla specializzazione, nel loro operato queste ditte si dimostrano formate, specialmente nei lavori di manutenzione delle chiome, non da esperti potatori, ma da spaccalegna i quali capitozzano, anziché orientare l’evoluzione della chioma dell’albero, nel rispetto della morfologia e della fisiologia vegetali. Questo negli anni indebolisce l’intera struttura arborea esponendola a seri rischi di crollo improvviso. Non parliamo poi delle capitozzature eseguite su Cedrus ed altre conifere, le quali non riprenderanno mai più la chioma originaria.”

-Parliamo del quotidiano e della gestione del verde cittadino. Come dovrebbe essere effettuata?
“La gestione delle alberate cittadine deve essere organizzata e prevista già in sede di progettazione, ponendo le piante nelle migliori condizioni per sopravvivere nell’ambiente tanto artificioso delle città. Si dovrà, in primis, scegliere un’ottima qualità del terreno e predisporne, al di sotto un efficiente strato drenante, al fine di evitare pericolosissimi ristagni idrici, causa prima di molte forme di marciume radicale. Inoltre il progettista dovrà scegliere materiali di copertura, anche carrabili, come il sistema Cupolex Radici della Pontarolo srl, che garantiscano il necessario scambio fra l’aria tellurica e quella atmosferica, evitando i fenomeni di anossia radicale e di acidificazione del suolo, le cui conseguenze danneggiano anche l’importantissima microflora tellurica, elemento vitale dei terreni coltivati. Il verde pubblico è infatti una vera e propria forma di coltivazione e come
tale va trattato.”
Poi c’è la scelta delle specie arboree…
“Il progettista dovrà saper scegliere le specie arboreo-arbustive più indicate per sopravvivere alle condizioni micro e macro-climatiche presenti nei siti di impianto. Ciò eviterà che le chiome entrino in conflitto con gli edificati ad esse adiacenti, evitando successive e frequenti potature.”
-La manutenzione deve essere comunque prevista. Con quali regole?
“Per ogni specie, l’agronomo saprà definire un elenco di operazioni manutentive, spingendosi fino alla prevenzione delle principali parassitosi e malattie che potrebbero colpire le varie specie, optando per l’uso di fitofarmaci che siano consentiti in ambiente cittadino o utilizzando il “lancio” di insetti antagonisti dei principali insetti o artropodi dannosi.
Il tutto va fatto, quartiere per quartiere, seguendo un piano che rientri nelle disponibilità
economiche destinate dal Bilancio Comunale per la manutenzione del verde.”
-Da architetto e pianificatore quale sono, sono convinta che il verde pubblico e la sua gestionedovrebbero trovare maggiore spazio all’interno degli strumenti urbanistici. Da agronomo territorialista, che cosa ne pensa?
“Sono uno dei fautori del concetto di interdisciplinarietà e di collaborazione fra le principali figure professionali rientranti nel complesso processo di pianificazione del verde cittadino.
Esso va inteso come elemento strutturale delle città, perché offre ecoservizi non altrimenti
surrogabili. Occorre, a mio avviso, strutturare programmi di pianificazione del verde, basandosi sulla quantizzazione degli eco-servizi offerti dalle piante (quantità di ossigeno emesso, di CO2 accumulata, di polveri sottili filtrate, ombreggiamento, aumento del valore economico degli immobili, ecc.) per ogni quartiere della città, basandosi sull’impronta ecologica dei residenti onde mitigarla.”
-Non sempre vi è lo spazio sufficiente per mettere a dimora nuove piante…
”In questi casi si possono prendere in seria considerazione le possibilità offerte dal verde pensile e dal verde verticale. In questi ultimi casi è molto probabile che tali superfici appartengano ai privati, per cui occorrono politiche in grado di incentivare i già esistenti Ecobonus. Potrebbero essere aggiunte altre misure premiali come detrazioni fiscali per coloro che adottano verde perché, anche se gli interventi sono di natura privata, offrono ecososervizi utili all ’intera cittadinanza.”