Rischio idrogeologico: occorre la cultura della prevenzione

-di Maria Gabriella Alfano

Con l’arrivo dell’autunno, come ogni anno, c’è qualche parte dell’Italia che è colpita da devastanti alluvioni.

Quest’anno è toccato al Nord Italia, ma sono certa- ahimè- che non è finita qui.

Purtroppo questi fenomeni naturali, così forti e frequenti nel nostro Paese, provocano tragedie di tale portata anche per colpa delle scellerate trasformazioni subite dal territorio. Secondo il Ministero dell’Ambiente, negli ultimi cinquant’anni a causa del dissesto idrogeologico il rischio di frane, alluvioni ed esondazioni è fortemente aumentato, come testimonia il pesante bilancio in termini di vite umane e di danni patrimoniali. Secondo gli stessi dati, inoltre, più del 10% del territorio italiano presenta aree ad elevato rischio idrogeologico e l’82% dei Comuni è interessato da almeno un’area ad elevata criticità.

Ciò accade per numerose ragioni.

In primo luogo, occorre considerare che l’urbanizzazione si spinge a volte fino alle zone golenali dei fiumi e sui versanti instabili.

Altri fattori di rischio sono quelli determinati dalla cementificazione e dal tombamento degli alvei, dagli incendi che devastano i boschi, dall’abusivismo edilizio che invade colline, pianure, letti di fiumi e di torrenti, dalla scarsa attenzione alla pulizia ed alla manutenzione di fiumi, canali e canalette di adduzione.

Un fenomeno devastante che sta colpendo le nostre città e che deve indurci a riflettere sul da farsi.

In primo luogo occorre introdurre la cultura della prevenzione per scongiurare la perdita di vite umane e di beni. Su di essa l’Italia investe troppo poco.

Prevenzione significa contrastare l’abusivismo edilizio che si annida proprio nelle zone più vulnerabili,  delocalizzare le costruzioni ubicate nelle zone a rischio, mantenere libere le aree di esondazione dei fiumi e dei torrenti, aumentare la permeabilità dei suoli delle città, programmare la manutenzione periodica dei corsi d’acqua e dei sistemi di drenaggio delle acque meteoriche, informare la popolazione sui rischi, educare al rispetto delle regole ed a prendersi realmente cura dei Beni comuni.

Maria Gabriella Alfano Maria Gabriella Alfano

Maria Gabriella Alfano

Architetto con specializzazione in pianificazione urbanistica, giornalista. Ha lavorato per molti anni nel settore pubblico occupandosi di piani, progetti e opere strategiche. E' stata presidente dell' Ordine degli Architetti di Salerno, direttore del trimestrale progetto "Progetto". Commissaria delle Riserve Naturali Foce Sale Tanagro e Monti Eremita Marzano e componente del Consiglio direttivo di Federparchi. E' presidente dell' Associazione Culturale L'IRIDE di Cava de' Tirreni. Viaggia spesso in tutto il mondo. Sposata, due figli, vive con il marito Pietro e due gatti.

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