Cappadocia, i Camini delle fate, Hierapolis e Pamukkale
-di Maria Gabriella Alfano
La Cappadocia, regione vulcanica dell’Anatolia centrale ha un fascino indescrivibile. Sono, in compagnia degli amici con cui sto condividendo il viaggio, a 1200 metri di altezza, su un altopiano da cui si gode un paesaggio in cui la natura si fonde armoniosamente con le trasformazioni impresse dall’uomo.
Il sito, costituito da formazioni geologiche di tufo calcareo, nel corso del tempo è stato modellato dall’erosione. Il tufo è un materiale sufficientemente morbido per essere lavorato dall’uomo per costruirvi abitazioni ed edifici religiosi scavati nella roccia.
Il tour è particolarmente interessante perché abbiamo una guida molto competente: Tolga, docente di archeologia che parla benissimo l’italiano.
Straordinari sono i “Camini delle fate”, pinnacoli di tufo calcareo creati da un’erosione lunga milioni di anni, scavati sapientemente dagli abitanti per ricavarne chiese, complessi monastici, piccole abitazioni.
E poi la Città sotterranea di Kaimakli con i suoi cunicoli che si spingono ad oltre 50 mt sotto il livello del suolo, destinata ad ospitare, in caso di pericolo, numerosissime persone e animali. Una volta fuori godiamo di un paesaggio incontaminato in cui lo sguardo si perde.
Tolga conduce il nostro gruppo alla città romana di Hierapolis. Dopo un percorso in salita tra ginestre e papaveri rossi, giungiamo al bellissimo anfiteatro che domina la valle.
Più in basso le sorgenti di acqua calda di Pammukkale che sgorgano tra le rovine e scendono a valle formando terrazze degradanti. Piscine termali ricche di minerali che attraggono numerosi visitatori. Il travertino, influenzato dai depositi calcarei, è di un bianco abbacinante e contrasta con l’azzurro delle acque e del cielo.
