Il Tribunale di Salerno: una delle ultime opere del Ventennio Fascista

Culturaurbana-di Daniele Magliano-

 

 

 

 

 

 

Fin dai primi anni del XX secolo, si affrontava a Salerno un lungo dibattito sulla necessità di  un edificio che riunisse gli uffici del Tribunale civile e penale, della Pretura e della Corte d’assise. A tal proposito il 27 maggio 1911 il “ Giornale della Provincia”  pubblicava un articolo su un  progetto del futuro Palazzo di Giustizia, firmato Ing. Domenico Lorito.

Il progettista prevedeva la realizzazione di un  Tribunale caratterizzato da elementi architettonici in stile ancora ottocenteschi accompagnati da figure allegoriche in cemento. Si ipotizzava anche l’eventuale collocazione dell’immobile ovvero nella parte orientale del Capoluogo su un’area che era stata, fino alla seconda metà dell’800, di proprietà della Mensa Arcivescovile di Salerno, denominata Orto Ringo. L’area in questione è visibile in una planimetria custodita nell’Archivio Storico del Comune di Salerno, realizzata dall’Arch. Casalbore nel 1872 in occasione del passaggio di proprietà al Comune di Salerno conseguenza di una donazione effettuata da parte del Re d’Italia Vittorio Emanuele II. Il terreno era posizionato tra la strada, a nord, denominata “ Nuova Strada da Portanova alla stazione ” l’attuale Corso Vittorio Emanuele e, a sud, la Strada delle Calabrie, l’attuale Corso Garibaldi.

Il suolo, di cui si conservano anche numerose foto dell’inizio del secolo scorso, era ben evidenziato e contraddistinto dal n° 72 ( Mercato) in un’altra planimetria della città di qualche anno dopo (1912) anch’essa  preservata nell’Archivio Storico del Comune di Salerno. Tale luogo era denominato Piazza Mercato in ricordo di un’antica Fiera che si teneva proprio in quell’area orientale della città, nel periodo del Santo Patrono  San Matteo, il così detto Mercato vaccinico tenutosi fino agli albori del XX secolo. Tuttavia il progetto dell’Ing. Lorito non giunse a compimento per il sopraggiungere della prima guerra mondiale e per varie problematiche direttamente legate al progetto stesso. Solo nel 1929, in piena epoca fascista, grazie ad un programma di “ Opere Pubbliche Straordinarie ” come la realizzazione del Campo sportivo ( il Littorio ) o del Palazzo di Città, anche il Palazzo di Giustizia trova la sua collocazione tra le priorità urbanistiche come si evince da un articolo apparso sul giornale “ Idea Fascista” del 25 Aprile 1931 (da Biblioteca Provinciale)

L’ inizio dei lavori del Palazzo di Giustizia ebbe luogo il 21 Aprile dello stesso anno con la presenza di tutte le autorità militari e religiose dell’epoca.

Il progetto fu affidato all’Ing. Camillo Guerra ( Ingegnere Capo dell’Ufficio Tecnico Comunale ) mentre l’impresa aggiudicatrice fu affidata all’Ing. Arturo Carola con un appalto che ammontava a tre milioni e mezzo di lire. Si prevedeva un edificio da collocarsi nello stesso luogo ipotizzato dall’Ing. Lorito venti anni prima, con un ingresso principale a mezzoggiorno caratterizzato da un’ampia scalinata semicircolare con, al centro, la statua della Giustizia. Il prospetto era scandito da grandi colonne doriche e chiuso da un cornicione sormontato da varie iscrizioni e gruppi scultorei angolari. Per ridurre il dislivello presente tra le due strade parallele ( Corso Garibaldi e Corso Vittorio Emanuele ) Guerra creò un grosso basamento.

All’interno dell’edificio si trovavano due cortili attorno ai quali si distribuivano, tramite corridoi, tutti gli uffici. I lavori proseguirono, con molti rallentamenti, fino al 1934 sotto la direzione dell’Ing Guerra. Proprio in quell’anno, con la riforma della Finanza locale, la costruzione dell’edificio passò dall’Amministrazione Comunale al Real Genio Civile che, tuttavia, volle modificare il  progetto iniziale del Guerra. Il disegno, dunque, fu trasformato dal tecnico dell’Istituto del Genio Civile, l’arch. Guido Guercia che insieme all’Ing. Giuseppe Bottiglieri seguì anche la cantieristica. L’appalto passò all’impresa edile  di Davide D’Aiello.

Il progettista rinunciò alla scalinata monumentale, trasformò le due corti interne in una unica più grande, lasciò il basamentale che superava il dislivello tra le due strade e sui prospetti  volle realizzare un ordine di grandi colonne non più doriche ma con capitelli  ionici, accompagnate da una serie di finestroni sormontati da frontoni triangolari. L’ingresso principale contemplava un atrio interno con una scala a doppia rampa.  La chiusura dell’edificio si presentava con un cornicione sul quale poggiava un attico. Il palazzo, come attestano numerose foto d’epoca, era quasi completato già nel 1936. Il 25 Giugno del 1939 il Tribunale fu inaugurato alla presenza del Ministro di Grazia e Giustizia Arrigo Solmi e di tutte le Autorità locali. Diversi giornali dell’epoca testimoniarono l’evento, tra i quali il “ Popolo di Roma ” che espose minuziosamente l’inaugurazione in due ampi articoli (da Biblioteca Provinciale). Lo stesso è ben documentato da alcune foto prevenienti dall’Archivio Documentale e Fotografico del Comune di Eboli ( EBAD), Fondo Gallotta, presso la Biblioteca Comunale S. Augelucci, dove sono immortalati momenti salienti della visita di Arrigo Solmi appunto in occasione dell’inaugurazione del Palazzo di Giustizia.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

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