Franco Di Mare a Salerno: “La più bella presentazione che abbia mai fatto”
Quando le parole diventano magia- di Claudia Izzo
“Errori, bugie, imprecisioni, inganni: non erano che porte girevoli dalle quali entrare e uscire, in un infinito gioco delle parti…il verosimile sostituiva il vero…” Si parla di magia nell’ultimo romanzo “Barnaba il mago” (Rizzoli) presentato da Franco di Mare alla libreria salernitana Imagine’s Book di Luca Morra e Rosario Casolaro, in sinergia con l’Associazione “Contaminazioni”, forse perchè, come ha detto il giornalista napoletano, scrittore e conduttore televisivo, volto amato di UnoMattina, “la ricerca della felicità passa attraverso piccole magie quotidiane”. E magica è stata anche l’atmosfera creatasi grazie alla voce di Diana Ronca e alla musica di Claudio De Bartolomeis che hanno proposto antiche canzoni napoletane. A impreziosire il tutto, la lettura teatralizzata della bravissima Mimma Virtuoso e della vulcanica Gilda Ricci, accompagnate dal mandolino suonato dalla giovanissima Alessia Di Maio, allieva del Liceo Alfano I di Salerno. A chiudere la serata le dolcezze della Pasticceria Svizzera di Salerno, sponsor ufficiale dell’associazione culturale Contaminazioni, insieme alla Distilleria Russo di Mercato San Severino
“La più bella presentazione che abbia mai fatto” ha affermato il giornalista che ha incantato le oltre cento persone accorse. Parole, poesia, pillole di saggezza, dolci note, atmosfere.
“Io credo che esista un’armonia generale che tiene insieme l’universo, le stelle e le vite di ciascuno di noi. E credo che quest’armonia sia composta dai nostri destini, ma anche dalla nostra forza, dalla nostra volontà e dalla nostra passione ” dice il protagonista del romanzo, il Mago Barnaba, attraverso la penna dell’autore,-“Quando una o più forze smettono di lavorare meglio o confliggono tra loro, quest’armonia si rompe e nascono i problemi. Ecco io sono il meccanico che interviene a cercare di riparare la macchina che ha perso colpi…” E quando qualche duro colpo è arrivato anche nella vita del giornalista, egli si è affidato al ricordo del “metro della sarta”: capire attraverso i centimetri del classico metro da sarta, quanta vita è trascorsa e quanta ne resta ancora da vivere. E’ allora che Franco Di Mare ha capito di doversi rialzare e superare tutto con la curiosità della spigola, lui, orgoglioso figlio di un “ostricaro”, che nella vita sognava di scrivere, riuscendoci egregiamente, come dimostrano i suoi tanti lettori, perchè la sua penna è in grado di tratteggiare sfumature.
La magia ha dunque fatto da sfondo alla narrazione di Bauci, di questo luogo immaginario che affonda e sue radici nell’opera di calviniana memoria dove dall’alto di una piattaforma sostenuta da trampoli i cittadini contemplavano “affascinati la propria assenza”. Nel romanzo di Di Mare, invece, i personaggi contemplano il mare e vivono la loro vita. Si, perchè Bauci è un paese immaginario della divina costiera, già presente nei precedenti romanzi della trilogia. Qui, la venuta di un mago, l’imprevisto appunto, sgretola la quotidianità delle anime del borgo, del prete che somiglia a Balotelli, del sindaco, della “verdummara”, de ” u’ professò”, della perpetua, dell’operatore ecologico, abitanti di un vero presepe dove tutti hanno un loro posto , in questo luogo “paradiso dei diavoli”, il cui nome ricorda un altro romanzo dell’autore.
Avere Franco di Mare a Salerno, ha significato conoscere un pò la persona dietro il personaggio: simpatico, affabile, caloroso con il suo pubblico fedelissimo. Un napoletano prima di tutto dal grande cuore, lui che, trentacinquenne inviato di guerra nell’inferno della Bosnia, non ha esitato, dopo essersi innamorato di una neonata, a prenderla in affido e portarla in Italia con sé. Oggi sua figlia Stella è ormai una donna e a lei è dedicato il suo libro del 2015 “Non chiedere perché”, edito dalla Rizzoli, a cui ha fatto seguito la fiction “L’angelo di Sarajevo” di Beppe Fiorello.
Un incontro, quello con Di Mare, che ha significato un tuffo nell’autenticità di un animo napoletano parlando di sogni, perché, come egli stesso afferma nel romanzo, ” sono poi la sola cosa, benché intangibile, su cui valga la pena di costruire”.
