Pietro Barliario: Alchimia, Leggenda e trionfo della Fede
Culturaurbana-di Daniele Magliano-
Tra le tante antiche leggende della città di Salerno, alcune di esse si focalizzano su di un personaggio in particolare : Pietro Barliario, vissuto tra l’XI e il XII secolo, figura particolarmente misteriosa di cui si conservano poche informazioni storiche. Molto vicino alle scienze occulte, il suo nome è legato alla costruzione dei ponti medioevali, l’antico acquedotto posto a oriente del centro storico, che Pietro realizzò in un sol giorno grazie alla complicità del demonio e per questo oggi definiti : Ponti del Diavolo.
In realtà, molto verosimilmente la costruzione della struttura risale alla fine del IX secolo d.c. allorquando il vicino Monastero di San Benedetto, posto nel cuore dell’area dell’Orto Magno, iniziò a utilizzare il suddetto acquedotto monumentale per l’approviggionamento idrico. Proprio nel medioevo, grazie alla particolare orografia del territorio, a Salerno vi era già un articolato sistema di distribuzione delle acque diviso in 3 direttici : la prima era quella posta ad ovest che seguiva il torrente Fusandola intercettando la sorgente Acquarola, la seconda captava le acque dalle pendici del monte Bonadies, la collina del Castello, e la terza, posizionata a est, convogliava le acque del torrente Rafastia passando per l’area a oriente dell’antica città denominata Orto Magno fino a raggiungere Porta Nova. Quest’ultimo ramo risulta essere proprio coincidente con l’attuale via Arce.
I “ Ponti del Diavolo ” sono contrassegnati da una serie di archi a sesto acuto ribassato d’influenza araba realizzati con travertino lavorato con conci quadrati legati con malta ed elementi in laterizio. Allo stato attuale l’antico acquedotto, purtroppo, è mortificato dalla cementificazione oltraggiosa degli anni passati, quasi completamente inglobato com’è dall’urbanistica selvaggia poco rispettosa dell’antica e preziosa opera. Gli storici restano piuttosto incerti sull’effettiva attribuzione dell’opera a Pietro Barliario, ma si ritiene più attendibile che lo stesso dallo studio della medicina tradizionale (era l’epoca della famosa medioevale Scuola Medica Salernitana), passò successivamente alla magia, inizialmente attratto da un libro riguardante l’ idromanzia.
Da quel momento Pietro si dedicò per molti anni alla pratica dell’occultismo fin quando un episodio cambiò radicalmente la sua condotta. A Salerno viveva un uomo molto umile e modesto, compare di Pietro, che doveva del denaro a un ricco signore. Dopo tanti sacrifici il pover’uomo gli restituì la quota ma non ebbe in cambio la ricevuta. Il giorno seguente, ritornò a casa del ricco signore apprendendo che costui, già molto malato, durante la notte era deceduto. I figli allora, adirati per la particolare richiesta, minacciarono di portarlo in prigione! Il pover’uomo, terrorizzato raccontò tutto all’amico Pietro il quale non esitò ad aiutarlo. Pietro, allora, evocò il diavolo Astarotte comandandogli di accompagnare il compare all’inferno dove avrebbe incontrato il creditore. Astarotte, sotto forma di mulo ( Calcabrino ) accompagnò l’uomo in una sontuosa casa dove il creditore gli consegnò la ricevuta, ma nel toccargli la mano, il pover’uomo si bruciò e, spaventato, fuggì via. Di ritorno a casa attraverso una sfarzosa città infernale, i due passarono davanti un bel palazzo ancora disabitato che, stando alle parole di Calcabrino, sarebbe stata la futura abitazione di Baliario. Informato dal compare del suo triste futuro, Pietro impaurito, si pentì delle malvagità operate in passato e chiese allora l’intervento di un confessore il quale lo avrebbe assolto soltanto se avesse ascoltato messa in un sol giorno in tre punti del mondo assai distanti l’uno dall’altro : a Roma, al Santuario di Compostela in Galizia e a Gerusalemme. Disperato, Pietro chiese ulteriormente l’aiuto degli spiriti maligni affinchè fosse presente a Roma alla messa di Natale di mezzanotte, all’alba in Galizia e alla fine dello stesso giorno a Gerusalemme dove contemplò il monte Calvario pentendosi di tutti i suoi peccati.
Alla fine di questo lungo e particolare viaggio, Pietro entrò nel Convento di San Benedetto dove chiese ulteriormente perdono davanti all’immagine di un crocifisso,per tre giorni e tre notti, fin quando la stessa pittura sacra improvvisamente abbassò la testainsegno dell’avvenuto perdono.
La storia del miracolo di Barliario, divenne subito molto popolare , divulgandosi in breve per tutto il territorio salernitano, attirando un grosso afflusso di gente composta anche da artigiani e mercanti che vollero ammirare e pregare il crocifisso.
Nacque così la famosa Fiera del Crocifisso che ancora oggi si svolge nei 4 venerdì di Quaresima. Il crocifisso lo si può ancora adesso ammirare presso il Museo Diocesano di Salerno, dopo una breve permanenza nel Duomo e nelle chiese di Piantanova ( più comunemente conosciuta del Crocifisso ) e del Gesù Sacramento posta su Largo Plebiscito. La preziosa opera costituisce un esempio di pittura duecentesca su tavola , molto rara nell’Italia meridionale, con forte richiamo alla tradizione orientale bizantina del Cristo vivo sulla croce, e si compone ai suoi lati dai dipinti che rappresentano la Madonna e San Giovanni. La stessa fu rovinata, purtroppo, da un incendio nel XIX secolo.
