Machu Picchu: perfetta armonia tra uomo e natura

-di Maria Gabriella Alfano-

Machu Picchu, “vecchia montagna” in lingua Quechua, era un luogo sacro, a circa 3000 metri di altezza. Un sito difficilmente accessibile per i profondi dirupi che lo circondano. La città fu costruita intorno dall’imperatore Pachacútec intorno al 1440.

Sono emozionata: visitare Machu Picchu è stato da sempre il mio sogno. Per giungere fin qui sono partita da Cuzco, in un treno panoramico dal tetto trasparente che mi ha portato fino alla piccola città di Aguas Calientes dove ho dormito. Questa mattina dopo una mezz’ora in autobus sono giunta all’ingresso dell’antica città.

La visita è stata prenotata da tempo. Ogni giorno non possono entrare più di 2500 visitatori divisi in due turni. Una misura necessaria alla conservazione di questo inestimabile patrimonio da tramandare alle generazioni future.

Sono partita di buonora per godermi la visita nella massima tranquillità. Salendo i numerosi gradini che portano alla più alta dell’insediamento, posso ammirare in silenzio il paesaggio di eccezionale bellezza, frutto di un sapiente intervento dell’uomo realizzato nel rispetto dell’ambiente naturale.

Ed ecco le costruzioni in pietra, perfettamente integrate con la morfologia e la natura. Architetture bellissime, realizzate da straordinari costruttori. Tra una pietra e l’altra non c’è traccia di malta. Erano tagliate con estrema precisione, operazione eseguita usando attrezzi in pietra perchè non conoscevano il ferro.

A Machu Picchu, nulla era lasciato al caso. Gli inca conoscevano benissimo l’astronomia e i movimenti del sole e avevano disposto le costruzioni in modo che a mezzogiorno del 21 marzo e del 21 settembre, epoca degli equinozi di primavera e d’autunno, i raggi del sole illuminassero il pilastro della “intihuatana”, la più importante struttura di pietra della città. Il suo nome deriva, infatti, da Inti=Sole e Huata=legare e dunque  “Il Posto dove si cattura il Sole”. Probabilmente anche il calendario agricolo della civiltà veniva definito  in base ai movimenti del sole. L’intihuatana aveva quindi la funzione di un vero e proprio orologio solare.

Intorno alle costruzioni, numerosissime specie di piante e di fiori testimoniano l’elevata biodiversità del sito.

Sono molto colpita dalle opere legate all’uso agricolo del suolo e, in particolare, dai terrazzamenti degradanti verso la valle, con i loro ingegnosi sistemi di irrigazione e di regimentazione delle acque, metodi usati ancora oggi anche nel nostro territorio.

Maria Gabriella Alfano Maria Gabriella Alfano

Maria Gabriella Alfano

Architetto con specializzazione in pianificazione urbanistica, giornalista. Ha lavorato per molti anni nel settore pubblico occupandosi di piani, progetti e opere strategiche. E' stata presidente dell' Ordine degli Architetti di Salerno, direttore del trimestrale progetto "Progetto". Commissaria delle Riserve Naturali Foce Sale Tanagro e Monti Eremita Marzano e componente del Consiglio direttivo di Federparchi. E' presidente dell' Associazione Culturale L'IRIDE di Cava de' Tirreni. Viaggia spesso in tutto il mondo. Sposata, due figli, vive con il marito Pietro e due gatti.

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