Intervista a Matteo Saggese
Il 2020 è iniziato alla grande in fatto di musica ed eventi culturali a Salerno. La mostra fotografica su David Bowie a Palazzo Fruscione è stata l’occasione per avviare una serie di eventi ed incontri paralleli e collegati che hanno dato lustro alla scena musicale e culturale salernitana.
Sicuramente il concerto più appassionante che si è tenuto in città è stato quello che ha visto l’esibizione di Matteo Saggese con una vera super band. Una serata che i presenti ricorderanno a lungo. Ed è proprio con Matteo Saggese, artista salernitano e autore di alcuni capolavori della canzone italiana, scritti per conto di Zucchero, Mina, Giorgia e Renato Zero, con il quale abbiamo parlato, per conoscere meglio l’uomo, l’artista e la sua musica.
Da Salerno a Londra è un bel salto. Cosa è accaduto, Salerno non ti bastava più e sei andato alla ricerca di nuovi stimoli in un luogo che ancora oggi, per molti musicisti e appassionati, è un mito?
Il mio sogno era di andare a studiare al Berkley College of Music a Boston, mi ero diplomato in pianoforte e allora non esistevano scuole dove studiare jazz o altra musica che non fosse musica classica (era il 1987) così decisi, data la povera conoscenza dell’inglese e la poca disponibilità finanziaria, di provare a Londra dove sapevo c’era modo di lavorare. Volevo starci giusto il tempo di fare un po’ di pratica d’inglese e due lire e poi andarmene a Boston. Invece mi si aprì un nuovo mondo, una nuova cultura, nuova musica. Cominciai a suonare generi diversi e a scrivere canzoni e Londra mi rapì… e ne sono ancora rapito dopo 33 anni.
Come ti sei formato musicalmente. Quali artisti e quali generi musicali sono stati importanti nella tua storia di artista. Forse il jazz su tutti?
Le mie prime influenze sono state il Jazz, il Rock, il Funk, la Soul Music e tanti altri generi musicali, ma tanto devo anche alla musica classica che ho studiato grazie al supporto dei miei genitori, a cui devo molto per aver supportato la mia scelta. Ho cominciato le mie prime esperienze professionali suonando nei night, nei piano bar e le feste di piazza, poi sono arrivate le prime tournée… Per quanto riguarda gli artisti che hanno accompagnato la mia formazione di certo Bill Evans, Keith Jarrett, Oscar Peterson, ma anche Jimi Hendrix, i Genesis, i Gentle Giants, Crosby Still Nash and Young, Johnny Mitchell, Bach, Chopin, Debussy, e tanti altri, troppi per nominarli tutti.
Però vorrei nominare Angelo Cermola che è stato un mentore per molti musicisti salernitani. Angelo era un musicista unico e raro, era avanti in tutti i sensi e ci ha guidati sia musicalmente che umanamente. Io ebbi la fortuna di frequentarlo per un paio di anni e mi aprì la mente non solo musicalmente.
Matteo Saggese pianista, compositore, arrangiatore, autore, produttore… tanta roba. In quale di questi ruoli ti riconosci meglio?
Mi piacciono tutti anche se suonare il piano è quello che mi da più piacere. Tutto è cominciato da lì. Poi sono arrivate le canzoni, le produzioni ed il resto.
Tu sei autore di molte canzoni scritte per grandi interpreti come Giorgia, Mina, Zucchero. Per quest’ultimo hai scritto un vero capolavoro della musica italiana, Diamante. Come è nata questa canzone.
Diamante è stata la mia prima canzone, gli inglesi la chiamano “beginners luck” (fortuna dei principianti), io e Mino Vergnaghi mio partner (and best friend) per decenni, scrivemmo quella che poi diventerà Diamante per un artista che non apprezzò, poi grazie a Michele Torpedine arrivò nella mani di Zucchero di cui era manager. Ci chiese se poteva fare delle modifiche ed usarla per il suo album (Oro,incenso e birra). De Gregori scrisse il testo e così nacque Diamante… in seguito abbiamo scritto anche Di sole e d’azzurro per Giorgia e Succhiando l’uva per Mina.
Torni spesso a Salerno, recentemente con un concerto al Teatro Augusteo per l’evento live Come back for David and children addirittura con una vera super band, ma anche per il festival Alburni in musica, di cui sei ideatore e direttore artistico. Quali sono le tue impressioni sulla Salerno di oggi, alla luce della tua esperienza internazionale.
Si questo concerto del 10 Gennaio all’ugusteo è stato un highlight della mia carriere per il supporto e l’affetto ricevuto, grazie all’invito di Marco Russo di Tempi Moderni ed Anna Maria Alfani di Open Oncologia Pediatrica mi hanno dato l’opportunità di raccontare una parte del mio percorso musicale.
