Questo non è calcio
SalernoNews24.it- Sport-di Emanuele Petrarca-
È ormai ovvio che questo non è calcio. Lo sport più amato e popolare d’Italia non è mai stato solo un semplice “gioco” nel nostro Paese, ma gli episodi che si sono verificati durante l’anno dimostrano quanto il calcio si stia trasformando in un pretesto, sia politico, che sociale, per fare guerriglia.
L’unico scopo è fare guerriglia.
È innegabile come, sul campo, nel 2018, dopo il disastro della mancata qualificazione della nostra nazionale ai mondiali in seguito all’ eliminazione per mano della Svezia nel 2017, il calcio italiano abbia subìto una trasformazione in positivo che sta facendo ben sperare gli appassionati nel poter rivedere la “Serie A” e le sue squadre di nuovo protagoniste nel panorama calcistico.
Abbiamo assistito all’ arrivo di uno dei due più grandi giocatori di questo secolo, Cristiano Ronaldo, al ritorno in Serie A del pluripremiato allenatore Carlo Ancelotti, alla guida del Napoli, e agli elogi allo stile di gioco e alle tattiche dei due allenatori toscani Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri. Ci sono tutte le premesse per vedere di nuovo una squadra italiana vincere una delle massime competizioni europee, che sia la Juventus o la Roma in Champions, o che sia il Napoli, l’Inter e la Lazio in Europa League.
Eppure, il calcio italiano viene infangato e discriminato a causa dei soliti problemi a cui nessuno riesce a porre rimedio. Senza tifosi e senza tifo, il calcio non esisterebbe, ma una parte, piccola o grande che sia, di questo tifo sta spingendo lo sport più bello del mondo nel baratro. Inter-Napoli è solo l’ultima di una serie di partite durante la quale si finisce a parlare più di quello successo fuori dal campo che di quello che è successo all’ interno del rettangolo di gioco. È solo l’ultima di una serie di eventi che dimostra l’esistenza all’ interno di ogni tifoseria organizzata di un nucleo di “tifosi” spinti dall’ odio, dall’ ignoranza e dalla disinformazione. Il 2018 calcistico, fuori dal campo, è stato un anno altamente contraddittorio.
Ci siamo ritrovati a piangere la morte del difensore e capitano della Fiorentina Davide Astori, ricordando, giustamente, i suoi valori e la voglia di costruire un calcio fatto di passione e di sana rivalità e competizione. Al vedere le stesse persone che si dicono e si credono supporters della Fiorentina, quando in realtà sono “non-tifosi” e non rispecchiano minimamente i valori né della squadra verso la quale dicono di fare il tifo, né i valori del calcio, inneggiare e godere ricordando la morte di Gaetano Scirea, difensore e capitano, oltre che simbolo della nazionale, proprio come il citato Astori.
Abbiamo sentito almeno un ora di ululati razzisti da parte dei “non-tifosi” dell’Inter nei confronti di Kalidou Koulibaly perché ha un colore di pelle (e di maglia) diverso. Ed è paradossale come coloro che inveivano contro il difensore del Napoli siano gli stessi che hanno gioito nel vedere Asamoah salvare sulla linea un gol già fatto di Zielinski o indignarsi nel vedere Keità Balde colpito da Insigne. Paradossale perché sia Asamoah che Keità sono dello stesso colore di pelle di Koulibaly.
È incredibile come questi “non-tifosi” siano riusciti a far chiudere San Siro per due partite (tre per quanto riguarda la Curva Nord dei tifosi nerazzurri) a causa di “cori razzisti” quando proprio la squadra a cui dicono di fare il tifo e che dicono di “conoscere” nacque con lo scopo “di facilitare l’esercizio del calcio agli stranieri residenti a Milano e diffondere la passione fra la gioventù Milanese”. Purtroppo gli esempi sono tanti: striscioni da parte di un gruppo di “non-tifosi” juventini ad inneggiare Superga quando la storia bianconera ricorda con tristezza le vittime dell’Heysel, o viceversa per i “non-tifosi” del Toro. Giocatori di colore come Matuidi, Boateng e altri etichettati con vergognosi ululati. Il calcio è nato come strumento di coesione eppure ci sono persone che preferiscono organizzarsi per organizzare imboscate fuori lo stadio contro i supporters della squadra avversaria per picchiarsi, odiarsi, uccidersi.
Il calcio italiano è malato e la colpa è di individui ignoranti che di calcio non sanno proprio nulla, mentre il tifo, quello vero e sano, fatto di cori di supporto e di “sfottò” agli avversari prega a gran voce che il “vero” calcio venga al più presto salvato.
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