Il Giappone e le smart city

Diario di bordo- di Maria Gabriella Alfano-

Nel corso di un viaggio in Giappone, ho visitato Tokyo, Kyoto, Osaka, importanti e popolose città. In particolare mi ha sorpreso Tokyo che, nonostante gli oltre 15 milioni di abitanti, offre un’ottima qualità della vita. Merito dell’offerta di servizi e dell’attenta organizzazione degli spazi e delle funzioni che dovrebbero essere prese a modello da altre metropoli del Pianeta.

Per la prima volta nella storia dell’umanità la maggior parte della popolazione mondiale vive oggi nelle città. L’effetto calamita è crescente ed appare inarrestabile. Nel corso della giornata ai residenti abituali si aggiungono i tanti che arrivano per lavorare, per studiare, per fare shopping, per divertirsi o semplicemente per passeggiare, attratti dalla magia delle strade e delle piazze brulicanti di vita, dalle luci sfavillanti con cui si addobbano la sera.

La città contemporanea deve offrire a questo popolo vario e multietnico accessibilità, spazi abitativi, attrezzature, servizi capaci di adeguarsi velocemente al mutare dei bisogni. Deve essere pronta a cogliere e recepire le esigenze della società, adattando la propria morfologia ai nuovi modi di essere famiglia, di lavorare, di trascorrere il tempo libero, di spostarsi fisicamente o in rete, di comunicare.

Deve insomma essere una smart city, una città  intelligente, dotata di servizi e di spazi flessibili e dinamici, capaci di coniugare innovazione, ambiente e qualità della vita.

Come applicare questo modello virtuoso -che ho sperimentato a Tokyo- alle città del nostro Paese, rispettando tuttavia le espressioni della nostra storia?

Sicuramente va tutelato il patrimonio storico e artistico dei nostri centri antichi. Va evitato ulteriore consumo di suolo, puntando  sul riuso, sulla riqualificazione e sull’innovazione tecnologica dell’edilizia realizzata dal  dopoguerra ai tempi recenti, il più delle volte dettata da operazioni speculative e di rivalutazione della rendita fondiaria. Un’edilizia non rispondente alle norme sismiche ed idrogeologiche nè a quelle sul contenimento energetico o sugli impianti.

E’ importante occuparsi delle periferie urbane, contrastando ogni fenomeno di sprawl. Riprogettare i quartieri, ripensare gli spazi pubblici, in un grande processo di trasformazione condivisa e di coesione sociale.

L’obiettivo è un organismo policentrico, caratterizzato da identità locali forti e riconoscibili, di quartieri dotati di propria autonomia, ma al contempo inseriti in un sistema di relazioni e di reciprocità tra cittadini, istituzioni, organizzazioni. Organismo in cui prevalgano i valori della solidarietà e della partecipazione.

Per offrire risposte adeguate, il piano urbanistico inteso in senso tradizionale non basta. E’ necessario andare oltre, promuovendo progetti urbani condivisi, che interpretino i bisogni della collettività e ne migliorino la qualità della vita.

Un piano che guardi al “nuovo” senza trascurare i valori della memoria, proponendo un disegno complessivo dell’ambiente costruito in cui  la comunità locale si riconosca.

 

Maria Gabriella Alfano Maria Gabriella Alfano

Maria Gabriella Alfano

Architetto con specializzazione in pianificazione urbanistica, giornalista. Ha lavorato per molti anni nel settore pubblico occupandosi di piani, progetti e opere strategiche. E' stata presidente dell' Ordine degli Architetti di Salerno, direttore del trimestrale progetto "Progetto". Commissaria delle Riserve Naturali Foce Sale Tanagro e Monti Eremita Marzano e componente del Consiglio direttivo di Federparchi. E' presidente dell' Associazione Culturale L'IRIDE di Cava de' Tirreni. Viaggia spesso in tutto il mondo. Sposata, due figli, vive con il marito Pietro e due gatti.

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