Salerno è stata ed è a mio avviso una città ricca di musica e musicisti. Non conosco bene la nuova scena musicale salernitana ma so che è ricca di talenti. Rimane la New Orleans italiana per varietà di musicisti e generi musicali… Salerno per me è stata sempre grande fonte d’ispirazione..
Spesso mi dicono che in Italia (quindi non solo a Salerno) i rapporti tra musicisti non sono sempre “idilliaci”. Sembra che tra colleghi serpeggi una certa diffidenza quando questa non si trasforma in una certa invidia e questo rende difficile qualsiasi collaborazione. Credi sia vero? A Londra è diverso?
Credo sia un problema non solo salernitano, fa parte dell’essere umano. Cambiano alcune dinamiche perché Salerno è una città di provincia e Londra una grande metropoli. Di certo a Londra, in generale, c’è molto più rispetto e civiltà nei rapporti umani, c’è molta più apertura mentale e meno divismo fra i musicisti ed il modo in cui si pongono, vale anche per quelli affermati.
Per esempio quando arrivai a Londra 33 anni fa suonavo in un piccolo ristorante a Soho ed una sera entrarono Bono, The Edge ed il loro manager Paul Mc Guiness, Bono si avvicinò e ci chiese se poteva unirsi a noi per divertirsi e cantò per 20 minuti un pezzo latino di cui non ricordo il nome (The Edge ballava!!!) Alla fine ci ringraziò e ci invitò al loro tavolo a bere un drink… in Italia ho seri dubbi che possa accadere una cosa del genere.
Parliamo di Loco Ironico che trovo un progetto molto interessante. Come è nato il gruppo?
Loco Ironico è il frutto di 30 anni di amicizia e di musica insieme con Joe Cang, un musicista ed un amico unico e raro… Abbiamo scritto un’infinità di canzoni ed inciso parecchi dischi prima di decidere di creare Loco Ironico, dove mettiamo in pratica, e solo per la gioia ed il piacere di farlo, le nostre esperienze di musicisti, writers e produttori. Joe scrive dei testi profondi ed ironici ed è un musicista enorme, ex bassista degli Scritti Politti ai tempi d’oro, autore per gli Aswad, Darryl Hall e altri, ha una carriera come pochi “artist in the UK”. Ci divertiamo molto (quando non litighiamo per i mixes!). Abbiamo all’attivo 2 album Carpe afternoon e Mambo Gumbo ed un EP di covers The Covers che abbiamo realizzato per fare un nostro piccolo tributo ad artisti o pezzi che amiamo, nello stile Loco Ironico. Abbiamo già scritto una buon parte del terzo album, ma non abbiamo ancora deciso quando registrarlo, non abbiamo fretta….
La produzione di musica negli ultimi dieci anni è radicalmente cambiata (e di conseguenza il mercato) nella quale domina ormai il rap. Non ti sembra che la musica prodotta, con le dovute eccezioni ovviamente, sia tutta appiattita ed uguale?
Noi di una certa età guardiamo il nuovo con sospetto. Si comincia a vedere il nuovo come un appiattimento, mancanza di sostanza e quant’altro, succedeva pure ai tempi di Beethoven, alcuni critici lo definirono “leggero” alla presentazione di non ricordo quale sinfonia, non che voglia fare paragoni con il rap di oggi che conosco poco, ma credo che sia un momento di transizione. Può succedere che nel cercare nuove idee e nuova musica debba passare un po’ di tempo. Questo momento è un passaggio dovuto, come il cambiare delle stagioni: dopo l’inverno arriva sempre la “primavera”… speriamo!
Per concludere, che progetti hai per l’immediato futuro? Curerai anche quest’anno una nuova edizione del festival?
Continuare a cercare di diventare un musicista ed un uomo migliore ed attraverso la musica ed il buon l’esempio fare la mia parte. Spero di trovare il tempo di registrare presto il terzo album di Loco Ironico e con il mio amico Phil Palmer sto scrivendo per il nuovo album di Renato Zero (nel precedente abbiamo scritto insieme due brani La Vetrina e Figli Tuoi). Per quanto riguarda il festival Alburni in Musica nonostante il grande successo delle prime tre edizioni non ho il supporto necessario per poter continuare al momento, almeno che qualcuno si faccia vivo. Ho comunque tante richieste per altri eventi e dopo l’esperienza salernitana mi auguro di poter dare il mio contributo attraverso la musica per cause nobili e per fare cultura a Salerno, la mia città natale che porto sempre nel cuore.
Nicola Olivieri
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