Da grazioso laghetto a bomba ecologica
Una cava sversatoio abusivo di rifiuti- di Vincenzo Iommazzo-
Ha fatto il giro del web un allucinante video che mostra un gommone con quattro vigili del fuoco a bordo che, a colpi di remo. tentano di farsi largo tra un tappeto di rifiuti di ogni tipo, sulla superficie di un laghetto che, adeguatamente tutelato, avrebbe potuto costituire una attrazione ambientale del Parco Regionale del Partenio in cui è inserito.
Si tratta della cava “Giglio” dismessa da tempo in comprensorio di San Felice a Cancello, nel Casertano, diventata un vero e proprio lago profondo dieci metri che ingoiava rifiuti e veleni da circa vent’anni, senza che mai nessuno avesse denunciato lo scempio.
L’operazione di controllo, avviata in seguito ad una denuncia, è stata ordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha posto sotto sequestro l’area, grande complessivamente 15mila metri quadri, e ha delegato per le indagini la Polizia Metropolitana di Napoli, per accertare la provenienza dei rifiuti e eventuali reti di complicità.
La superficie si è presentata ricoperta da carcasse d’auto, lavatrici, lavastoviglie, plastica, pneumatici, materiali di risulta e amianto, mentre sul fondale melmoso dove la visibilità è quasi nulla, i vigili del fuoco hanno dovuto impiegare telecamere per effettuare le riprese che sono al vaglio degli inquirenti. Al sopralluogo hanno partecipato anche i tecnici dell’Arpac, che analizzeranno i campioni d’acqua prelevati al fine di accertare la presenza di sostanze tossiche e verificare se le falde acquifere sottostanti siano state inquinate.
Non è mancato l’ormai quasi usuale contorno di violenza ai danni di un cronista aggredito e di un operatore TV, preso a pugni dal figlio del proprietario dell’azienda di trasporto che ha sede all’interno della cava, prontamente bloccato e identificato dalla Polizia Metropolitana.
La clamorosa scoperta di qualcosa di vergognoso senza precedenti, dimostra che va rafforzata la vigilanza e il monitoraggio di quanto accade nella cosiddetta “Terra dei Fuochi” (e non solo) per spezzare la catena di insensibilità, complicità e connivenze, causa non ultima di terrificanti danni all’ambiente e alla salute dei cittadini.
